La mutilazione genitale femminile viola il diritto alla salute e all’integrità fisica.
Indagini in corso per la morte di tre ragazze in Sierra Leone in seguito a un intervento di mutilazione genitale femminile (MGF). Secondo le fonti locali i genitori delle vittime insieme a coloro che hanno eseguito l’intervento sono state fermate dalla polizia.
Il fatto risalirebbe a un mese fa. Le giovani Adamsay Sesay 12 anni, Salamtu Jalloh, 13 anni e Kadiatu Bangura 17 anni sono morte nel corso del rituale che secondo la tradizione segna il passaggio dall’infanzia alla vita adulta e che le predisporrebbe al matrimonio.
La mutilazione genitale femminile (MGF), considerata dalle Nazioni Unite una violazione dei diritti umani è ancora legale in Sierra Leone e prevede la rimozione parziale o totale dei genitali femminili esterni. La pratica continua a rimanere ancora in essere perchè profondamente radicata nella cultura di tali società. Viene praticata dalle cosiddette soweis, le donne più anziani dei villaggi.
Secondo un’indagine del 2019 condotta in Sierra Leone l’83% delle donne di età compresa tra i 15 e i 49 anni sono state sottoposte alla mutilazione genitale femminile prima del compimento dei 15 anni, un dato in leggero calo rispetto al 90% del 2013.
Si attendono i dati aggiornati dell’UNICEF attesi per il mese prossimo per monitorare l’incidenza di una pratica tanto brutale quanto pericolosa.
Aminata Koroma, segretario esecutivo del “Forum Against Harmful Practices” (FAHP) – “Forum Contro le Pratiche Dannose”, un’organizzazione che mira a porre fine alle MGF ha affermato che le mutilazioni genitali femminili rappresentano un’importante fonte di introito per le donne dei villaggi che la praticano e aggiunge che “le famiglie possono arrivare a spendere tra i 300 e i 400 dollari per il costo dell’intera cerimonia che dura circa tre settimane”.