
Un ritiro di tre settimane per ritornare in forma: Si chiama Kur ed in Germania è un diritto per tutti i genitori stressati, in Italia un’utopia
Beati quelli che legalizzano il diritto di fuga dalla realtà

Kur: Non è facile. Essere genitori non lo è. Si è responsabili di qualcuno che pende dalle nostre labbra e dobbiamo star sempre attenti a ciò che diciamo o facciamo per evitare di dare ‘l’esempio sbagliato’.
A tutto ciò aggiungiamoci vita sociale, lavoro magari stressante o non soddisfacente, difficoltà comunicative, colleghi frustrati, mutuo, rate da pagare ecc.
ciò comporta ad uno stress ulteriore che, se non gestito nel modo più opportuno, potrebbe portare ad un punto di non ritorno.
In Italia sono tante le persone, genitori soprattutto, che cercano aiuto prima dal medico di base che in primis prescrive analisi, una sana alimentazione e magnesio.
Facciamo davvero quelle analisi?
I più scrupolosi si rivolgono ad un terapista ma non tutti possono permetterselo e bisogna sperare che ci sia un centro d’ascolto, possibilità presso la propria Asl o al buon cuore dei servizi sociali per ricevere l’aiuto necessario.
Questo articolo è un attacco al sistema Sanitario Italiano? No, è un attacco a chi ha deteriorato il nostro Sistema Sanitario.
Questo fenomeno di forte stress, in Germania, viene affrontato con il KUR: Un ritiro di tre settimane pensato per i genitori stressati.
C’è chi si occupa dei bambini mentre gli adulti vengono seguiti in attività e meditazione necessarie per la ripresa, il tutto è prescritto dal medico e rimborsato dalle assicurazioni.
I genitori che si rivolgono a questa soluzione sono già in una situazione di malessere mentale,
ma il Sistema Sanitario Tedesco ha come scopo di prevenire l’aggravarsi della situazione, ecco perché ha reso possibile questo percorso gratuito ogni quattro anni, il Kur.
Tre settimane per rinascere e per evitare che l’esaurimento si trasformi in burnout.
Qualcuno potrebbe ipotizzare che i più furbetti se ne potrebbero approfittare ma queste iniziative nascono per popoli disciplinati, che conoscono il senso del limite e sanno rispettare ciò che gli viene offerto.
Immagino già molti genitori incatenarsi lì, davanti alle porte della struttura perché difficile poi tornare alla realtà ma dopo un bel percorso di circa tre settimane con i migliori esperti del settore è possibile ritornare alla normalità con un atteggiamento più positivo verso le difficoltà quotidiane.
Perché se ne parla solo adesso?
Perché fino a pochi anni fa c’era una chiusura mentale verso il disagio che provano molti nell’affrontare lo stress quotidiano, maggiormente ci sentivamo anzi ci sentiamo attaccati quando si hanno dei figli.
Poi, le cose sono iniziate a cambiare: Grazie a molte denunce social, gruppi di sostegno e l’intervento di personaggi noti, si è deciso di manifestare più sensibilità a questo fenomeno.
Non è sbagliato provare scontento o emozioni contrastanti, magari non conformi con quello che gli altri si aspettano da noi, anzi, è del tutto normale;
l’importante è capire che chiedere aiuto agli Enti ed alle persone giuste è un diritto. Quando si sta per crollare è necessario intervenire.
Gli ultimi casi di cronaca dovrebbero essere un campanello d’allarme al riguardo: Madri abbandonate al loro malessere perché secondo una concezione erronea, una madre non può provare depressione;
il tutto va a sfociare in atti da cui non c’è più ritorno.
Siamo perfetti?
La perfezione non esiste anche se per lungo tempo la società ci ha portato a pensarlo e l’ennesima denuncia arriva proprio dal film tanto atteso, disponibile nelle sale, Barbie, in cui il noto personaggio costantemente perfetto si scontra con il malessere interiore della continua ricerca della perfezione.
Bellissimo il monologo di America Ferrera, da sempre vicina alle battaglie sociali e femminili, da ascoltare con calma e se necessario più volte.
Pensati libera dai pregiudizi, Pensati Felice.

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