• Ven. Mar 29th, 2024

Lavoro, il curriculum vitae? Deve essere a prova di motore di ricerca

Il cv deve essere anche a prova di software

La stesura di un buon Curriculum Vitae è essenziale per trovare un buon lavoro in tempi brevi. Sembra una cosa ormai banale da dire, eppure non si contano i CV macchiati da errori, da inesattezze, da distrazioni e da veri e propri scivoloni grammaticali che, purtroppo, non possono che finire dritti nel cestino.

Va peraltro detto che il Curriculum Vitae, oltre a essere realizzato con grande attenzione e corretto in ogni suo punto, al giorno d’oggi deve essere anche a prova di software.

Ma cosa significa esattamente?

«I selezionatori e gli head hunter ricevono ogni giorno centinaia di curricula, talvolta in risposta ad annunci precisi, altre volte sotto forma di candidature spontanee» spiega Carola Adami, amministratore delegato della società di head hunting Adami & Associati «e di fronte a questa importante mole di CV da analizzare per ricercare i migliori talenti, i recruiter ricorrono a degli strumenti digitali per uno screening dei documenti. Certamente nessun software può sostituire l’occhio esperto e competente del selezionatore; eppure non si può certo negare che, in fase preliminare, questi piccoli motori di ricerca risultano ormai essenziali nel lavoro del recruiter».

E cosa significa tutto questo per i candidati alla ricerca di una nuova occupazione?

Molto semplice: nel momento in cui si va a realizzare il proprio curriculum, quando si va ad aggiornare il proprio account su un portale dedicato agli annunci di lavoro e quando si popola il proprio profilo su LinkedIn, è importante inserire i contenuti nel modo più chiaro e intuitivo possibile, in modo che anche un algoritmo riesca a comprendere quali sono i punti forti del candidato.

Ma come dev’essere impostato, quindi, un curriculum vitae a prova di motore di ricerca?

«In linea di massima, il CV pensato per il motore di ricerca non differisce molto dal curriculum ideale per il selezionatore: non ci devono essere strafalcioni, tutto il superfluo deve essere eliminato, e le doti più importanti devono essere messe in evidenza. Ma non è tutto qui. Bisogna anche considerare il fatto che i software non sono in grado di comprendere qualsiasi tipo di contenuto: meglio evitare, quindi, tabelle e immagini, nonché costruzioni particolari del documento: un formato standard, se non per posizioni creative, è sempre ben accetto» spiega ancora la “cacciatrice di teste”.

A giocare un ruolo importante, poi, sono le parole chiave. Sì, perché nel momento in cui un recruiter è chiamato a selezionare un professionista con competenze relative – per esempio – alla Big Data Analytics, andrà a inserire quelle precise parole nel motore di ricerca:

«Se quelle parole chiave non saranno presenti nel curriculum o nel profilo di LinkedIn, difficilmente quel candidato, che magari potrebbe avere tutte le skills necessarie, comparirà tra le prime posizioni dopo la scrematura iniziale dei potenziali candidati» conclude Carola Adami.

Insomma, non si finisce davvero mai di ottimizzare il proprio curriculum vitae.

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Di Redazione V-news.it

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