• Ven. Apr 19th, 2024

“Io ne ho viste cose…” – Inception e il passato che ritorna

“Io ne ho viste cose…” – Inception e il passato che ritorna. Trama e commento ai temi affrontati in Inception (2010) di Christopher Nolan.

In questi giorni, sulle testate giornalistiche che si interessano di cinema, non si parla d’altro che della nuova distribuzione di Tenet (2020) nelle sale statunitensi. Ciò ha costituito non tanto un’occasione di riscatto per un discreto prodotto, che ha avuto la sfortuna di essere stato lanciato nel momento sbagliato, ma anche, e soprattutto, il primo segno di un’intera industria che vuole risollevarsi dopo la crisi causata dalla pandemia globale. Ma non è di Tenet che si parlerà oggi. Desideroso di sapere di più sulla filmografia di Christopher Nolan, scrittore, direttore e co-produttore della pellicola, infatti, il sottoscritto, grazie al consiglio di una amica, si è imbattuto nel nome di Inception (2010), quadruplo Premio Oscar 2011.

Generalmente è con scarse aspettative che ci si avvicina a film d’azione come Inception se non se ne è mai visto un trailer (soprattutto se, per abitudine, si tende a non guardare trailer per non rovinarsi le sorprese dei film). In realtà il titolo poco eloquente e la locandina un po’ cliché nascondono, forse, uno dei film meglio realizzati dal regista londinese. Distribuito da Warner Bros., Inception condivide con Tenet il genere (Action, Thriller) ed un elemento Sci-Fi che costituisce le fondamenta dell’intreccio.

[SPOILER ALERT] Sfortunatamente, a differenza di quanto avviene coi sogni, ricorderete ancora gli elementi della trama di Inception letti qui, al vostro risveglio. Meglio procedere con la lettura solo se non ci siano problemi a conoscerli.

La locandina del film (Fonte: Wikipedia Ελληνικά)

Dominick Cobb (Leonardo DiCaprio) è un “estrattore”. Attraverso l’utilizzo di una tecnologia militare, può accedere ai sogni di altre persone per rubare informazioni confidenziali nascoste nel subconscio. Incriminato ingiustamente per la morte di sua moglie Mal (Marion Cotillard), Cobb vive una vita di latitanza che lo tiene lontano dai suoi due figli. Durante le missioni, il ricordo della donna si manifesta sotto forma di proiezione del subconscio di lui e tenta di ucciderlo, finendo spesso per interferire con le operazioni di estrazione. Quando si muore nei sogni, infatti, si ha come conseguenza il proprio risveglio e, di conseguenza, il fallimento della  missione.

La proiezione di Mal interferisce con le missioni di estrazione.

Un giorno, Cobb e il collega Arthur (Joseph Gordon-Levitt) sono contattati da Saitō (Ken Watanabe), ricco industriale giapponese. L’uomo richiede un’operazione inversa all’estrazione. Si tratta di “impiantare” nel subconscio di Robert (Cillian Murphy), figlio del principale concorrente di Saitō, Maurice Fischer, l’idea di sciogliere la multinazionale del padre alla morte di questi. Nonostante Arthur ne contesti la fattibilità, Cobb accetta l’incarico per due motivi: in primo luogo perché, per qualche motivo, sa già che l’impresa sia possibile; secondo, perché Saitō ha promesso di aiutarlo a risolvere il suo problema con la giustizia.

Cobb e Athur trascorrono i giorni successivi a reclutare nuovi membri di supporto: Saitō stesso; Eames (Tom Hardy), un uomo in grado di falsificare l’aspetto che assume nei sogni; il chimico Yusuf (Dileep Rao), perché crei un sedativo abbastanza potente da non permettere ad agenti esterni di interferire con la missione; Arianna (Eliott Page), studentessa di architettura, per progettare il labirinto del sogno e istruire i sognatori su come muovervisi. Perché l’idea metta radici nella mente del bersaglio, non è sufficiente che essa sia generata dallo stesso, deve anche nascere a un livello di coscienza non superficiale. Per attuare il piano, quindi, il gruppo decide di avvalersi di due tecniche:

  • Il “sogno dentro al sogno” – Si tratta della costruzione di un sogno a tre livelli. Man mano che si avanza lungo questi (utilizzando nuovamente il macchinario nel sogno), si va sempre più in profondità nel subconscio della persona. Anche la percezione del tempo, con l’avanzare, si fa sempre più lunga rispetto alla vita reale. Pertanto, questa tecnica richiede un sonnifero molto più forte di quello per le normali operazioni di estrazione;
  • Spingere Fischer Jr. a rivalutare la sua conflittuale relazione col padre e a dubitare del suo mentore, Peter Browning, perché si senta spinto a voler costruire una propria impresa;

In ogni livello sarà anche necessario attuare un “calcio”, un espediente che spaventi i dormienti al punto da destarli dai loro sogni nei sogni. I calci per i differenti livelli dovranno essere sincronizzati, in modo che anche il ritorno alla vita reale sia graduale e passi per tutti i livelli.

Deceduto Maurice Fischer, il gruppo si imbarca sul volo Sydney – Los Angeles preso da Fischer Jr. Con una scusa, Cobb inserisce del sedativo nel bicchiere del giovane imprenditore e, addormentatosi questi, ne collega il subconscio e quello di tutto il gruppo al macchinario. Una volta nel sogno, scoprono che un altro estrattore ha insegnato a Fischer come militarizzare il suo subconscio, in modo che le proiezioni oniriche, sotto forma di uomini armati, attacchino qualunque intruso provi ad addentrarvisi.

Inoltre, Cobb confessa che, a causa della potenza del sonnifero e della differente percezione temporale, se una persona morisse in questo sogno, non si sveglierebbe ma resterebbe intrappolato in un “limbo” per decenni. È spiegato che il limbo è uno spazio onirico infinito, dove Cobb e la moglie, poco tempo prima della morte di lei, hanno scelto di rimanere rinchiusi per “50 anni” dopo essersi giurati che sarebbero invecchiati insieme. 

Pur venendo Saitō colpito da un proiettile, il piano procede quasi senza intoppi e, lasciando Yusuf e Arthur di guardia perché si occupino del calcio al primo e secondo livello, Cobb, Saitō, Arianna e Eames accedono al terzo. Sfortunatamente, Saitō muore poco dopo a causa della ferita da arma da fuoco; contemporaneamente, una proiezione di Mal spara ed uccide Robert Fischer. Comprendendo come sia giunta l’ora di affrontare la donna, lasciato Eames ad avviare il terzo calcio, Cobb usa il macchinario su se stesso per accedere al limbo e salvare Saitō e Fischer, accompagnato da Arianna.

Arianna e Cobb nel limbo, che contiene tutti gli edifici che gli ultimi occupanti vi hanno costruito nei loro 50 anni di permanenza.

“Qual è il parassita più resistente? Un batterio? Un virus? Una tenia intestinale? Un’idea. […] Una volta che un’idea si è impossessata del cervello, è quasi impossibile sradicarla.

(Dominick Cobb)

Durante l’ultimo incontro tra Cobb e la proiezione della moglie, la pellicola fa luce sul mistero della morte di lei. Durante i 50 anni, pur avendo, nel limbo, creato la loro realtà perfetta, l’uomo aveva realizzato che i due stavano perdendo sé stessi e che sarebbero dovuti fuggire via, o gli effetti sulle loro menti sarebbero stati devastanti. Non riuscendo a convincere la moglie di ciò, aveva impiantato nella mente di lei una semplice idea: “Il tuo mondo non è reale, la morte è l’unica via di fuga”. Non avrebbe mai immaginato che, una volta tornata nel presente, la donna avrebbe continuato ad essere convinta di trovarsi in un sogno e che, nel tentativo di “tornare alla realtà”, si sarebbe tolta la vita. 

Cobb, sorpreso da Arianna, prima della missione, a rivivere i tempi passati con la moglie e i figli attraverso il macchinario onirico, dimostra di essere un personaggio fortemente attaccato ai ricordi. Tra i tanti temi di riflessione che l’opera di Nolan presenta, il passato che torna e l’impossibilità di liberarsi dei suoi fantasmi sono molto centrali. Fulcro dell’arco narrativo di Cobb e Mal è l’incapacità dell’uomo di perdonarsi per non aver lottato di più contro le convinzioni della moglie. Tuttavia, chi vive perennemente nei ricordi, nel tentativo di fare ammenda con sé stesso per ciò che ha fatto (o non fatto), corre il rischio di perdere di vista il resto della vita che gli scorre davanti.

Arianna ricopre, in questo contesto, l’estremamente positivo ruolo di colei che, venuta a conoscenza della lotta che Cobb sta affrontando, lo aiuta a fare i conti con sé stesso. Il suo accompagnare Cobb nel limbo è metafora della risposta di Nolan al problema precedente, simboleggia l’avere qualcuno al proprio fianco che aiuti a trasportare i pesi che attanagliano la coscienza.

Cobb, accettata la morte di Mal, rifiuta l’ennesimo invito della donna a rimanere con lei nel limbo, venendo pugnalato in risposta. D’istinto, Arianna uccide la donna e, trovato Robert Fischer, lo sveglia facendolo resuscitare al terzo livello. Qui, una proiezione di Maurice Fischer dice al figlio che non dovrebbe sentirsi obbligato ad essere come lui. L’idea è stata finalmente piantata con successo nella mente del giovane. Così, mentre gli altri avviano il calcio, Cobb resta nel limbo per riportare indietro Saitō, riuscendoci.

La scena dove Cobb riporta indietro Saitō, divenuto anziano per il tanto tempo trascorso nel limbo, è anche la scena iniziale del film.

Dopo il risveglio, il volo giunge all’aeroporto internazionale di Los Angeles, dove Cobb può superare senza problemi il checkpoint dell’immigrazione e tornare a casa a riabbracciare i suoi figli. L’inquadratura finale è volutamente ambigua, facendo sorgere nello spettatore il dubbio che il protagonista si trovi ancora in un sogno.

Oltre al tema della fuga dalla realtà, dove il ritorno al passato diventa l’unico modo di sognare, è interessante notare come Nolan affronti anche il tema dell’idealizzazione di una persona defunta. Prima della missione, Arthur spiega ad Arianna come Mal, nella vita reale, fosse una persona splendida. Il contrasto di questa descrizione col carattere morboso da lei mostrato, nelle rappresentazioni mentali di Cobb, è il motivo che spinge l’uomo a lasciarla andare.

Per quanto Cobb si sforzasse, non era capace di immaginare Mal in tutta la sua complessità e perfezione – come ella fosse davvero – ma quella proiezione così morbosa era il meglio che potesse fare. Il sottoscritto non ha potuto non paragonare questo al fatto che si tenda a ricordare una persona (sia essa viva o andata via dal mondo) per pochi aspetti rispetto alla complessità del suo carattere, a prescindere dal tempo trascorso in sua compagnia. In lingua cinese, un amico intimo è spesso definito zhiji 知己 (“Colui che conosce il nostro sé”). Possiamo trovare consolazione nel fatto che, se avremo conosciuto a fondo le persone a noi più care, al momento di separarsi – anche se, all’inizio, sarà difficile lasciarle andare – non avremo il rimpianto di non averle amate abbastanza.

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Di Francesco De Dominicis

Classe 1995, Francesco De Dominicis è specializzato in Lingue e Civiltà Orientali all'Orientale di Napoli. Tra un articolo e l'altro, adora guardare vecchi film del cinema cult, scrivere racconti e canzoni e strimpellare strumenti vari.

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