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L’area sidicina a ridosso della fascia più inquinata. Ma siamo sicuri che l’Alto Casertano sia stato monitorato per bene?

DiThomas Scalera

Set 26, 2013

Una classifica speciale, di quelle in cui però nessuno vorrebbe entrare. E’ quellapresentata dal Ministero della Sanità in cui ci sono tutti i comuni che risultano inquinati e a forte rischio inquinamento.

Che alcune aree della provincia di Caserta fossero particolarmente a rischio non è una novità, poi le rivelazioni che il pentito di camorra Carmine Schiavone ha fatto in merito ai rifiuti sepolti, hanno fatto il resto. Ebbene in questa speciale classifica l’Alto Casertano, quell’area che parte da Teano e arriva fino a San Pietro Infine, è totalmente escluso. Se il dato in se’ sembra positivo, la vicenda va valutata anche secondo un altro aspetto. Tra i 44 comuni che secondo il Ministero sono a forte rischio inquinamento non vi sono solo aree lontane dalla realtà sidicina, ma anzi vi sono anche tanti comuni della fascia direttamente collegata a Teano. Si pensi a Falciano del Massico, Francolise, Sessa Aurunca, Capua. Le aree che sono inserite da Roma in questa classifica non troppo positiva, inquinate oltre ogni limite di legge. Sei milioni di persone (in totale) esposte a rischio malattie, tutte mortali: tumori, malattie respiratorie, malattie circolatorie, malattie neurologiche, malattie renali. Il ministero della Salute ha diramato la lista delle zone a rischio, individuando una macro area compresa tra il litorale domizio-flegreo e l’agro Aversano, che comprende le province di Napoli e Caserta. Teano, Caianello, Vairano Patenora, Riardo, Pietramelara, Pietravairano, sono comuni troppo vicini a quell’area per poter credere di essere totalmente esenti e lontani da quei problemi. La vittoria di Pietravairano con il sindaco Francesco Zarone in prima linea contro il cementificio e la momentanea stasi della situazione Turbogas a Presenzano lasciano ben sperare, anche e soprattutto con uno sguardo volto al futuro, ma non si può dimenticare l’enorme impatto di cementificazione degli ultimi 30 anni sul territorio, fino quasi a metterne in secondo piano quella vocazione agricola tanto rivisitata oggi.L’esclusione da questa classifica deve essere un vanto per chi ha saputo amministrare con uno sguardo attento all’ambiente e al territorio, ma deve essere soprattutto un campanello d’allarme per chi sta guardando ad uno sviluppo dell’Alto Casertano. Comitati civici, partiti, associazioni e ogni singolo cittadino sono chiamati a vigilare senza abbassare la guardia. Il pericolo è reale e concreto.

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Di Thomas Scalera

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