Il pianeta delle scimmie è, indubbiamente, un capolavoro della fantascienza del ‘900. Quando sono venuto a contatto la prima volta col film originale, verso la metà degli anni 80 (sono un “ragazzo” di 40 anni) il film in questione era già un grande classico, un capolavoro assoluto.
La storia è più o meno semplice, un’umanità morente in un mondo morente manda una spedizione spaziale a cercare una nuova terra da colonizzare. Purtroppo un guasto nel sistema di navigazione fa cadere la nave in un vortice spazio-temporale che porterà gli astronauti ad atterrare su un pianeta, pressoché deserto. Dopo un po’ si accorgeranno che la specie dominante del pianeta è una strana specie di scimmia parlante che sa stare in piedi, costruire manufatti, utilizzare armi.
Il pianeta delle scimmie (1968) originale è un’autentico capolavoro e lancia dei moniti importanti sul futuro dell’umanità. Durante il film lo si capisce ma la svolta avviene alla fine quando il protagonista, uno straordinario Charlton Heston si accorgerà di non essere su un altro pianeta ma di essere sulla terra 2000 anni nel futuro.
Cosa si poteva aggiungere ad un capolavoro del genere? (vi invito veramente a cercarlo e guardarlo, pochi film di fantascienza sono stati realizzati così) Nulla, assolutamente nulla (a parte il remake di Tim Burton del 2001 che nulla toglie né aggiunge alla storia se non una vagonata di effetti speciali che nel 1968 non era possibile avere, stravolgendo, tra l’altro, un finale che era PERFETTO). E allora l’unica cosa che si poteva fare per sfruttare questo “filone d’oro” della fantascienza è un prequel, anzi più di uno.
E allora ecco L’alba del Pianeta delle Scimmie nel 2011 dove ci spiegano come è avvenuta la mutazione genetica che ha reso “intelligenti” gli scimpanzé e cosa ha generato il virus che ha messo a rischio la razza umana.
Poi arriva questo. Avvincente, ambientato 10 anni dopo la fuga nella foresta delle scimmie scappate al laboratorio sperimentale (per chi non ha visto il film non posso aggiungere altro). Le scimmie hanno costruito qui una specie di comunità, isolata, fino a quando non si imbatteranno in un gruppo di umani che sembra essere restata l’unica colonia sulla terra distrutta dal virus “delle Scimmie”. Cesare, il protagonista anche del primo film, è il capo e da sempre dibattuto sulla possibilità di convivenza con la razza umana.
E’ un film sulle diversità, sulla tolleranza reciproca e sulla incapacità delle “RAZZE” di convivere tra loro senza farsi la guerra. Durante tutto il film una serie di equivoci faranno in modo che nulla vada come si era preventivato. E’ un film che mette a nudo la debolezza della razza umana e la confronta col regno animale, mostrandola fragile quando viene privata della propria tecnologia.
Non ci sono effetti speciali di gran rilievo ma credo che per animare tutte quelle scimmie che si muovono, saltano e corrono in maniera così realistica ci sia voluto veramente un grande lavoro e poi il destino dei leader, sempre vittime dei loro sogni.
Detto questo chi si aspetta un film con grande azione rimarrà molto deluso, a parte la mezz’ora finale, ma i collegamenti onirici con il film precedente e quello che lo segue (quello del 1968, non la vaccata del 2001). Da vedere tutto d’un fiato, e anche da guardare con grande attenzione, per non perdersi nulla poiché non è un film di fantascienza tutto spari e spade laser che potrebbe risultare anche un po’ “pesante” in alcuni casi.
Un richiamo all’attualità impressionante considerando che due “RAZZE” si stanno facendo la guerra in medioriente e un nuovo “virus delle scimmie” (EBOLA) allarma la comunità medica internazionale.
Detto ciò, do un 8, poiché credo che Matt Reeves faccia egregiamente il suo lavoro e si esce dal cinema con l’assoluto desiderio di vedere la storia come andrà a finire.
Un film di Matt Reeves. Con Andy Serkis, Jason Clarke, Gary Oldman, Keri Russell, Toby Kebbell. Titolo originale Dawn of the Planet of the Apes. Azione, Ratings: Kids+13, durata 130 min. – USA 2014. – 20th Century Fox uscita mercoledì 30 luglio 2014.
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