Questo mese di Ottobre ricorrono i festeggiamenti dell’Incontro fra Vittorio Emanuele II e Giuseppe Garibaldi nel nostro comune di Teano e nei comuni vicini, dove fu sancita, dopo un lungo Risorgimento, l’unità d’Italia. I campanili “tacciono” e comunque non si avverte tanto fermento come negli anni passati nell’accreditarsi la primogenitura quale “Culla dell’Unità d’Italia”, che si concretizzò dopo cruenti battaglie fra il Volturno e Venafro e fra Caiazzo e Gaeta, in quei drammatici ultimi mesi del 1860. Certo si capisce come si possa perdere il gusto di dibattere su questi avvenimenti davanti agli attuali accadimenti che stanno angosciando noi tutti, dalla pandemia alla vile e dissennata aggressione alla nazione Ucraina da parte della Russia, con tutte le annesse paure che preoccupano i nostri animi, dai problemi energetici allo spauracchio di una guerra atomica.
D’altro canto sulla questione “dell’Incontro” ormai le cose sono ben delineate: esiste un’ampia documentazione, saggi, ricerche e molta bibliografia che ognuno che sia interessato o curioso può andare a consultare. Ma sulla questione delle lapidi che riguardano la venuta e la sosta di V. Emanuele II e Garibaldi nella nostra città di Teano forse c’è ancora qualcosa da dire, e se è stata già detta vale la pena di ripeterla per la unicità che rappresenta. Le lapidi ben lontane dall’essere dei riposti documenti da scoprire, si mostrano, si rivelano in ogni momento “parlando “ ai passanti e ad ogni avventore: esse onorano e commemorano gli avvenimenti su delle pietre che per gli antichi erano preziose e sacre perché custodi di verità.
La storia delle lapidi che qui riportiamo, eccetto che per la prima lapide, non sembra onorare tali principi e vediamo brevemente perché. L’input che diede il via al progetto per lo stabilimento di una lapide che ricordasse la venuta e la sosta diV. Emanuele II e Garibaldi in Teano, lo ritroviamo al punto 6 di una deliberazione di Giunta Municipale del 1891 della città di Teano, che tutti possono consultare negli archivi comunali. La lapide sarà apposta in occasione delle feste cinquantenarie per l’Unità d’Italia del 1911 sulla casa del Muraglione, ove la tradizione voleva che Garibaldi avesse sostato. Fino a quel tempo i Comuni, interessati a testimoniare gli accadimenti più significativi di quei giorni che dopo secoli avrebbero visto l’Italia unita, istituirono di comune accordo molte commissioni congiunte perché quei marmi raccogliessero una verità condivisa da trasmettere ai posteri.
Era un giovedì, il 26 ottobre 1911, quando il Comune di Teano scoprì la sua lapide con gran concorso di popolo; il periodico casertano “Terra di Lavoro” (che tutti possono consultare) del 29 ottobre 1911 riporta un ampio servizio di cronaca dell’avvenimento con un elenco interminabile di tutte le autorità intervenute, i discorsi che esse fecero e ovviamente anche l’epigrafe della lapide (che si può leggere nel primo marmo qui riportato). Negli anni Venti la lapide fu rimossa e sostituita con altra, tuttora in loco, nella cui epigrafe si legge “a Teano” al posto di “al quadrivio di Cajanello”, mantenendo la stessa data del 1911: si noti come, per via della sostituzione, il testo risulti alquanto sgrammaticato. Fortunatamente per la verità storica, qualcuno ritenne opportuno fotografare la prima lapide immortalando la epigrafe originale, per cui noi oggi possiamo conoscere le cose come andarono veramente, avvalorando il vecchio detto che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi.
Sappiamo anche che quell’epigrafe, insieme ad un’altra epigrafe che fu apposta a San Giuliano di Teano inerente i fatti d’arme avvenuti in quel luogo fra il Gen. Cialdini ed i Borboni, fu scritta da un nostro illustre concittadino, il barone Filippo Mazzoccolo di Roccasicura. C’è ne dà notizia il figlio Michele Mazzoccolo: “L’epigrafe murata a Teano fu dettata da mio padre. Durante la mia lunga permanenza a Roma (presso Ministero Difesa Aeronautica n.d.r.), dopo morto mio padre, talune teste sconsiderate, di notte, osarono rimuovere quella lapide e modificare la località: Quadrivio di Cajanello con l’altra: Teano. Tanta incoscienza costituisce un vero reato da deplorarsi con conseguente azione punitiva. Invece non si ebbe alcuna reazione di disgusto, e, purtroppo quell’azione è stata tollerata con un tacito, inqualificabile consenso”. Per chi volesse consultare e approfondire la fonte si rimanda a “ Gli Ultimi Giorni Del Borbone In Italia, Filippo Mazzoccolo, 1915”.
Come preannunciato dal numero delle foto, la questione delle lapidi non finisce qui: purtroppo c’è un triste “Sequel”. Nel mese di marzo 2015, compare dal nulla una terza lapide sui muri della nostra città (pare anch’essa di notte!): di questa lapide nessuno ha mai voluto assumersi la paternità. Mettere in ridicolo l’Unità d’Italia e gli eroi che la rappresentarono ci sembra un’azione di pessimo gusto. Ogni Amministrazione ha l’obbligo di conoscere e sottoporre la collocazione di monumenti, lapidi e cippi commemorativi alla Commissione Toponomastica ed alla Soprintendenza ai Beni ambientali per vagliarne i presupposti culturali e soprattutto storici. Sorprende non poco, a distanza di anni, il silenzio e la mancanza di qualsiasi iniziativa da parte di tutte le Istituzioni preposte per eliminare questo sconcio storico ed istituzionale.
Prof. Carlo Antuono