Brescia –Parma. In quell’occasione il fuoriclasse Roberto Baggio segna il suo 200esimo goal. Il pubblico è in delirio
Meglio far correre la palla: lei non suda.
Roberto Baggio
Questa settimana per la rubrica ‘Angolo diverso’ parleremo di uno dei calciatori più amati della storia, Roberto Baggio. Proprio quest’anno, infatti,è prevista l’uscita del film a lui dedicato ‘Il Divin Codino’ di Letizia Lamartire.
Ebbene sì, vi chiederete, ma come, abbiamo parlato delle Feste di Natale, di assorbenti gratis,coppette,della Regina Bettina seconda d’Inghilterra, ed ora?
Anche lo sport vuole la sua parte.
Roberto Baggio,grande giocatore,ha fatto battere il cuore di tanti telespettatori e tifosi ed anche delle signore, diciamocelo.
Affascinante, elegante, per questo era soprannominato ‘Raffaello’, il suo talento l’ha reso celebre.
Per i più giovincelli,vediamo un po’ di Storia.
Roberto nasce a Caldogno,provincia di Vicenza, nel 1967. Il papà appassionato di calcio, lo chiamerà così in onore del calciatore Boninsegna.
Da piccolo, tredicenne, inizierà la carriera calcistica in C1 e da subito si farà notare per il suo essere capace di ricoprire più ruoli: Seconda punta,Trequartista,attaccante esterno, centrocampista e ciò lo rese paragonabile al grande Zico, calciatore brasiliano.
Calciatore capace di calciare con entrambi i piedi,abile, veloce, esordirà nel 1986 nella partita Firenze- Sampadoria ma la sua prima grande soddisfazione arriverà nel 1987 contro il Napoli, segnerà il goal del pareggio.
Anni di soddisfazione ma anche con qualche incertezza,tra cui infortuni, il fallimento nel mondiale del 1994, ma la rapida ripresa ha fatto di lui uno dei più grandi calciatori della storia.
Il suo essere talentuoso, però, non coincideva con il suo carattere ribelle che gli ha creato non pochi problemi con i suoi allenatori.
Ad oggi,è un dirigente sportivo ed ha collezionato due scudetti, una Coppa Italia, Coppa UEFA ed ha partecipato a tre mondiali.
Ad oggi, è ambasciatore FAO e partecipa a molte iniziative benefiche.
Da tempo buddista, fa parte della scuola laica buddista Soka Gakkai,aprendo anch’egli una scuola. Varie attività imprenditoriali, una biografia, sposato con tre figli, ha ricevuto,inoltre, il Peace Summit Award 2010, per il suo impegno verso i bisognosi.
Tecnicamente, la sua storia è così ricca che non basterebbe un articolo per parlare di lui, ma oggi, per questa rubrica ricordiamo un suo grande successo, il suo 200entesimo goal della sua carriera.
In verità, ed i signori non me ne vogliano, ricordiamo anche la sua bellezza.
Oggi il mondo dello spettacolo ci presenta nomi come : Can Yaman, Michele Morrone, Influencer, tronisti, opinionisti… ok tutti bei giovani, ma Roberto Baggio appartiene a quella categoria di uomini così affascinante che catturava lo schermo senza nessuna necessità di svestirsi, ci siamo sempre accontentate solamente di vederlo in pantaloncini.
Donne che si appassionavano al calcio,ragazzine che avevano le sue foto e poster in cameretta e nella buon vecchia Smemoranda, pubblico in delirio ogni volta che scendeva in campo, beh che dire, ha fatto sognare tante fanciulle con il suo codino, imitato da due generazioni di giovani,ed i suoi occhi penetranti.
Ero piccola quando Roberto Baggio era una celebrità e mi ricordo ancora i ragazzi che oltre al codino giocavano a calcio in virtù di un’ipotetica carriera calcistica.
Tra tanti sognatori però non sono mancati i cuozzi,si,proprio loro.
I cuozzi indossano la canotta bianca, un addome rotondeggiante tipico di chi mangia dismisura e camminano a fatica. Mai fatto sport in tutta la loro vita, prendono la macchina solo per uscire a comprare le sigarette,però, sono esperti di calcio.
Durante le partite si trasformavano in grandi esperti calcistici o allenatori, urlavano,bestemmiavano perché loro,sì proprio loro erano in grado di dare consigli!
Da tradizione,erano novanta minuti di urla ed incitazioni e se la partita finiva come da loro sperato, soddisfatti si sedevano e mangiavano l’impossibile,ma se qualora la partita fosse finita con la perdita della squadra del cuore,era lutto cittadino.
Silenzio stampa. Rabbia. Chiusura in camera e non si usciva fino al giorno dopo. Le poveri consorte ormai abituate a questi cliché attendevano e cucinavano che la rabbia fosse sbollentata e che il ‘noto’allenatore si sedesse a tavola.
Spesso poteva essere una cosa positiva, non averli tra i piedi per un po’ma questa gioia non era destinata a durare molto.
Ritornavano ed erano anche affamati.
Parentesi a parte, pochi entrano nella Storia, chi per meriti scientifici,chi per quelli artistici ed anche lo sport vuole la sua parte, onore al Divin codino.
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