• Sab. Apr 20th, 2024

Giornalismo in lutto. La morte del regista e operatore Michele Porcelli

I messaggi di tristezza e di stima per Porcelli, scomparso mentre era a lavoro

Le trasmissioni di LaC News24 si sono interrotte all’improvviso, dopo aver appreso quanto fosse accaduto. Una tragedia, numerose telefonate e poi la conferma della notizia della tragica morte del regista e operatore di ripresa vibonese Michele Porcelli. E’ precipitato mentre era impegnato ad effettuare alcune immagini, stava girando con i colleghi uno speciale per ricordare la strage familiare del 1996.

Durante le riprese infatti, Michele, operatore di LaC Tv accorgendosi di aver perso il drone, nel recuperarlo, scivola lungo un dirupo. Il collega Pietro è corso nell’immediato a cercarlo, rischiando anche la vita, rendendosi subito conto che Michele era morto sul colpo. Celeri anche i tentativi di soccorso, ostacolati dalle irregolarità del terreno che hanno reso estremamente difficile raggiungere Michele. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco, gli operatori del 118 e dell’elisoccorso, che ne hanno constatato purtroppo il decesso.
La scomparsa di Porcelli, 55 anni, mentre era a lavoro, impegnato in alcune riprese a Buonvicino, in provincia di Cosenza, ha raggelato tutti e non sono mancati i messaggi di stima e affetto da parte di amici e colleghi che lo ricordano commossi ed increduli.

Ecco le parole della giornalista Karen Sarlo

“Le trasmissioni di LaC News24 si interrompono all’improvviso… è accaduta una tragedia, chiamo subito Cristina Iannuzzi, Domenico Maduli poi Pietro Comito e arriva la conferma… della notizia della tragica morte del nostro Michele Porcelli È Pietro a raccontarmi concitato… stavano girando insieme a Buonvicino, uno speciale per ricordare la strage familiare del 1996 … all’improvviso Michele perde il suo drone (amava ilSuo lavoro ed impazziva per la tecnologia… ) e per recuperarlo è scivolato lungo un dirupo… Morto sul colpo… Pietro è andato a cercarlo, ha rischiato la sua vita per salvarlo, ma non c’è stato nulla da fare… non ce l’ha fatta il nostro Michelone…

È una notizia che sconcerta, siamo tutti increduli, io, Raffaele Lo Giudice, Cristina, Nadia, Giuseppe Iannuzzi, Andrea Aragona, siamo cresciuti insieme, ho iniziato a lavorare a Rk con lui, i miei primi servizi sul campo e poi i montaggi in saletta, quanto tempo insieme, amava il suo lavoro, lo ha fatto con grande abnegazione e sacrificio… non ha mai mollato… tenace e appassionato amava raccontare la nostra terra con la sua amata telecamera… Io non riesco a smettere di piangere…

continuo a pensare che quando lavoravo con lui, mi a sentivo sempre protetta, il gigante buono ti avvolgeva con il suo sorriso, la sua bontà infinita… non meritava di morire così, anche se continuò a pensare che è il segno coerente e tangibile che ha dato tutto per il suo amato lavoro, la sua amata telecamera, quell’occhio digitale che con la tecnologia era diventato il drone… non lo dimenticherò facilmente…”

Toccante e significativa la dichiarazione del giornalista Guglielmo Mastroianni:
“Noi che facciamo tv siamo privilegiati. Stiamo davanti alla telecamera, gratifichiamo il nostro ego, i più in vista vengono riconosciuti e fermati per strada. Roba che quando accade l’autostima raggiunge Perseverance su Marte, credetemi. Ma noi che facciamo questo lavoro, dipendiamo totalmente e incondizionatamente da loro, che della telecamera vedono e reggono il retro, quindi senza mai apparire: gli operatori.

Ho la fortuna di averne incontrati a decine, tutti consapevoli di una loro professionalità ed essenzialità e troppo spesso frustrati dal fatto che non gli venga frequentemente e adeguatamente riconosciuta. Persone animate da uno spirito di sacrificio, di dedizione a volte quasi disarmante. Che senza di loro, noi che stiamo davanti alla telecamera non potremmo fare pressoché nulla. Quando capita che una troupe venga aggredita, chi riceve stima, solidarietà e attestati di affetto è il giornalista.

Ma il più delle volte, le botte più serie le hanno invece prese loro, con quell’aggeggio in mano che attira i malintenzionati. Uomini umili, ma orgogliosi e fieri di ciò che fanno, dell’amore che mettono nel proprio lavoro. Ecco, Michele Porcelli era uno di loro. Operatore, regista, tecnico, uomo. Che ho avuto la fortuna di incrociare, purtroppo per poco tempo, ma quello necessario a capirne la statura. Leggere oggi questa notizia mi ha lasciato preda di un assurdo dispiacere.

Perché non lo vedevo ormai da anni, non lo sentivo e nemmeno ci si incrociava. Però ne sento già la mancanza e non per me, ma per tutta una professione così complicata, per cui un giorno, lavorando, finisci in un dirupo da cui non ti rialzi più. Un caro saluto, Michele. E un altrettanto caro abbraccio a tutti gli affetti che conservo e conserverò sempre a LaC”.













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Di Annamena Mastroianni

Docente. Media Educator. Formatrice.

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