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Il Cristo Velato del maestro Santamaria a Vairano fino al 12 aprile

DiThomas Scalera

Mar 28, 2015

IMG_1097 Un’opera fantastica, degna di un grande artista, la copia perfetta del Cristo Velato custodito nella cappella Sansevero nella chiesa di S. Maria della Pietà a Napoli. Solo un occhio veramente esperto può notare, in qualche modo, la differenza. Noi l’abbiamo visitata, scattato delle foto e fatto un filmato che vi mostriamo. L’opera sarà esposta fino al 12 aprile nella chiesa mare dei SS Cosma e Damiano di Vairano Scalo, nella splendida cornice del moderno Complesso Parrocchiale. [youtube url=”https://www.youtube.com/watch?v=2UgT0IJo71Y&list=UU1vAdcXsNaI67CP2HLz22_A&index=1″ width=”500″ height=”300″] Il video e la suggestiva fotogallery:   La storia dell’opera originale:

Il Cristo velato è una sculturamarmorea di Giuseppe Sanmartino, conservata nella napoletana Cappella Sansevero.

La scultura, realizzata nel 1753, è considerata uno dei maggiori capolavori scultorei mondiali, ed ebbe tra i suoi estimatori Antonio Canova che, una volta tentato di acquistare l’opera, si dichiarò disposto a dare dieci anni della propria vita pur di essere l’autore di un simile capolavoro.

L’incarico di eseguire il Cristo velato fu in un primo momento affidato allo scultore Antonio Corradini. Tuttavia, deceduto da lì a breve, questi fece in tempo a realizzare solo un bozzetto in terracotta oggi al museo nazionale di San Martino. L’incarico passò così a Giuseppe Sanmartino, a cui venne affidato l’incarico di produrre «una statua di marmo scolpita a grandezza naturale, rappresentante Nostro Signore Gesù Cristo morto, coperto da un sudario trasparente realizzato dallo stesso blocco della statua».

Sanmartino realizzò quindi un’opera dove il Cristo morto, sdraiato su un materasso, viene ricoperto da un velo che aderisce perfettamente alle sue forme. La maestria dello scultore napoletano sta nell’esser riuscito a trasmettere la sofferenza che il Cristo ha provato gli attimi prima della Crocefissione attraverso la composizione del velo, dal quale, si intravedono i segni sul viso e sul corpo del martirio subito.

Ai piedi della scultura, infine, l’artista scolpisce anche gli strumenti del suddetto supplizio: la corona di spine, una tenaglia e dei chiodi.

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Di Thomas Scalera

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