• Gio. Apr 25th, 2024

Arce. Si avvia verso la conclusione il progetto per rifugiati “Resilienze Locali”

Gregori: “Valore aggiunto il legame di fiducia creato tra i ragazzi e gli stakeholder locali”

ARCE (FR). Inclusione, accoglienza ma anche formazione professionale, orientamento. Sono queste alcune delle parole chiave alla base del progetto “Resilienze locali”, dedicato ai comuni del Lazio inseriti nel sistema Siproimi (ex Sprar, Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) e realizzato in collaborazione con la Direzione Regionale per l’inclusione Sociale, area Politiche di integrazione Sociale e tutela delle minoranze della Regione Lazio e la cooperativa sociale Ethica. Ventiquattromila gli euro ottenuti che hanno permesso al Comune di Arce, di avviare interventi di accompagnamento all’autonomia con percorsi di formazione fatti seguire da tirocini di formazione e orientamento, attraverso i quali mettere in pratica le nozioni apprese e stimolare l’inserimento lavorativo. “Resilienze locali” ha consentito ai partecipanti di accrescere le proprie competenze professionali, ma anche di far percepire al territorio “il valore aggiunto che il progetto può sviluppare, tanto sul piano culturale ed educativo, quanto sul piano del sostegno del territorio”, spiega Bruna Gregori, assessore alle Politiche sociali.

Tutti i ragazzi che hanno partecipato al progetto hanno fatto un corso di sicurezza sul lavoro: di questi, 4 stanno ultimando il trimestre di tirocini formativi presso una stimata azienda del territorio, la Polselli spa;  e 8 hanno seguito un corso teorico di manutenzione del verde con tirocinio pratico. La prova pratica ha visto la sistemazione e l’abbellimento  delle aiuole di Piazza Umberto I, avvenuta con la supervisione dell’Ufficio Tecnico e del consigliere delegato al decoro urbano Domenico Sugamosto.

In un paese piccolo come Arce, la cui popolazione è di poco superiore alle cinquemila persone, e che da sei anni ospita un progetto Sprar, sono cinquanta gli uomini (al momento non sono presenti donne e minori) richiedenti asilo o titolari di protezione, coinvolti nell’iniziativa.L’intenzione di fondo è quella dirispondere a due fabbisogni emergenti: da un lato, il potenziare le occasioni di formazione, con l’obiettivo diaccrescere le competenze professionali dei beneficiari, venendo incontro alle difficoltà linguistiche degli interessati e intervenendo anche sui casi di bassa scolarizzazione. Dall’altro, l’esigenza che il territorio percepisca il valore aggiuntoa cui il progetto può dare avvio, tanto sul piano culturale ed educativo, quanto sul pianodel sostegno allo sviluppo sostenibile del territorio. Dare attenzione e rilievo alle iniziative che fortificano il rapporto di “buon vicinato” tra i beneficiari e la comunità, è un altro degli imprescindibili punti di forza. “L’ente locale e l’equipe sociale dello Sprar lavorano senza sosta per creare intorno ai beneficiari, un nuovo clima di fiducia”, specifica ancora l’assessore Gregori.

“Fondamentale per la riuscita del progetto, il legame di fiducia con i principali stakeholder locali, perché purnon registrandocasi evidenti di razzismo e di xenofobia, gli operatori territoriali dello Sprar hanno sottolineato come spesso si avverta, da parte dei potenziali datori di lavoro,così come da parte dei proprietaridi casa, – continua Gregori – il peso di pregiudizi e di stereotipi, che producono diffidenze, resistenze,chea loro voltain assenza di interventi attividi mediazione, rischianodi costituire barriere significativeal processo di integrazione”.

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