È arrivata al termine questa stagione tanto attesa, ricca di cambiamenti ma anche di colpi di scena. Elena Ferrante ci ha stupito; quindi, salutiamo per sempre L’Amica Geniale
“Lei era così, rompeva equilibri solo per vedere
in quale altro modo poteva ricomporli”
Lenù
Per la rubrica ‘Cose Serie’, ci apprestiamo a salutare l’ultima stagione de L’Amica Geniale, un viaggio che ha catturato il pubblico grazie alla penna vibrante di Elena Ferrante. Le relazioni tra le due protagoniste, così unite nelle loro differenze, hanno dato vita a una narrazione densa di emozioni, che si è arricchita di sfumature nel corso delle stagioni. Tuttavia, con l’uscita della quarta stagione, il gioco si fa più complesso, e le aspettative vengono messe a dura prova.
Sotto la direzione di Laura Bispuri, questa ultima parte della saga segna un’importante evoluzione nei personaggi, ora adulti, che abbiamo imparato ad amare. Le fanciulle che avevamo conosciuto nei primi episodi cedono il passo a volti nuovi, incarnati da Alba Rohrwacher e Irene Maiorino, che offrono interpretazioni magnetiche e profonde. Siamo catapultati negli anni Ottanta, un decennio di tumulto e cambiamenti, e le protagoniste si trovano a fronteggiare le sfide di una vita matura.
Lenù, interpretata da Rohrwacher, abbandona il marito per rincorrere un amore d’infanzia, Nino Sarratore, che si rivela un personaggio ben più complesso e torbido di quanto inizialmente previsto. Lila, al contrario, sta costruendo un futuro insieme al compagno Enzo, dando vita a un’azienda informatica nel Rione, simbolo di un’evoluzione personale e sociale.
Le due amiche affrontano periodi di grande tumulto, inclusi eventi storici come il terremoto dell’Irpinia del 1980, che funge da catalizzatore per le loro paure e vulnerabilità. Lenù, ormai scrittrice affermata, si confronta con le difficoltà della maternità e di un marito che si rivela essere un uomo privo di scrupoli. Lila, invece, combatte contro i potenti Solara, cercando di affermare la propria voce in un contesto opprimente.
Il romanzo Storia di una bambina perduta emerge come un atto di denuncia nei confronti della criminalità e del degrado sociale che affligge Napoli. Lenù si mette in gioco per raccontare una verità scomoda, ma a un prezzo altissimo: il dolore del fallimento e della perdita. La separazione tra le due amiche è inevitabile, e il finale si allontana dalla patina romantica che molti avrebbero desiderato.
Il percorso di Lenù e Lila si snoda attraverso esperienze traumatiche e momenti di profonda introspezione. La scena finale, con Lenù che riceve le bambole dell’infanzia, è intrisa di significato e invita a riflessioni sulle scelte fatte e sulle strade non percorse. Lila, in un gesto simbolico, diventa l’artefice della libertà di Lenù, che ora può finalmente abbracciare la propria identità di scrittrice.
La conclusione della saga non offre risposte definitive, ma piuttosto un invito a riflettere sulle infinite possibilità che la vita ci presenta. L’interpretazione della libertà di Lila rimane aperta: si è ricongiunta con la figlia o ha semplicemente scelto di svanire? La bellezza di Ferrante risiede proprio in questa ambiguità, lasciando il pubblico con un magone e mille domande.
Così, L’Amica Geniale ci saluta, non con una chiusura netta, ma con un abbraccio di nostalgia e contemplazione, riflettendo la complessità delle relazioni umane e il potere della scrittura. Un finale che, seppur amaro, è anche liberatorio, e che invita a esplorare le profondità dell’animo umano.