
I dati ISTAT pubblicati il 7 agosto di questo 2023 rivelano una situazione disastrosa relativamente alla diffusione e alla frequenza di atti di violenza sulle donne. Basta accedere la TV per rendersi conto di quanto siano frequenti e di quali danni creino nella nostra società, nonostante rispetto al 2021 si registra un calo delle chiamate al 1522 del 10%. Una leggerissima diminuzione, che non determina una vittoria, ai nostri giorni. Prima di iniziare il percorso di uscita dalla violenza, il 40% delle donne si e rivolta a parenti e conoscenti, il 30% ha chiesto aiuto alle forze dell’ordine e il 19% al pronto soccorso e agli ospedali. Gli stessi ospedali, che svolgono una funzione di primissimo soccorso, tentano di orientare le donne verso i Cav, soltanto una bassissima percentuale si reca presso i centri antiviolenza in autonomia. Per questo e importante parlare dell’esistenza di questi tipi di aiuto per chi vive una situazione di estremo disagio e paura e non ha il coraggio di denunciare direttamente. Nei Cav lavorano operatori specializzati, che ricevono una formazione continua annualmente per poter offrire competenze e aiuti specifici alle vittime. In Italia si contano 373 centri antiviolenza e 431 case di rifugio, dove le donne possono chiedere ospitalità fino alla soluzione del problema. La maggior parte delle donne vittime di violenza, purtroppo, ha figli, questo è un dato allarmante poiché sempre più emblematico del fatto che la violenza e esercitata tra le mura domestiche, proprio da chi dovrebbe essere un punto fermo, un riferimento stabile su cui poter contare. E importante cercare tutti i mezzi per arginare questo fenomeno che ieri non aveva voce per essere combattuto ma oggi continua a diffondersi nonostante i progressi culturali e sociali che sono stati fatti.


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