• Ven. Mar 29th, 2024

Caso Cantone. Nuove indagini. Da anomalo suicidio a probabile omicidio

La morte della dolce Tiziana e la ricerca della verità dopo numerosi errori

La mamma Maria Teresa chiede riesumazione della salma

Maria Teresa Giglio, la madre di Tiziana Cantone, morta a soli trentuno anni, il 13 settembre del 2016 in una abitazione di Mugnano, dopo la diffusione virale di alcuni sui video intimi (che tali dovevano restare), non ha mai creduto al suicidio della figlia e dopo anni di investigazioni, chiede la riesumazione della salma.
Una inchiesta, quella della morte di Tiziana, conclusa poco più di un anno dopo, nel dicembre 2017, con l’archiviazione dell’indagine della Procura di Napoli Nord per istigazione al suicidio.

La richiesta della Giglio è chiara e doverosa: quella di un esame autoptico non eseguito nell’immediato ritrovamento del corpo ormai senza vita della giovanissima Tiziana, un corpo meraviglioso, diventato un bersaglio su di lei, additata e schernita da una società ipocrita e misogina.

Una collettività la nostra, che si è dimostrata sempre più protesa a giustificare e scusare il ‘maschio accusato’ che dal canto suo invece era perfettamente a conoscenza di ciò che avrebbero scatenato alcune azioni meschine oltre che illegali.

Maria Teresa Giglio dichiara: “Trovo che il linguaggio che si usa per raccontare fatti gravi di cronaca come un suicidio o omicidio, è di frequente inadeguato, banale, irrispettoso verso la vittima e la sua famiglia. Le norme deontologiche che dovrebbero governare il lavoro dell’informazione prescrivono cautele, suggeriscono il modo giusto per esporre i fatti che riguardano una persona che si toglie la vita o gli è stata tolta. Ma quelle norme, quei suggerimenti non vengono sempre rispettati. Basta col definire  “hard”… “hot” …”pornografiche” immagini intime. Chiedo d’ora in avanti più delicatezza e rispetto nella narrazione e nelle definizioni che si riferiscono al nostro dramma e di limitarsi all’essenziale. Almeno ora, visto che in passato un certo tipo di giornalismo sensazionalistico ha influito a distruggere la vita di Tiziana”.

Concordiamo con ciò scritto dalla signora Giglio e ci associamo alla richiesta, in quanto taluni giornalisti affamati di click per anni si sono espressi con modalità che lasciano perplessi deontologicamente ed umanamente parlando.
Si schiacciano e avvelenano vite umane per smania di protagonismo o per gogna maschilista che sa di marcio patriarcato.
Si sbatte in prima pagina la vita di una vittima, vittimizzandola ulteriormente, pur di attirare l’attenzione di morbosi lettori di storie che hanno causato ferite nell’anima di quest’ultima senza eguali.
Tiziana era semplicemente una giovane donna, con sogni, speranze, il desiderio di vivere l’amore, di essere protetti da quell’amore ed invece ha ottenuto morte e umiliazioni da parte di chi avrebbe dovuto amarla, proteggerla e rispettarla.
Siamo certi che otterrà finalmente giustizia perché la sua mamma con coraggio e  determinazione sta portando alla luce fatti incresciosi che stanno capovolgendo tutte le false verità e la finta realtà ben costruita dalla mano criminale che ha messo fine alla vita di Tiziana.
Una mamma straziata che lotta non solo per la giustizia per la sua Tiziana ma per tutte le Tiziana che purtroppo sono diventate vittime di revenge porn e che dichiara all’ANSA:”Passero’ ancora un altro Natale senza mia figlia Tiziana, ma ho la consapevolezza che la sua morte e’ servita a smuovere le coscienze. E spero che cio’ che non e’ stato fatto prima, a livello di indagini, venga fatto adesso, compresa”.

Maria Teresa Giglio è riuscita finalmente ad ottenere dall’ufficio inquirente diretto da Francesco Greco, l’apertura di una nuova indagine mirata a  far luce sul corretto modus con cui si è lavorato durante l’attivita’ di estrapolazione di tutti i dati contenuti nell’Iphone e nell’Ipad di Tiziana, sequestrati subito dopo il fatto dai carabinieri, analizzati da questi ultimi in qualita’ di polizia giudiziaria.

Sono stati a dir poco fondamentali le indagini difensive realizzate dai consulenti americani dell’Emme-Team ingaggiati dal difensore della Giglio, l’avv. Pettorossi, che hanno portato la Procura, nella persona del sostituto Giovanni Corona, ad aprire addirittura per frode processuale, un fascicolo.
Questo perche’, secondo la segnalazione all’autorità di pubblica sicurezza presentato dalla difesa, tutti i dati presenti nei dispositivi
di Tiziana non sarebbero stati estrapolati in modo regolare dalla polizia giudiziaria, tanto da cancellare definitivamente la memoria.

Sarebbero diciannove le
le anomalie accertate dagli esperti dell’Emme-Team (gruppo di studi legali che si batte contro il Revenge porn), in seguito all’analisi dell’iPhone e dell’iPad di Tiziana.

Difformità in riferimento al periodo in cui gli apparecchi, sequestrati la stessa sera  dell’accaduto, erano in custodia ai carabinieri che li «aprirono», analizzarono, fornirono le  conclusioni alla Procura di Napoli Nord, che archiviò la prima inchiesta per istigazione al suicidio.

Irregolarità che hanno dunque trasformato entrambi gli apparecchi della vittima Tiziana in una vera e propria tabula rasa.

Addirittura lascia l’amaro in bocca e tante domande, l’accertamento relativo all’intera cronologia sia eventi che browser internet dell’iPad, risultata vuota, «come se per tutto il tempo (anni ed anni di utilizzo) in cui è stato nella disponibilità di Tiziana Cantone, non sia mai stato utilizzato o connesso al web. È stato in seguito possibile dimostrare che l’attività era presente e che è stata cancellata».
Indicativo dunque accertare che l’iPad usato da Tiziana è stato «restituito alla madre, con la totale assenza di messaggi, rubrica e account per l’utilizzo del dispositivo stesso» e, conseguentemente sincerare «la totale assenza di messaggi, video, musica e attività connessa con iTunes nell’Ipad per anni utilizzato da Tiziana Cantone».

Altra incognita è quanto accaduto alla sim in uso dalla Cantone: “da quanto riportato dai Carabinieri, la SIM originale Vodafone fu sequestrata nel medesimo momento dell”Iphone di Tiziana, rigorosamente inserite in buste separate.
Il dispositivo però, una volta restituito alla signora Giglio, madre della vittima, aveva al suo interno una sim vuota e non quella indicata nei documenti della polizia giudiziaria».
Inoltre, «Dal controllo della Mappe e della posizione del dispositivo nel tempo, si è  appurata la mancata presenza di attività, malgrado questo dispositivo fosse stato usato da Tiziana Cantone per svariati anni».

Anche se la cronologia web risultò del tutto assente, «alla riapertura di Safari, il browser internet usato da Tiziana, sono comparse 4 pagine web, ma nessuna nei mesi prima della morte di Tiziana. Unica spiegazione logica e tecnica è che la cronistoria sia stata volontariamente cancellata. Azione che non può di certo avvenire in automatico da parte del sistema».

In attesa che la giustizia finalmente si vesta di verità vera, la ricerca della stessa non vacillerà, in tanti siamo in debito con Tiziana, con la sua mamma e con il suo sorriso che nessuno dovrà mai anche solo pensare di aver macchiato. Viviamo di quel riscatto, lo dobbiamo a lei, alla mamma ed a tutti noi che con forza coraggiosa continueremo a cercare di tirar fuori quel che per anni si è tentato invano di inumare, a dispetto della vergognosa noncuranza  da parte prima del Ministero della giustizia e degli interni poi.



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Di Annamena Mastroianni

Docente. Media Educator. Formatrice.

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