Anita Pascarella, inviata del nostro giornale, ha deciso di intervistare a Palazzo Fazio (Capua, CE), la scorsa settimana, il regista e interprete Francesco Rivieccio, unitamente al curatore delle musiche Lucio De Filippis. I due si sono occupati della realizzazione di uno spettacolo dedicato all’artista napoletano Nino Taranto. Il titolo della performance è “Trame di Palcoscenico Omaggio in versi, prosa e musica per Nino Taranto”. La pièce è portata in giro dai due amici, da ben 8 anni, rappresentata non solo nei teatri, ma anche nel corso di comunioni, matrimoni ed eventi vari.

Chi era Nino Taranto?

Nino Taranto è stato un attore, comico e cabarettista italiano. L’artista, noto per il suo contributo al teatro, al cinema e alla televisione, soprattutto all’interno della tradizione napoletana. Ecco alcuni punti salienti della sua carriera:

  • Origini e formazione: Nato a Napoli, Taranto ha iniziato la sua carriera nel mondo dello spettacolo a teatro. Ha saputo esaltare e portare in scena la tradizione della comicità partenopea.
  • Teatro e cabaret: Grazie al suo talento, è diventato uno dei volti più riconoscibili nel panorama del teatro di varietà italiano. Ha partecipato a numerosi spettacoli e cabaret.
  • Cinema e televisione: Oltre al teatro, Nino Taranto ha recitato anche in film e programmi televisivi. Ha contribuito a far conoscere al grande pubblico la sua inconfondibile comicità e il suo stile teatrale.
  • Eredità culturale: La sua carriera ha lasciato un segno importante nella storia dello spettacolo italiano. Difatti, Nino Taranto rappresenta un ponte tra la tradizione teatrale napoletana e le nuove forme di intrattenimento del Novecento.

Anche se oggi il suo nome può non essere tra i più immediatamente riconoscibili a livello internazionale, il lavoro di Nino Taranto ha avuto un impatto significativo sulla cultura popolare italiana. Tuttora continua a essere ricordato dagli appassionati di teatro e cinema.

Note di regia: “Trame di Palcoscenico Omaggio in versi, prosa e musica per Nino Taranto”

Tra trame di vecchi costumi teatrali e palcoscenici ormai abbandonati, nasce uno spettacolo che si propone di riscoprire e omaggiare la figura di Nino Taranto. L’artista, simbolo di una Napoli autentica e profonda. Un viaggio nel tempo, tra numeri, parodie e monologhi, che intende tessere una narrazione fatta di ricordi e di passioni condivise.

L’idea alla base dello spettacolo si sviluppa attorno a un interrogativo: “la compagnia di chi?”.

Una domanda che si fa filo conduttore di una storia in cui il passato si intreccia con il presente, dando vita a un mosaico di immagini e suoni. Tra gomitoli di stracci, vecchie valigie e fogli sparsi, il ricordo di Taranto emerge non solo come interprete, ma anche come autore. Nello spettacolo troviamo ogni sua sfumatura: dalla parodia alla prosa, dai brani musicali ai monologhi, ogni elemento è un tassello del grande affresco partenopeo.

Il Contributo a Nino Taranto

Il contributo di Taranto, che ha saputo dare vita ai personaggi tratti dagli scritti di Viviani, agli schizzi di Pisano e Cioffi, e ai versi di Ferdinando Russo e Totò. E’ un omaggio a un artista dal cuore generoso, capace di infondere calore e vitalità in ogni interpretazione. “Omaggiare Nino Taranto significa omaggiare tutta Napoli”, sottolinea il progetto, che si propone di aprire un dialogo sincero con il passato e di restituire alla città quella luce e quel calore umano che caratterizzavano il grande artista.

La ricerca si fa poesia: un invito a immergersi in un territorio fatto di ricordi, di creatività e di autenticità. Il teatro, inteso come luogo di memoria e di rinascita, diventa così il palcoscenico ideale per riportare in vita le storie e i sentimenti di una Napoli che non smette mai di sorprendere.

Con questo spettacolo, gli organizzatori vogliono far rivivere non solo le opere di Taranto, ma anche quella parte di identità culturale che da sempre contraddistingue la città partenopea. Un tuffo nel passato, un omaggio sincero che unisce prosa, musica e arte in un abbraccio caloroso e nostalgico.

L’intervista

Nino Taranto fu uno dei più grandi caratteristi del teatro napoletano, esordì all’età di 13 anni presso il Teatro Centrale di Napoli. Nino Taranto esordì con un tipo di spettacolo ad oggi conosciuto, precisamente con la “canzone in giacca” drammatica e quella da “dicitore” in abito da sera.

Riguardo a ciò, Francesco Rivieccio ci ha raccontato che all’epoca questo tipo di spettacolo, appunto del varietà, della rivista, era molto in voga. Tutti i più grandi attori che Napoli e l’Italia ha avuto: Totò, Eduardo De Filippo e Nino Taranto stesso, in particolare presso il Teatro Centrale, fecero questo tipo di esperienza.

Nino Taranto esordì come macchiettista. Le macchiette erano canzoni divertenti, umoristiche, che avevano lo scopo di far sorridere, ma anche di far riflettere. Quello di Nino Taranto era un grande repertorio che non ha mai abbandonato. In molti all’arrivo del cinema e del teatro hanno abbandonato questo genere, a cui Nino Taranto è restato sempre ancorato. Ciò ha permesso al suo repertorio di giungere fino ai nostri giorni, seppur ad oggi meno conosciuto.

Nello spettacolo di Francesco Rivieccio, Lucio De Filippis ha riarrangiato e suonato le musiche dello stesso Nino Taranto dal vivo.

Difatti l’artista è stato anche: compositore, cantante, nonché il maggiore interprete di Raffaele Viviani. Nino Taranto in quel periodo, fu l’unico napoletano a vincere un Nastro d’argento, con un film non appartenente alla sua zona comfort.

Nino Taranto nelle sue pièce riprende pezzi della propria vita…

Ciò difatti si può notare anche nella rivisitazione di Francesco Rivieccio. Difatti troviamo riferimenti ai sarti (il padre di Nino Taranto era un sarto), nonché alla Repubblica Italiana (il 2 giugno 1983 ricevette l’onoreficenza come Grande ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana).

Anche Francesco Rivieccio ha affermato: “Molte volte il teatro è finzione scenica, perché fingiamo di fare o vivere delle cose. Tuttavia la finzione deve essere come il mago, il trucco c’è ma non si vede. Quindi la finzione per arrivare al pubblico deve venire da un’esperienza di realtà”. Lui, come tanti altri attori, prendeva spunto dalla propria vita personale per mettere in scena queste finzioni”.

Chi è Francesco, quali sono i suoi attori, i suoi comici preferiti?

Io sono innanzitutto un amante di questo tipo di repertorio, anche se poi man mano sperimento anche altre tipologie di teatro. Scrivo dei testi di nuova drammaturgia, ho sperimentato alcune cose, però sono molto appassionato a questo repertorio. Quindi essendone appassionato, chiaramente i miei artisti preferiti, con i quali non ho mai potuto lavorare, che non ho mai potuto conoscere sono: Nino Taranto, Totò, Peppino, Eduardo, Raffaele Viviani. Attori, interpreti, che ho potuto soltanto studiare o vedere in video. Di altri, invece, come Viviani, ma lo stesso Taranto, teatralmente c’è veramente poco. Li ho quindi potuti soltanto ascoltare o leggere, diametralmente sono diventati i miei preferiti, perché veramente ho passato giornate intere a studiarli. Quindi sono principalmente appassionato di questo repertorio e poi fortunatamente riesco a vivere di questo mestiere. Sono felice di poterlo fare.

Tengo particolarmente a questo repertorio, infatti questo è uno spettacolo che portiamo in giro da 8 anni.

Quando e come è nata questa tua passione? A che età?

Tardino, diciamo, rispetto a come si dice solitamente. Nino Taranto ha iniziato a 13 anni, Viviani a 4 anni. Io no, verso 20-21 anni mi è nata questa passione e ho avuto subito la fortuna di lavorare.

Lucio De Filippis ha asserito: Ma anche prima ti è nata questa passione, io mi ricordo prima…

Francesco Rivieccio: “Forse 17-18 anni e poi dai 20-21 ho cominciato veramente a farlo come mestiere .”

Lucio De Filippis e Francesco Rivieccio si conoscono da quasi 30 anni. Lucio ha vissuto tutti gli step di Francesco Rivieccio.

La vostra collaborazione come è nata?

Lucio De Filippis: “In prima elementare (ironizza). E’ nata perché ci conosciamo da una vita, quindi abbiamo collaborato insieme per una questione naturale, di amicizia. E’ stata una questione biologica”.

Lucio, come è nata la tua passione per la musica?

E’ nata a 13-14 anni. Avevo una chitarra a casa che prendeva polvere da 3-4 anni, poi a un certo punto l’ho vista, mi sono appassionato. L’ho presa, ho iniziato a vedere qualche video su YouTube, da autodidatta diciamo così, qualche libro…

Ovviamente per portare in giro questo spettacolo da tanti anni, in omaggio di Nino Taranto, gli siete legati entrambi. Quale messaggio vorreste lanciare a chi lo vedrà in futuro?

Francesco Rivieccio: “Il messaggio principale è quello di non perdere queste tradizioni, questo tipo di repertorio. Se oggi siamo qua e si continua a fare teatro, anche un diverso tipo di teatro è anche grazie a tutto quello che c’è stato prima. Se uno ci pensa veramente il teatro in Italia è quasi tutto teatro napoletano. Nino Taranto è uno dei meno conosciuti, ma ce ne sono tanti altri come lui. Il problema è che anche chi fa teatro spesso non conosce questo tipo di repertorio. Secondo me uno dei principali messaggi di questo spettacolo è proprio quello di farlo scoprire sia alle nuove generazioni, ma anche a chi fa questo mestiere. E’ un tipo di teatro che per essere sopravvissuto fino ad adesso ed aver superato secoli e secoli, qualcosa vuol dire che ha. Non possiamo avere però solo io e Lucio questa responsabilità di scoprirla. Quando abbiamo iniziato 8 anni fa non c’era tutto quest’interesse, ma man mano sta ritornando in voga e noi siamo felici, perché vuol dire che ci avevamo visto bene. Avevamo meno concorrenti, ma siamo pure felici, perché l’importante è che vada avanti questo tipo di repertorio”.

Per maggiori curiosità è possibile visionare il video dell’intervista su YouTube:

Chi ha promosso lo spettacolo?

Ad aver permesso la rappresentazioni di tale spettacolo presso Palazzo Fazio a Capua, la Cooperativa Culturale CAPUANOVA.

L’associazione si sta attualmente occupando di promuovere diverse tipologie di spettacolo teatrale presso Palazzo Fazio.

  • Teatri d’innovazione: Questa sezione è dedicata ai teatri che sperimentano nuove forme espressive, combinando tecnologie, linguaggi contemporanei e approcci innovativi alla messa in scena.
  • Teatrodanza: Sezione che esplora la fusione tra teatro e danza, dando vita a spettacoli in cui il movimento corporeo diventa il principale mezzo narrativo ed espressivo.
  • Teatri dell’inclusione: Raccoglie esperienze teatrali che promuovono l’accessibilità e la partecipazione di comunità marginalizzate, favorendo il dialogo e l’integrazione sociale attraverso il teatro.
  • Teatri dei germogli: Sezione dedicata al teatro per l’infanzia e le nuove generazioni, con spettacoli pensati per stimolare la creatività e l’immaginazione dei più piccoli.

Per ulteriori informazioni è possibile contattare sui social, il responsabile Antonio Iavazzo.

Particolarità della Cooperativa Culturale CAPUANOVA

Una particolarità della Cooperativa Culturale CAPUANOVA è il rapporto post-spettacolo, attori-pubblico. Difatti, dopo la rappresentazione il pubblico può porre delle domande all’interprete o agli interpreti.

Francesco Rivieccio, dapprima appassionatosi a Raffaele Viviani, ha successivamente scoperto il mondo di Nino Taranto. Soltanto poi, è riuscito a collegarlo alle sue collaborazioni con Totò, cosa che succede spesso ai giovani che fanno questo mestiere.

Molti giovani non sanno che Nino Taranto è la spalla di Totò in “Totò truffa”. Nino Taranto è l’unico napoletano ad aver vinto un Nastro d’argento, inoltre in un festival di Napoli ha fatto primo, secondo e terzo posto.

Appassionatosi a Raffaele Viviani, Francesco Rivieccio ha scoperto Nino Taranto e più di 400 macchiette che aveva inciso, nonché le scene incise con il fratello al Teatro Stabile e al Sannazzaro.

Si è appassionato a questo percorso perché si è reso conto che poteva stuzzicarlo nel suo repertorio, come le macchiette, le poesie ed alcune cose inedite che rappresenta nei propri spettacoli. Le macchiette del tradimento compongono la prima parte dello spettacolo. La macchietta va studiata, perché spesso la si vede soltanto alla superficie di quello che rappresenta.

Ad esempio, prendendo spunto dalle MACCHIETTE DEL TRADIMENTO, spesso si pensa che Nino Taranto intendesse dire che tutte le donne fossero traditrici. In realtà Nino Taranto faceva capire che gli uomini fossero scemi e non sapessero reagire a questa cosa.

Ciò ha portato Francesco Rivieccio a decidere di rappresentare Nino Taranto, non attraverso le solite macchiette come “Ciccio Formaggio” o “Dove sta Zazzà”. Nel repertorio di Rivieccio solo “Agata” è forse quella più conosciuta, ma solo per far capire di chi si stesse parlando. Spesso le persone non capiscono chi sia Nino Taranto, infatti spesso dicono a Rivieccio di mettere Nino Taranto nella locandina, altrimenti le persone non sanno chi è.

La missione di questo spettacolo, portato in giro da 8 anni, è quella di far conoscere Nino Taranto ai giovani.

Inoltre, Francesco Rivieccio cerca di modernizzare e variare spesso lo spettacolo in memoria di Nino Taranto, renderlo più fruibile possibile.

Spesso le macchiette sono discriminate, invece quello che faceva Nino Taranto e attualmente Francesco Rivieccio è un lavoro incredibile. La macchietta racchiude: tempi, musicalità, intonazioni.

Questo repertorio se non portato avanti da pochi come Francesco Rivieccio e Lucio De Filippis, va perdendosi e rischia di diventare sconosciuto ai giovani che non riescono a ritrovarsi e riconnettere. E’ fondamentale resistere in questo tipo di repertorio. Ci sono davvero pochissimi giovani che fanno questo tipo di repertorio. E’ un lavoro di resistenza, di valore aggiunto a quello che fa un giovane attore, ciò che Rivieccio cerca di trasmettere con risultati che se uno non ha pregiudizi si ottengono. Bisogna far sì che i giovani inizino ad alfabetizzarsi a un ritmo, a una tradizione, pur non avendola vissuta. Dare la possibilità ai ragazzi di vivere questo repertorio in modo diverso, anche il riarrangiamento di Francesco Rivieccio è fondamentale per produrre nuovi stimoli. E’ un lavoro di AVANGUARDIA, l’AVANGUARDIA non è sempre il nuovo per il nuovo, ma un lavoro di ricerca, la verità per la verità, lo studio. Ciò è quanto affermato dallo stesso responsabile Antonio Iavazzo complimentandosi con Rivieccio.

Altre curiosità del pubblico relative allo spettacolo in memoria del grande Nino Taranto:

Ci sono alcuni pezzi inediti come quello dell’ubriaco che parla e fa il discorso della politica, è stato scritto proprio da Nino Taranto. Francesco Rivieccio e Lucio De Filippis hanno scoperto anche un Nino Taranto autore, non ancora conosciuto. La storia in generale, quella del sarto della compagnia di Nino Taranto che si trova in questo teatro abbandonato e non riesce ad andare oltre, da sarto voleva diventare artista. Con “la cassaforte finale” accetta questa sua condizione finale di dire: va bene, se faccio il sarto non posso fare le macchiette, quindi va bene così e riesce a trovare… (E’ un percorso fatto da loro per trovare un pretesto per omaggiare Nino Taranto).

In tutti i pezzi le parole sono quelle, riarrangiate poi dal maestro Lucio De Filippis che come Francesco Rivieccio all’inizio non conosceva il repertorio di Nino Taranto.

Lucio è un cantautore straordinario, ha scritto e tuttora scrive e suona canzoni sue. Le canzoni di Nino Taranto erano fatte con l’orchestra, quindi Lucio si è messo con santa pazienza ed è riuscito a trovare un arrangiamento.

A Palazzo Fazio per la prima volta è stata rappresentata la macchietta dell’Onorevole con Pulcinella, un duetto che faceva con il fratello Carlo nel teatro del varietà.

La macchietta delle cravatte è invece una delle prime che addirittura facevano Nino Taranto ed Eduardo De Filippo, anche quest’ultimo nato con la rivista e il varietà. Erano gli unici a portare in scena questa macchietta, titolata “Cruvatte, signori!” Su YouTube c’è tuttora una versione di Eduardo ed è stata anche una delle prime cantate da Nino Taranto.

Nino Taranto con le sue macchiette è stato in grado di far riflettere con pezzi che risalgono circa a un secolo fa.

Sono giunte diverse domande fondamentali dal pubblico per Francesco Rivieccio: Al tuo talento naturale che cosa hai dovuto aggiungere in questi anni per arrivare a questi livelli? Per catturare il pubblico, farlo ridere e pensare, qual è la chiave più importante?

Il talento non lo so né riconoscere negli altri, né in me stesso, in qualunque campo. La cosa necessaria e che ho avuto la fortuna di fare è stata quella di lavorare. Ho iniziato con un attore che si chiamava Gigi Di Luca, che ha lavorato con Nino Taranto. Gigi Di Luca ha rappresentato opere con Raffaele Viviani, Nino Taranto, Eduardo De Filippo, Ernesto Lama. Quindi lavorando con queste persone si cerca di catturare ciò che realmente può servire. Il lavoro aiuta molto, le scuole di recitazione arrivano fino ad un certo punto. La teoria si può fare fino ad un certo punto. Lavorando il palcoscenico, Francesco Rivieccio ha appreso delle cose. Il trucco non è apprendere ciò che si fa in teatro, ma capire ciò che non si fa. E’ talmente impossibile capire cosa si fa in teatro che è più semplice comprendere cosa non si fa, è più semplice capire cosa non si deve fare.

Per far divertire il pubblico, Francesco Rivieccio afferma, non so se esiste una tecnica in particolare, ma penso che la cosa fondamentale è divertirsi ed emozionarsi, prima noi che lo facciamo. Se noi non ci divertiamo è chiaro che il pubblico lo percepisce. Se uno non si diverte, automaticamente non scatena il divertimento. Stasera per esempio mi sono permesso di fare delle cose che in un’altra replica non avrei fatto, perché mi stavo divertendo, ho visto che c’era una risposta divertita e ho potuto fare delle cose. E’ molto un ascoltare il pubblico. Io sono miope e quindi questa cosa mi ha aiutato molto, perché non vedendo le persone, non vedo se uno sta sorridendo o se sta ridendo, quindi ho sviluppato un ascolto. L’ascolto del pubblico è fondamentale.

Che differenza trovi tra te e Vittorio Marsiglia per esempio?

Vittorio Marsiglia è uno con cui ho conosciuto anche alcune macchiette che Nino Taranto cantava, ma non ha inciso. Vittorio Marsiglia invece le ha incise. Quindi abbiamo scoperto alcune macchiette anche e soprattutto grazie a lui. Vittorio Marsiglia è penso dopo Nino Taranto, il migliore in questo repertorio. L’unica differenza è che oggi sta seduto con la chitarra in mano perché ha anche una certa età, ma è un modo di fare la macchietta e la fa. Gennaro Cannavacciuolo va ricordato perché fa la macchietta classica con il frac, quello è un altro modo di fare la macchietta.

Il nostro modo molto più teatrale di una macchietta, non è solo detta o cantata, ma vissuta.

Perché il teatro di rivista oggi va molto meno rispetto ad altri generi?

La rivista esiste ancora, ma penso che non va più avanti perché all’epoca la facevano, non voglio mettere i napoletani in mezzo, ma fra i più grandi rappresentanti c’erano: Aldo Fabrizi, Pagani; con tutto il bene possiamo metterci cento di noi, ma non è proprio possibile. Un po’ perché è cambiato il pubblico, ma ciò è stato provocato da noi che facciamo questo mestiere che abbiamo incominciato ad emarginare un po’ questo tipo di repertorio. Titina De Filippo prima di stare con i fratelli lavorava e faceva la rivista con Nino Taranto. Oggi è un genere che non ha più gli interpreti. Massimo Ranieri, ma Massimo Ranieri fino a un certo punto.

La Cooperativa Culturale CAPUANOVA ha infine premiato Francesco Rivieccio per lo spettacolo “Trame di Palcoscenico Omaggio in versi, prosa e musica per Nino Taranto” con una targhetta…

La simbologia rappresentata è caratterizzata da una forma esterna che ricorda la forma del cappuccio di Pulcinella di Fiorillo, ma anche il segno di Annibale a Capua e di buona fortuna in Oriente. I fori raffigurano invece, gli attraversamenti tra i generi.

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