Adila Hassim, nota avvocatessa sudafricana, esperta in diritto costituzionale e diritti umani, ha rappresentato il Sudafrica lo scorso 11 gennaio presso la Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) con sede all’Aja. Nell’udienza di apertura la Hassim ha evidenziato la ferocia e la brutalità che Israele ha usato nei confronti dei palestinesi, sottolineando come si stia consumando da ormai più di tre mesi una delle più sanguinose guerre della storia contemporanea. A completare il disastroso scenario l’avvocato riferisce in merito all’inadeguatezza degli aiuti umanitari. Adila Hassim ha dichiarato come Israele abbia violato l’Articolo II della Convenzione sul genocidio con “l’uccisione di massa” dei palestinesi a Gaza. “Israele ha schierato 6.000 bombe a settimana… Nessuno è stato risparmiato. Nemmeno i neonati. I capi delle Nazioni Unite lo hanno descritto come un cimitero di bambini”, ha riferito la Hassim alla Corte.
Ma gli avvocati difensori di Israele apparsi dinanzi alla Corte all’indomani delle dichiarazioni del Sudafrica sostengono che quest’ultimo ha una visione “profondamente distorta”. I legali dello Stato di Israele affermano che i palestinesi sono stati uccisi dalle trappole esplosive che Hamas ha posto nelle loro case, dal malfunzionamento dei razzi e che l’uso di scuole e ospedali per scopi militari da parte del gruppo militante ha causato il collasso delle loro strutture. Ma Tal Becker, consulente legale del ministero degli Esteri israeliano, ha dichiarato che il Sudafrica “ha purtroppo presentato alla corte un quadro fattuale e giuridico profondamente distorto. L’intero caso dipende da una descrizione decontestualizzata e manipolativa, deliberatamente curata, della realtà delle ostilità attuali” e la richiesta di un cessate il fuoco da parte di Pretoria rappresenta una “richiesta inconcepibile che cerca di contrastare il diritto intrinseco di Israele a difendersi”.
Dopo aver ascoltato le argomentazioni delle due parti, il giudice John Donoghue ha affermato che il collegio di 17 giudici si pronuncerà il prima possibile sulla eventuale concessione di misure provvisorie. La Corte, tuttavia non ha mezzi per far rispettare le decisioni prese.
Diverse le reazioni a livello internazionale: mentre la Germania si schiera al fianco di Israele respingendo ogni accusa di genocidio, più di mille organizzazioni si schierano dalla parte del Sudafrica, tra cui anche alcune associazioni italiane come Medicina Democratica, l’Associazione di amicizia Italia-Cuba e la sezione nazionale della Women’s International League for Peace and Freedom (Wilpf).
Singolare è il caso dell’Irlanda, da sempre pro-Palestina, dove il premier Leo Varadkar, leader del partito liberal-conservatore Fine Gael ha affermato che il termine “genocidio” deve essere usato con cautela, scatenando numerose polemiche da parte dei partiti di opposizione di sinistra.
Scontata la posizione degli Stati Uniti che hanno giudicato il ricorso alla Corte di Giustizia Internazionale come “controproducente e completamente privo di fondamento”.
Spagna e Belgio, invece, saranno dalla parte del Sudafrica. La causa intentata all’Aja da parte del Sudafrica ha poi visto l’appoggio di 57 paesi dell’Organizzazione di Cooperazione islamica – tra cui Egitto, Turchia, Malaysia, Maldive, Pakistan.
Tra i paesi dell’America Latina che daranno l’appoggio al Sudafrica ci saranno Cile, Brasile e Bolivia.
Resta dunque da capire quale strada intenderanno seguire i giudici. Ma cosa ne scaturirebbe da una eventuale decisione finale a favore del Sudafrica?