• Mer. Apr 24th, 2024

Montesarchio. Usura ed estorsione: annullata la condanna nei confronti di Carlo D’Angelo

E’ stata annullata con rinvio la sentenza di condanna nei confronti di un noto commerciante accusato di usura ed estorsione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso proposto dall’avvocato Vittorio Fucci

MONTESARCHIO (BN). La VI sezione della Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso proposto dall’avvocato Vittorio Fucci, ha annullato con rinvio la sentenza di condanna a 6 anni di reclusione nei confronti di Carlo D’Angelo, noto commerciante di 64 anni di Montesarchio, in provincia di Benevento, imputato di usura e di estorsione aggravata in concorso con un altro imputato di Montesarchio.

Il Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione, nell’udienza celebratasi ieri, aveva chiesto l’accoglimento del ricorso con conseguente annullamento della sentenza di condanna in favore di Carlo D’Angelo , difeso dall’avvocato Vittorio Fucci, e l’inammissibilità del ricorso con conseguente conferma della condanna nei confronti dell’altro imputato gravato dalla contestazione dei reati in concorso con D’Angelo.

La Suprema Corte ha annullato la sentenza di condanna a 6 anni di reclusione di entrambi gli imputati, accusati in concorso dei reati di usura e di estorsione aggravata. Già precedentemente la difesa di Carlo D’Angelo e di Pasquale Colombo, rappresentata dall’avvocato Vittorio Fucci, aveva colto l’importante risultato della assoluzione di D’Angelo dall’aggravante del metodo camorristico, con la riduzione della pena, in appello, da 9 a 6 anni di reclusione e l’assoluzione con formula piena, sempre in appello, di Pasquale Colombo, che in primo grado era stato condannato a 9 anni di reclusione per usura ed estorsione aggravata in concorso con D’Angelo e Antonio Maglione.

Sempre in appello era stato assolto Benito Caputo, di Sant’Agata de’ Goti, che in primo grado aveva riportato una condanna a 13 anni di reclusione per associazione camorristica.

Come si ricorderà la vicenda trattata dalla Suprema Corte di Cassazione riguardava la nota operazione “La montagna”, che nel 2016 portò in carcere decine di persone con le accuse, a vario titolo, di associazione cammoristica e di estorsione ed usura aggravata anche dal metodo mafioso.

Le indagini, che portarono alle diverse ordinanze di custodia cautelare in carcere e ai domiciliari, erano fondate su intercettazione telefoniche ed ambientali, su attività di appostamento dei carabinieri e su dichiarazione accusatorie delle vittime dei vari reati. 

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Di Thomas Scalera

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