Il CABS, associazione di volontari specializzata nell’antibracconaggio: “Da Napoli a Brescia non cambia nulla, anzi”
Da Napoli, a Firenze, passando per il Piemonte e il bresciano. Sembra quasi che i bracconieri si siano rinvigoriti approfittando dell’epidemia di Coronavirus. Lo afferma il CABS, l’associazione di volontari esperti in antibracconaggio che denuncia come il numero di casi registrati nei primi venti giorni di questo mese (ossia in buona parte coincidenti con le misure restrittive adottate dal Governo e Enti locali per rallentare l’espansione del Covid-19) siano sostanzialmente uguali a quelle dello stesso periodo dell’anno scorso.
In particolare ad evidenziarsi sono ancora una volta alcune aree del nostro paese, in massima parte coincidenti con i cosiddetti hotspot del piano nazionale antibracconaggio. Che dire del bracconiere del bresciano denunciato dai Carabinieri Forestali anche per violazione dell’Ordinanza che vieta gli spostamenti per l’emergenza Covid-19, trovato in possesso di trenta metri di rete per catturare uccelli? Un’attività di caccia illegale molto simile a quella contestata pochi giorni addietro, sempre dai Carabinieri Forestali, a d altro soggetto colto in flagranza in pieno Parco Nazionale dell’Aspromonte. Sempre in tema di Parchi Nazionali, e sempre in Calabria, si registra il lupo morto nel Parco del Pollino, probabilmente ucciso da un colpo di fucile caricato a pallettoni. Una zona, quella del Parco Nazionale, di totale interdizione di ogni tipo di prelievo della fauna, così come avrebbe dovuto essere per il Parco del Vesuvio dove i Carabinieri Forestali, oltre a contestare a tre uomini l’addestramento dei cani, hanno rilevato il mancato rispetto delle misure per la notissima epidemia. Stessa area, quella del napoletano, e stesso mancato rispetto sia delle norme sulla caccia che sul Covid-19, per un uccellatore pizzicato con fringillidi superprotetti dalla legge che erano stati legati con una cordicella nei pressi di una rete per la cattura degli uccelli.
L’elenco, aggiunge il CABS riferendosi sempre al mese di marzo 2020, è ancora molto lungo. A Mantova, in modo particolare, sono stati denunciati a inizio mese due bresciani più un locale, sempre per bracconaggio. Oltre agli specifici reati si sarebbe altresì evidenziato un caso particolare in merito ad alcuni dei fucili rinvenuti: per due dei soggetti, sarebbe stato ceduto da altre persone! A Oristano, invece, veniva rintracciato il primo appostamento fisso per uccellagione mai trovato in provincia con un raro rapace Sparviero catturato mentre, pochi giorni dopo, ma nel cagliaritano, venivano rinvenuti nel corso di una perquisizione tagliole e reti per catturare gli uccelli. Non sono poi mancati i ritrovamenti “horror” come la cerva decapitata in provincia di Trento (quella del bracconaggio è una delle ipotesi) e la volpe rimasta uccisa dal nodo scorsoio metallico (tipico dei bracconieri) in alta valle Intelvi in provincia di Lecco. Trappole in cappio metallico per piccoli uccelli in provincia di Lucca (un denunciato), nei pressi di Barberino di Mugello (FI), con un denunciato, e San Martino Valle Caudine (AV). In provincia di Reggio Calabria, invece, un uomo avrebbe riferito della morte di un parente, il cui cadavere era stato rinvenuto nei pressi di Gioiosa Ionica. Stante quanto riportato dalla stampa, i due avrebbero attirato un cinghiale poi rimasto ferito. Il colpo, però, ha preso la vittima sbagliata.
“La cosa più incredibile di tale sequela in pieno periodo Coronavirus – ha affermato il CABS – è quella di non notare alcuna sostanziale diminuzione dei casi di bracconaggio rispetto allo stesso periodo del 2019″. Il CABS, infatti, possiede il più aggiornato archivio del bracconaggio italiano. Nello stesso periodo del 2019, i casi registrati erano stati appena tre in più rispetto a quelli del “periodo Coronavirus”.
Il CABS rivolge il proprio pensiero a tutte le persone che in questo momento stanno soffrendo per i contagi da Coronavirus, apprezzando le numerose iniziative spontanee in favore di donazioni per strutture ospedaliere o comunque indirizzate al contenimento dell’epidemia. L’appello è di non retrocedere, chiudendo ogni spazio anche nei confronti di chi, continuando l’attività di caccia illegale in un periodo così delicato, mette a rischio con i suoi spostamenti non solo la vita degli animali ma anche quella delle persone. Un motivo in più per provvedere, appena possibile, a un serio inasprimento delle pene nei confronti del bracconaggio italiano, incallito e ben radicato che, evidentemente, non si ferma davanti a niente.
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