MONDRAGONE. Da tempo l’AMBC cerca di far capire che i nostri guai finanziari hanno origine con la lunga esperienza amministrativa di Conte e delle destre. E che le amministrazioni successive nulla hanno fatto per invertire la rotta e per mettere gli autori dei disastri di fronte alle loro gravi responsabilità. Ma molti Mondragonesi continuano ad avere il prosciutto davanti agli occhi e a chiederci come arriviamo a tale verità. E’ la Corte dei Conti, cari concittadini, a certificarlo in una Pronuncia del giungo 2009 (Delibera n. 9 del 2009) e dopo aver passato al setaccio alcuni anni del lungo dominio amministrativo (ben 9 anni) di Conte e del centro destra. Scriveva la Corte: “L’analisi degli atti acquisiti dal comune di Mondragone, estesa a più esercizi, evidenzia talune tendenze concretatesi, in sintesi, nel ricorso, sempre più frequente, alle anticipazioni di tesoreria ed in operazioni complesse, relative all’utilizzo di strumenti tipici della finanza innovativa”. La Corte nella sua relazione puntava il dito sull’ “aggravamento della crisi di liquidità dell’Ente, che ha fatto ricorso all’anticipazione di tesoreria per un importo più consistente dell’esercizio precedente, nonché perplessità sulle classiche <misure-tampone> adottate, come effettivamente idonee ad attenuare il disallineamento tra entrate e uscite per far fronte alla modesta liquidità dell’Ente (anticipazione di tesoreria e utilizzo per cassa di fondi a destinazione vincolata)”. Ma è sui derivati (swap), due sottoscritti nel 2005 e un terzo nel 2007, che la Corte dei Conti si dilungava con particolare apprensione. Detti contratti facevano riferimento ad un debito sottostante per mutui a tasso fisso del 6% e del 5,5%, stipulati per un nozionale complessivo di € 12.416.802,64 risultante da € 1.387.185,52 (scadenza 30/06/2030) e € 5.942.215,71 (scadenza 30/06/2032) per i due swap sottoscritti nel 2005 ed € 5.087.401,41 per lo swap del 2007 (scadenza 31/12/2026). La Corte dei Conti denunciava: il mancato coinvolgimento nella decisione del Consiglio comunale; la mancata gara nella scelta dell’istituto bancario; l’inefficacia copertura dei tre swap; la coincidenza tra la figura di advisor e l’Istituto bancario contraente; la previsione di una figura sostanzialmente assimilabile alla delegazione di pagamento, in violazione dell’art. 206 del T.U.E.L., che non ne prevede l’utilizzo per i contratti di finanza derivata; la mancata indicazione del mark to market nei contratti all’atto della sottoscrizione; l’impossibilità di valutare l’esistenza di eventuali costi impliciti a carico dell’Ente; i mark to market negativi per tutti e tre gli swap ecc. (sono tantissime le gravi anomalie segnalate dalla Corte, noi ne citiamo solo alcune). E chiedeva al Comune di fornire ulteriori giustificazioni rispetto a quelle già inviate ma ritenute non esaustive (per cercare di salvarsi arrivarono a dichiarare di avere in programma la vendita della farmacia comunale). Al netto della puntuale battaglia, anche via interrogazione (quando le interrogazioni ancora si facevano), del nostro compagno Giancarlo Burrelli, all’epoca consigliere comunale, la politica locale si è splendidamente disinteressata di questo “inguacchio”. Questi swap sono finiti nel buco nero del bilancio e si è cercato di disperdere le responsabilità. Ma, purtroppo, con i loro effetti e, soprattutto, con gli effetti nefasti di quella gestione finanziaria complessiva siamo costretti tuttora a fare i conti e lo saremo ancora per lunghissimo tempo. Da anni però sul comune è stata costruita una cortina fumogena che tutto avvolge e nasconde. Le amministrazioni che si susseguono si spalleggiano, facendo finta di contrapporsi, ma in realtà sostenendosi a vicenda. Almeno fino a quando non sarà più possibile evitare il baratro. Si dovrebbe istituire una Commissione consiliare d’inchiesta sul debito, ma a chi lo vai a dire?! Questi consiglieri che non sono avvezzi a presentare interrogazioni e/o interpellanze né ad inoltrare mozioni, certamente non si ritrovano quell’autonomia necessaria a chiedere ed approvare una tale commissione. Di recente la Cassazione (sentenza 9680/2019) ha ribadito la legittimità della giurisdizione della Corte dei conti e confermato la condanna per danno erariale del funzionario e del sindaco di un comune, che rischiano così di dover risarcire il danno per aver stipulato contratti di finanza derivata con effetti negativi sui bilanci. Proprio come è successo da noi. Ma Mondragone è fuori da ogni giurisdizione, è al di là della legge. E chi governa la città può contare su una sorta d’immunità. Anche se non sempre e per sempre, come evidenzia la triste parabola di qualche ex sindaco longevo. Egregio sindaco Pacifico, cerca di fare i dovuti cambiamenti, finché sei in tempo. E ricordati che “non si può risolvere un problema con la stessa mentalità che l’ha generata” (Albert Einstein). E neppure con le stesse persone (aggiungiamo noi). Terminiamo col segnalare un’ennesima inadempienza: entro lo scorso 31 marzo 2019 le PA avrebbero dovuto pubblicare gli obiettivi di accessibilità dei siti web e dei servizi informatici per l’anno corrente, secondo quanto previsto dalla Circolare n.1/2016. L’esimia segretaria del comune di Mondragone (che tarda a rispondere al portavoce dell’AMBC Gianni Pagliaro a proposito dell’accesso agli atti riguardante i servizi cimiteriali a domanda individuale) ha bucato clamorosamente questo importante adempimento: https://accessibilita.agid.gov.it/obiettivi-accessibilita/2018/comune-di-mondragone/69984. Oltre a bucare miseramente il raggiungimento degli obiettivi che aveva indicato per lo scorso anno.
Comunicato stampa dell’Associazione Mondragone Bene Comune
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