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Casagiove. Beni Culturali, le riflessioni dei Giovani Democratici

DiThomas Scalera

Mar 11, 2017

CASAGIOVE. Quanta importanza assumono i beni culturali nell’ambito delle economie locali? A questo interrogativo affermano i Giovani Democratici della sezione politica di Casagiove, si potrebbero dedicare molte parole ma risulterebbe sempre difficile rispondere in maniera esaustiva poiché in Campania non si è ancora riusciti a comprendere e sfruttare in maniera adeguata l’inestimabile valore delle testimonianze storiche – artistiche lasciateci dai grandi popoli del passato. Infatti, il bene culturale sovente riveste un rilievo di grande importanza sia per il territorio in cui è collocato, sia per il patrimonio nazionale, sia per il suo possibile valore universale. Occorre, dunque, creare meccanismi di gestione che riescano a tenere insieme armonicamente questi diversi livelli di rilevanza del bene culturale. Il Segretario Macca afferma che questo ragionamento è stato condiviso dal Codice, che si è fatto carico di rinvenire un punto di equilibrio e che è stato individuato nel principio dell’intesa, quale cerniera capace di dare elasticità alla dinamica della sussidiarietà. Sicuramente un notevole contributo in tal direzione è venuto ad opera del recente Codice dei beni culturali e del paesaggio del 2004 il quale, riordinando le vecchie disposizioni e introducendone di nuove, ha cercato di sbrogliare l’inestricabile materia della tutela e della valorizzazione dei beni culturali. Soprattutto la funzione della valorizzazione afferma il Segretario Macca ha ricevuto una disciplina alquanto particolareggiata, subendo ulteriori modifiche anche dai significativi interventi normativi, quali il d. lgs. 156/2006, che hanno introdotto rilevanti novità in relazione ai beni di appartenenza pubblica, attraverso la totale previsione di nuovi meccanismi concertativi. Proprio la concertazione e la leale collaborazione tra soggetti pubblici e privati, permette di elevare la funzione della valorizzazione dei beni culturali ad una posizione di primaria importanza in quello che oggi affermano i membri del GD di Casagiove è un fenomeno assai diffuso: lo sviluppo locale. Il patrimonio culturale, infatti, costituisce per i giovani attivisti politici dei GD, una sorta di DNA della comunità, in quanto memoria del passato ed eredità di conoscenze, ed è quindi necessario non considerarlo come un elemento separato dal contesto su cui viene ad incidere. Questo esempio di diffusione del patrimonio culturale lo paragoniamo oggi alla rinascita di Carditello. La storia di Carditello ci dimostra come solo attraverso un percorso di completa maturazione della consapevolezza della propria storia si possa aspirare a un coraggioso progressivo riscatto della libertà di una terra. Una bella storia, nonostante tutto il dolore, che noi ragazzi della sezione dei GD di Casagiove brevemente riassumiamo in questo articolo. Bisogna sentire il cuore quando si parla di arte, pertanto, dobbiamo considerare il territorio nella sua vasta globalità, come un simbolo eterno dove raccontiamo il passato e il presente, dei nostri beni culturali e di paesaggio, di attività economiche e abitudini di vita. L’elemento essenziale che deve contraddistingue il fenomeno dello sviluppo locale è da ricercare nella capacità dei soggetti istituzionali locali di cooperare per avviare il valoroso percorso di sviluppo condiviso teso a mobilitare risorse e competenze locali. Protagonismo dei soggetti locali che favorisce lo sviluppo solo allorquando riesce ad attrarre in modo intelligente, ma soprattutto efficace risorse esterne o allorquando è in grado di cogliere le opportunità che la globalizzazione dei mercati offre alle nuove strategie di produzione di beni e servizi che valorizzino specifiche competenze e beni comuni. Parlando ancora di Carditello, dobbiamo maturare afferma il Segretario Macca iniziando a capire la vera essenza del periodo in cui i Borbone “applicarono modalità di governo più moderne rispetto agli altri territori del Regno” nelle cosiddette meravigliose Delizie Reali, di cui Carditello, il Borgo di San Leucio, ed il nostro Quartiere Militare Borbonico di Casagiove, fecero parte. Il fulcro di questo schema di “dispotismo illuminato” fu proprio la valorizzazione della nostra provincia di Terra di Lavoro. Opere pubbliche, bonifiche, sostegno all’arte, in particolare archeologia e botanica, impulso alla completa modernizzazione dell’agricoltura, introduzione di nuovi metodi e migliorie tecniche. Sistematiche piantumazioni di gelsi, ad esempio, permisero di avviare l’allevamento dei bachi, fondamentale per la produzione della seta a San Leucio. I Siti Reali da sempre rivalutati rappresentano la purezza storica dei tempi di Ferdinando II il “laboratorio” di sperimentazione delle innovazioni agro-zootecniche. Poi il ponderato sostegno della Cassa del Mezzogiorno, che finanziò totalmente i restauri e la creazione del Museo dell’agricoltura meridionale. E, infine, gli anni del declino, che da sempre erano inarrestabile per tutti noi. Con l’inizio della diaspora dei reperti museali e le infinite vergognose asportazioni vandaliche di finiture e beni dalla Reggia. Perfino la corona in pietra dalla sommità della facciata principale e ben 28 pilastrini della balaustra sono stati trafugati, in tempi recentissimi. Nel 2011, degno triste epilogo di altalene di presunti impegni di politici e oblio, la Reggia fu messa all’asta. La fine dei tempi. E intorno alla Reggia? “Cresceva l’inciviltà, senza che nessuno lo impedisse, lo sversamento di rifiuti di qualsiasi genere: dall’amianto ai copertoni, dai materiali che provenivano dai cantieri edili, vecchi mobili, dalle carcasse di animali ai fusti di vernice”. L’inizio scandaloso della Terra dei Fuochi. Da sempre noi giovani della sezione dei GD di Casagiove abbiamo apprezzato il lavoro di Nadia Verdile: “ Carditello divenne la discarica di Stato, il Real Sito divenne a causa del vergognoso abbandono della politica un deposito di rifiuti abusivi di rifiuti tossici e pericolosi. Cumuli di materiale e di eternit si moltiplicarono nel tempo, trasformando la nostra opera d’arte e di storia in una delle più incivili vergognose opere dell’uomo. Bande di delinquenti, per anni, si sono intrufolate nella reggia portando tutto quello che c’era all’interno”. Ma ribadisce il leader politico locale dei GD di Casagiove Marco Macca da sempre i miracoli sono l’essenza di vita, accade l’impossibile. Nel deserto, inaspettatamente, nascono doni più belli. Sensibilizzazione, associazioni di volontari, attivisti, il sindaco di San Tammaro in sciopero della fame per portare alla ribalta il degrado apparentemente diffuso di Carditello. Tra tutte, la storia meravigliosa e triste dell’‘Angelo di Carditello’: Tommaso Cestrone, “il solitario volontario che aveva da qualche mese iniziato un lavoro prezioso di bonifica, giorno dopo giorno, cancello gli anni di incuria accumulatisi nei giardini e negli orti del Real sito”. Un eroe stupendo, “quel volontario che in due anni di lavoro aveva ripulito la piccola Reggia da ogni rifiuto riportandola, più di quanto fosse possibile ad un uomo solo, agli antichi splendori”. Dopo il crollo di un lucernario, il Ministro Massimo Bray, a bordo della sua utilitaria, come racconta ancora Nadia Verdile, giunse inaspettatamente a Carditello e, accompagnato da Cestrone e Luigi Meinardi, effettuò afferma Marco Macca un discreto sopralluogo. Senza codazzo di auto blu e folle di giornalisti. Quel giorno la sua promessa, dichiarata a voce bassa tra le rovine: “Carditello tornerà ad essere quella di un tempo meraviglioso”. Il 9 gennaio 2014 lo Stato riusci ad entrare in possesso del sito, acquistandolo definitivamente all’asta. Promessa mantenuta alla grande. Ci fu una grande festa, nella Reggia, baciata dal sole, a gennaio, con scolaresche, associazioni, giornalisti, televisioni, artisti, gente festante. E la vedova e i figli di Cestrone, venuto a mancare, dopo aver sopportato anche minacce e danneggiamenti da gente che ha tutto da perdere per danneggiare la rinascita del sito. Noi come sezione dei GD di Casagiove in questo articolo desideriamo ricordare questa storia, ricordando le parole di gioia e speranza pronunciate da Bray, che evidenziano il senso glorioso di meraviglia che noi giovani intendiamo ancora oggi trasmettere con questo racconto storico di gioie e dolori: “Ero davvero commosso affermò l’ex Ministro Bray pensando al fatto che proprio Carditello può essere il simbolo di riscatto del Mezzogiorno. Il Sud del mio paese, del mio amatissimo paese, non ha bisogno di grandi proclami, di grandi promesse, ma solo di completa fiducia di fiducia”. Noi ragazzi della sezione locale dei GD di Casagiove ancora oggi vogliamo ringraziare l’ex Ministro dei Beni Culturali Massimo Bray e la giornalista Nadia Verdile del quotidiano Il Mattino per la loro dinamica battaglia. Con questa storia vogliamo ribadire che i beni culturali oggi dovrebbero costituire una componente essenziale del territorio e del paesaggio, pertanto dovrebbero entrare a pieno diritto nel contesto antropico contemporaneo rappresentandone l’essenzialità da cui nessuna esistenza non può prescindere neppure chi non voglia attribuirvi alcun valore dal punto di vista culturale. Nella nostra società, l’interesse recente e crescente per i beni culturali e per il recupero dei luoghi – memoria che nasce essenzialmente dal rispetto delle proprie origini e dalla consapevolezza che essi rappresentano un patrimonio inalienabile e irripetibile di valori storici, ambientali e artistici da conservare, ordinare e proteggere affinché non si perdano le tracce di quella ricchezza di testimonianze che forma la nostra comune identità culturale, afferma il Segretario Marco Macca. Occorre, quindi, assicurare alle nostre generazioni la fruizione del patrimonio culturale di cui si dispone, ponendo con tangibilità molta attenzione alla sua funzione di testimonianza del passato oltre che a quella di fonte di sviluppo economico. Per raggiungere tali obiettivi è necessaria la partecipazione attiva delle forze della cultura e di tutti coloro che svolgono un ruolo attivo nella moderna società, dichiara la presidentessa del circolo cittadino dei GD di Casagiove Francesca Mastroianni. Bisogna favorire una politica che promuova l’interscambio tra i beni, il loro territorio e la collettività. Pertanto, è necessario che i relativi provvedimenti di tutela e valorizzazione siano inquadrati in un contesto programmatico sufficientemente coordinato e orientato in un’ottica che eviti lo svuotamento dei luoghi e, allo stesso tempo, controlli l’intera fenomenologia che in senso economico, sociale, culturale e funzionale condiziona direttamente e indirettamente la conservazione della tradizione storica di una comunità dichiara Alessio Paciello responsabile dell’organizzazione dei GD di Casagiove. La cultura, dunque, non sembra più suscettibile di una visione del tutto estranea alle logiche generali che governano i fenomeni di sviluppo locale, ma costituisce, essa stessa, un fattore attivo di crescita socio-economica di un territorio. Si tratta, quindi, di orientare l’azione di programmazione verso processi che includano, nella politica culturale, obiettivi non solo connessi alla tutela ma anche alla valorizzazione e alla promozione, e di puntare su interventi in grado di coinvolgere mettendo a “sistema” tutte le risorse, umane, materiali e immateriali, disponibili in tale ambito e su modelli di gestione unitaria ed integrata del patrimonio culturale, turistico e ambientale di un territorio al fine di conseguire qualità dei servizi, efficienza nella spesa, economie di scala e capacità di aggregazione della domanda. Da tutte queste considerazioni emerge afferma il segretario cittadino la pressante necessità di adottare un modello di sviluppo nel quale valorizzazione e fruizione del patrimonio culturale occupino una nuova centralità all’interno delle politiche territoriali e una rilevanza strategica nei processi di organizzazione del territorio. Dall’intreccio tra economia e beni culturali scaturisce anche la non trascurabile ricaduta economica, per esempio, dei potenziali flussi di turismo alimentati dalla particolare attrattiva delle testimonianze del passato. Il turismo culturale, anche se non rappresenta l’obiettivo principale degli interventi, costituisce, però, un valido supporto per la valorizzazione e riqualificazione ambientale, promuovendo e stimolando operazioni di recupero e salvaguardia del patrimonio culturale ed esercitando azioni di richiamo su numerose attività economiche. Per concludere i GD di Casagiove affermano che Salvaguardia, conservazione e valorizzazione dei beni culturali, insomma, si impongono sia per ragioni culturali e morali sia per le implicazioni economiche e sociali che ne derivano. Infatti, oltre a provocare un flusso di consistenti masse di turisti sembrano in grado di assorbire nuova occupazione, soprattutto giovane, e al tempo stesso di garantire competitività al territorio Casagiovese nel contesto generale (regionale, nazionale e mondiale).

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Di Thomas Scalera

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