20 Luglio 2025

Tra i protagonisti emergenti del panorama teatrale campano spicca Domenico Carozza. Il regista e attore casertano, precisamente di San Marco Evangelista, classe 2000, negli ultimi anni si è distinto per il suo impegno nel recuperare e reinterpretare con originalità i grandi classici del teatro napoletano.

Fondatore della compagnia teatrale SorridiMi, nata nel 2022 in memoria di un caro amico scomparso, Carozza ha fatto della rivisitazione delle commedie di Eduardo Scarpetta la sua cifra stilistica. Dopo aver conquistato il pubblico con ‘O Scarfalietto, portata in scena con brio e una regia fresca, nel gennaio 2025. A maggio è tornato sul palco con Miseria e Nobiltà, coinvolgendo un cast giovane e appassionato, capace di restituire tutta la vitalità, l’umorismo e il caos della commedia originale.

«Riprendere i testi di Scarpetta non significa semplicemente replicarli», afferma Carozza. «È un atto d’amore verso una cultura teatrale che parla ancora oggi, se riletta con intelligenza e sensibilità moderna». Le sue messinscene si distinguono infatti per una regia dinamica, scenografie curate nei dettagli e un linguaggio accessibile, in grado di coinvolgere anche le nuove generazioni.

Carozza porta avanti una missione culturale ben chiara: custodire la tradizione del teatro napoletano, ma renderla viva, attuale, pulsante. E a giudicare dagli applausi ricevuti a ogni debutto, sembra proprio che ci stia riuscendo.

Domenico Carozza coinvolto nelle iniziative sociali

Recentemente il giovane ha messo in scena Miseria e Nobiltà di Edoardo Scarpetta con la compagnia teatrale Sorridimi. Gli attori si sono esibiti al Teatro Costantino Parravano di Caserta. Nel corso della serata si è potuto notare quanto il giovane sia coinvolto nelle iniziative sociali. Presente sul palco, difatti, ad introdurre l’esibizione, anche l’associazione teatrale benefica Contea 3 che ha già raccolto 13 milioni di euro destinati alla creazione di un teatro ed una struttura di incontri per i giovani con amici e parenti, nonché un centro di lettura. L’associazione Contea 3 si considera costituita da girovaghi che portano un sorriso soprattutto negli ospedali e nei carceri, luoghi in cui ce n’è bisogno. L’iniziativa che stanno attualmente perseguendo e che hanno presentato al Parravano è quella di organizzare un laboratorio di 10 spettacoli al costo di 80€. Domenico Carozza e la Compagnia SorridiMI, saranno ospiti della rassegna teatrale. Gli spettacoli saranno rappresentati presso un teatro di Puccianiello. L’anno scorso Contea 3 ha organizzato un laboratorio estivo con pasti inclusi.

“Miseria e Nobiltà”: Il capolavoro comico di Edoardo Scarpetta

Un intramontabile ritratto della società napoletana tra farsa e riflessione sociale

Tra le più celebri e rappresentative commedie del teatro napoletano, Miseria e Nobiltà di Edoardo Scarpetta. Il capolavoro continua a far sorridere e riflettere a distanza di oltre un secolo dalla sua prima rappresentazione, avvenuta nel 1887. Scritta in dialetto napoletano, un affresco vivace e grottesco della miseria e dell’ipocrisia sociale, messa in scena con grande ironia e un ritmo irresistibile.

La trama, atto per atto

Primo Atto – L’inganno prende forma

La vicenda si apre in una modesta casa di Napoli, abitata dallo scrivano Felice Sciosciammocca e dal suo amico Pasquale, fotografo squattrinato. Entrambi vivono in condizioni miserabili con le rispettive famiglie. L’arrivo del giovane nobile Eugenio, innamorato della bella ballerina Gemma, scatena l’azione. Eugenio chiede a Felice e Pasquale di fingersi i suoi nobili parenti per convincere il padre di Gemma, Don Gaetano, un ricco cuoco arricchito, a benedire il loro matrimonio. In cambio, promette loro una lauta ricompensa. I due accettano, e la comitiva si prepara all’improbabile trasformazione.

Secondo Atto – La farsa si complica

Nel salotto lussuoso di Don Gaetano, si consuma la messinscena. Felice, Pasquale, Concetta e Pupella travestiti da nobili, si rendono protagonisti di gaffe esilaranti e scambi di battute brillanti, cercando di mantenere l’equilibrio tra finzione e realtà. La situazione degenera quando, inaspettatamente, giunge in casa la moglie di Felice, Luisella, anch’essa travestita da principessa, che svela l’inganno.Tuttavia, in un clima di comicità farsesca, tutto si risolve positivamente: Don Gaetano, colpito dall’amore sincero tra Eugenio e Gemma, concede la sua approvazione e la commedia si chiude con il trionfo della farsa e dell’amore.

Edoardo Scarpetta: il genio della risata napoletana

Edoardo Scarpetta (1853–1925) fu uno dei massimi esponenti del teatro comico napoletano. Attore, drammaturgo e capocomico, rivoluzionò il teatro dell’Ottocento con la creazione di un nuovo linguaggio teatrale, ispirato alla tradizione della commedia dell’arte ma radicato nella realtà popolare partenopea. La sua maschera più famosa, Felice Sciosciammocca, fu l’antitesi del Pulcinella tradizionale: ingenuo, buffo, ma mai cinico o violento. Scarpetta fu anche figura controversa per il celebre processo con Gabriele D’Annunzio, ma la sua eredità culturale è indiscutibile, trasmessa anche attraverso i suoi figli, tra cui il grande Eduardo De Filippo.

Miseria e Nobiltà resta un monumento del teatro italiano, un’opera che, attraverso la risata, denuncia la disuguaglianza sociale, la fame di dignità e la potenza della finzione come arma di riscatto. Ancora oggi, le sue battute risuonano attuali, offrendo al pubblico uno specchio divertente ma profondo della nostra umanità.

INTERVISTA

Domenico, Qual è stata la principale motivazione dietro la scelta di rivisitare Miseria e Nobiltà oggi?

La principale motivazione è stata quella di attualizzare la storia e renderla più accessibile al pubblico moderno, mantenendo intatta la sua essenza e la sua critica sociale.

Cosa ha significato per te rivisitare un’opera storica di questa portata ed in che modo ci hai lavorato?

Rivisitare Miseria e Nobiltà è stato un processo di studio e di riflessione sulla società attuale. Ho lavorato con il team per adattare la storia e i personaggi al nostro tempo, mantenendo comunque le caratteristiche dei personaggi.

Qual è il dettaglio registico più sottile che nessuno ha notato, ma per te è fondamentale?

Il dettaglio registico più sottile è forse il modo in cui ho usato la luce e l’ombra per creare un’atmosfera specifica e sottolineare i momenti più importanti della storia.

Domenico, come hai lavorato sull’equilibrio tra maschere e autenticità nei personaggi?

Ho lavorato per creare un equilibrio tra la maschera e l’autenticità dei personaggi, in modo che siano credibili e riconoscibili.

In che modo la nuova versione si discosta dall’originale di Eduardo Scarpetta?

La nuova versione si discosta per l’ambientazione e il linguaggio più moderni, ma anche per una maggiore enfasi sulla critica sociale e sulla satira.

Com’è cambiata la vostra versione rispetto all’originale di Eduardo Scarpetta? E secondo voi, cosa ne penserebbe lui?

Abbiamo modernizzato l’ambientazione e il linguaggio, dando più spazio alla critica sociale e alla satira. Secondo noi, Scarpetta sarebbe stato felice di vedere la sua opera rivivere in chiave attuale, senza perdere la sua anima originale.

Domenico, Quale personaggio ha subito la trasformazione più significativa nella vostra rivisitazione?

Il personaggio di Felice Sciosciammocca ha subito una piccola trasformazione, diventando più consapevole della sua condizione sociale e più determinato a cambiarla.

Cosa ha significato per te interpretare un personaggio come Felice Sciosciammocca?

Un grande onore e una sfida. Anche se è la seconda volta che lo interpreto, ho voluto approfondirlo ancora: capirne la psicologia e il contesto storico per renderlo vivo e credibile oggi.

Quanto c’è di Felice in Domenico?

Più di quanto pensassi. Mi rivedo nella sua determinazione e nella voglia di vivere. È una maschera comica, ma profondamente umana. Portarlo in scena mi ha ricordato il valore della leggerezza, senza mai scadere nella superficialità.

Parlare di miseria a teatro è oggi un atto artistico o un rischio morale? E chi fa più ridere nel vostro adattamento: i poveri o i ricchi?

Mettere in scena la miseria è entrambe le cose: un gesto artistico e un rischio morale. Serve a denunciare le ingiustizie, ma richiede delicatezza per non banalizzare il tema. Nel nostro spettacolo fanno più ridere i poveri, ma con rispetto. Non c’è derisione, solo umanità. Per noi la povertà non è vergogna, ma una condizione da cui si può uscire, con determinazione e solidarietà.

Come avete gestito il bilanciamento tra comicità e critica sociale nella nuova versione?

«Abbiamo usato l’umorismo per svelare le ipocrisie sociali, cercando sempre un equilibrio tra leggerezza e riflessione», racconta il regista e attore, Domenico Carozza.

Quanto al confine tra miseria e nobiltà, oggi non è più solo sociale, ma sempre più culturale e legato all’immagine. «La nostra opera mostra come questo confine esista ancora, ma anche come possa essere superato». La forza del linguaggio teatrale sta proprio nella capacità di svelarlo, di raccontarne le nuove forme e, forse, di suggerire che può essere attraversato, superato, riscritto.

Pensate che oggi la “nobiltà” sia una questione di denaro, cultura o immagine pubblica?

Pensiamo che oggi la “nobiltà” sia una questione di immagine pubblica e di status sociale, più che di denaro o cultura.

Oggi il confine tra miseria e nobiltà è ancora sociale o è diventato culturale? Se Miseria e Nobiltà fosse ambientata nel 2025, chi rappresenterebbe la nuova nobiltà: influencer, politici, imprenditori? La vostra opera racconta davvero questo cambiamento?

Oggi il confine tra miseria e nobiltà è più culturale che sociale, e si gioca molto sull’immagine che si dà di sé. Non conta solo quello che si ha, ma come ci si presenta. La nostra opera mostra bene questo passaggio e invita a riflettere su come certi confini possano essere superati. Se fosse ambientata nel 2025, i nuovi “nobili” sarebbero influencer, politici e imprenditori: chi oggi ha visibilità, potere e voce sul pubblico.

Avete pensato a come quest’opera possa essere percepita da chi vive realmente la miseria oggi?

Sì, abbiamo pensato a come l’opera possa essere percepita da chi vive la miseria. Speriamo che possa essere di ispirazione e di riflessione per loro a non arrendersi mai.

Domenico, oggi il pubblico cerca più verità o intrattenimento? E nel vostro spettacolo, chi ha finto di più: gli attori o gli spettatori?

Il pubblico vuole entrambe le cose: divertirsi ma anche sentire qualcosa di vero. Il nostro spettacolo prova a unire questi due bisogni. Sulla scena, tutti fingono un po’: gli attori nei loro ruoli, gli spettatori nel lasciarsi trasportare. È questo gioco condiviso che rende il teatro così vivo.

Domenico, c’è stato un momento in cui un attore ti ha sorpreso, portando in scena qualcosa che non avevi previsto?

Sì, ci sono stati momenti in cui gli attori hanno sorpreso me e il pubblico con la loro creatività e la loro improvvisazione.

Se poteste riscrivere il finale, lo fareste? E in che modo cambierebbe il senso dell’opera?

Se potessi riscrivere il finale, lo farei in modo che sia più aperto e ottimistico, mostrando come i personaggi possano superare le loro difficoltà e trovare una soluzione.

Domenico, cosa ti ha fatto dire: “Questa non è solo una commedia, è anche una denuncia”?

La mia esperienza di vita e la mia osservazione della società attuale mi hanno fatto capire che la commedia può essere anche una forma di denuncia e di critica sociale.

In un mondo dove spesso la miseria si maschera da nobiltà e la nobiltà si riduce a spettacolo, cosa pensi resti davvero ‘autentico’ oggi – nel teatro, nell’arte, o semplicemente nelle persone?

Penso che l’autenticità sia qualcosa di raro e di prezioso, che può essere trovato nelle persone e nelle opere d’arte che sono sincere e vere.

Il bambino che ha interpretato Peppeniello ha debuttato nel teatro con la tua rivisitazione di “Miseria e Nobiltà”, come vi siete conosciuti e come lo hai diretto sulla scena? Hai avuto difficoltà nel dirigerlo?

Il bambino è stato un talento naturale! L’ho conosciuto un paio di anni fa, e ho sempre pensato che nel ruolo di Peppeniello sarebbe stato perfetto. L’ho diretto con molta attenzione e cura, cercando di farlo sentire a suo agio e di aiutarlo a esprimere la sua creatività.

CAST di Miseria e Nobiltà

  • Domenico Carozza: Felice Sciosciammocca
  • Antonio Del Prete: Pasquale
  • Luigi Marcellinaro: Peppeniello
  • Angelica Ciaramella: Luisella
  • Nunzia Letizia: Concetta
  • Emiliano Posillipo: Luigino
  • Carlo Capogrosso: Eugenio
  • Arianna Carozza: Gemma
  • Simona Tavano: Pupella
  • Raffaele Altieri: Gaetano
  • Paolo Nicolella: Ottavio Favetti
  • Gioacchino Castiello: Antonio Parisi
  • Pina Piscopo: Bettina
  • Franco Di Lucca: Vicienzo
  • Michele Di Maio: Biase
🎮 Live su Twitch: IlVecchioNerd

Related Post

error: Il contenuto è protetto