
Istituita nel 1954 come Giornata universale del bambino (World Children’s Day), il 20 novembre di ogni anno si celebra la Giornata Internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. La data del 20 novembre 1989 è dunque molto significativa perché ricorda il giorno in cui l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite adotta la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (Convention on the Rights of the Child), un accordo con 196 Stati Parte. L’Italia ha firmato la Convenzione nel 1991. In essa sono contenuti gli obblighi che gli Stati della comunità internazionale sono tenuti a rispettare. È un documento molto importante perché definisce i diritti giuridici dei bambini come il diritto al nome, al gioco, al cibo, alla salute, all’istruzione, all’uguaglianza, ad avere una famiglia e alla sopravvivenza. Di fondamentale importanza è, poi, l’articolo 38 della Convenzione che recita: “Ogni bambino ha diritto a essere protetto dalla guerra”. Ma si segnalano ancora orrende violazioni dei diritti umani a carico dei bambini: se oggi in diverse aree del mondo considerate tra le più ricche si dà per scontato il diritto a nutrirsi, a potere usufruire di acqua pulita e a curarsi, lo stesso discorso non è valido in aree che al contrario sono squassate da atroci guerre senza alcuna via di risoluzione. Nonostante i buoni auspici della Convenzione, ancora oggi a milioni di bambini viene negata un’infanzia felice.
Troppi sono i conflitti armati che dilaniano le vite dei bambini. Non si contano i bambini che sono costretti al lavoro, ad essere abusati sessualmente o reclutati per diventare soldati. Aree come Afghanistan, Repubblica Centrafricana, Congo, Siria, Yemen, territori israelo-palestinesi, Iraq, India, Pakistan, Nigeria, Somalia, Myanmar, Filippine, Mali, Sud Sudan, Messico e Colombia (questi ultimi due paesi sono interessati da decenni dalla ‘guerra delle droghe’) sono considerati territori ad alto rischio in materia di tutela dei diritti dei bambini. L’impatto tanto fisico quanto psicologico che una guerra può avere su un bambino è terribile. Devastazione, povertà e violenza creano un circolo vizioso che lasciano cicatrici così profonde da non lasciare speranze per il futuro sia nel breve che nel lungo termine.
Sarebbero stati almeno 120.000, secondo i dati delle Nazioni Unite, i bambini, che tra il 2005 e il 2022, sono rimasti uccisi o mutilati da guerre in corso in diverse parti del mondo, un numero che non dà tregua, che è inesorabilmente destinato a salire, alla luce dell’ennesimo conflitto che non accenna a placarsi e che vede coinvolti ancora una volta i territori israelo-palestinesi.

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