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Il caso di Marzia Capezzuti. Come l’ignoranza e la miseria umana possono essere distruttive

Purtroppo abbiamo avuto modo di prendere atto, quasi tutti, tramite TV e giornali, di quanto accaduto alla giovane Marzia Capezzuti. Marzia è una giovane di origine milanese trasferitasi a Pontecagnano Faiano, in provincia di Salerno, dove aveva conosciuto un ragazzo, la storia con lui non funziona ma la ragazza decide di restare in zona, casualmente incontra delle persone (che diventeranno poi i suoi aguzzini) che decidono di ospitarla in casa loro. Un ospitalità, la loro, con uno scopo ben preciso, approfittare della pensione di invalidità della povera Marzia. La ragazza accetta di entrare in questa casa, dalla quale purtroppo, non uscirà più viva. Un vero e proprio racconto dell’orrore, la piena espressione della penosità e della miseria umana. Marzia è costretta a vivere come una schiava, a dare tutta la pensione a Barbara Vacchiano , proprietaria di casa e subire da quest’ultima e i suoi figli sevizie e soprusi di ogni genere. A tratti interrompe anche i rapporti con i suoi genitori, ai quali, non può raccontare ciò che le sta succedendo. Quattro anni di molestie, di paura, di solitudine per la giovane, che più volte, viene ascoltata dai vicini di casa, i quali a loro volta decidono di denunciare quanto stava accadendo. Misteriosamente, tutte le denunce, le telefonate anonime, le richieste d’aiuto vengono quasi ignorate dai carabinieri del posto. La più importante, quella della figlia stessa della Vacchiano, porta però ad aprire una strada percorribile di aiuto alla povera Marzia, ma purtroppo è tardi. Il suo corpo viene ritrovato senza vita, ed è lo stesso figlio dei Vacchiano ad ammettere di averla uccisa in una videochiamata alla sorella. Documento che diventa, naturalmente, decisivo per la procura . Gli arresti ai Vacchiano sono imminenti, con l’accusa di omicidio volontario aggravato. Si indaga, ad oggi, sulle dinamiche relative agli abusi subiti dalla giovane nel corso degli anni.

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