Rabbia e dissenso per la situazione critica in città
Abbandonati dalle istituzioni, i cittadini, ma soprattutto i ragazzi disabili temono la fine
ORTA DI ATELLA. lL lockdown in Campania è saltato. Il fine settimana scorso, durante la riunione Stato-Regioni con ministri e governatori, il presidente della Regione Vincenzo De Luca ha compreso suo malgrado che, pur se la legge glielo consente, non erano validi i presupposti tecnici per avviare la chiusura totale e indiscriminata 24 ore su 24 di attività e dei collegamenti interni e interregionali della Campania. «Senza misure di ristoro non possiamo decidere il lockdown» aveva detto il presidente De Luca.
Oggi i motivi sono cambiati da domenica mattina, in verità sono diventati più articolati e non solo tecnici, ma anche purtroppo politici. Il penultimo Dpcm firmato da Giuseppe Conte consente alle Regioni la possibilità di provvedimenti draconiani (chiusure e blocchi) però sempre dopo aver «sentito il governo». Una situazione che nonostante tutto oggi non ha fine, adesso la vita è ancora più obbligata per la città di Orta di Atella.
Tantissima la paura di vivere questa restrizione che fa più paura del lockdown generalizzato, mette inquietudine, ti fa sentire solo, fuori dal mondo, perché sai che a pochi metri da te la vita continua in maniera diversa da quella a cui ti hanno costretto, contro la tua volontà. Si chiamano new jersey, sono in plastica e vengono di solito utilizzati per costruire barriere stradali e regolare il traffico durante i cantieri quelli che sono comparsi domenica mattina in città . A Orta di Atella non c’è nessun lavoro in corso e non potrebbe neanche esserci. Da troppo tempo questa città vive in un dramma politico, ma soprattutto un dramma sociale e sanitario, il problema più grave è la mancata integrazione dei ragazzi disabili ed autistici nel mondo sociale della città, Michele Pisano instancabile presidente della realtà associativa ‘Bambini simpatici e speciali’ ha invitato attraverso le agenzie di stampa locali il presidente De Luca a rivedere sin da subito l’ordinanza di chiusura per chi soffre. Angelo Di Fabio vicepresidente del gruppo associativo subito dopo Michele, ha espresso invece nei giorni scorsi le preoccupazioni dei ragazzi su questa chiusura cittadina, Orta non può morire abbandonata a se stessa: crescita urbanistica e demografica, sociale, culturale e ricreativa senza controllo e servizi sociali pari a zero, i ragazzi della nostra realtà associativa non possono essere abbandonati, non c’è nulla in questo paese, c’è solamente rabbia e vergogna. Insomma Orta sta vivendo una situazione drammatica. Non c’è neppure un sindaco, dopo lo scioglimento anticipato per le infiltrazioni criminali. Eppure, da domenica mattina, in ogni angolo del perimetro cittadino sono comparsi i new jersey, questi strani oggetti rossi e bianchi, posizionati in diverse arterie minori per chiudere fisicamente gli abitanti del luogo nel loro recinto. Ciò è conseguenza del provvedimento della Regione Campania di istituire la zona rossa, una restrizione estrema poiché negli ultimi tempi in questa terra il Covid-19 ha deciso di attecchire in maniera prepotente: si è registrato, infatti, l’800 per cento in più di contagiati in pochi giorni. Le polemiche sui social sono tantissime, Michele Pisano il presidente del gruppo sociale atellano invita attraverso un suo grido disperato lo svolgimento delle attività essenziali per i bambini attraverso le norme di sicurezza. Magari afferma Michele si potrebbero aprire le porte della nostra realtà per svolgere le attvitià di danzaterapia e musicoterapia. Già nel corso del lockdown nazionale, i bambini hanno dovuto affrontare un periodo difficile, un calvario che sembrava superato con l’apertura del centro e l’avvio del trasporto dei disabili. ‘Abbiamo inventato di tutto per i nostri ragazzi, lezioni online, sedute di musicoterapia e danzaterapia, videochiamate, ma ora tutto questo ritorna prepotentemente tra noi. Adesso basta tuona Pisano, tutto questo tragico momento deve finire, i nostri ragazzi insieme ai cittadini di Orta non possono afferma invece Di Fabio essere chiusi dentro un recinto, i nostri giovani, ma soprattutto il nostro popolo atellano, non può trasformarsi in animale sacrificato in mano ad una classe politica incompetente che adotta provvedimenti snaturati verso la nostra comunità che vive ampiamente uno stato di terrore.’
La salute va tutelata, noi continueremo ad osservare la situazione ad Orta affiancando Michele e la sua realtà in questa nuova battaglia per l’integrazione assoluta dei disabili ed autistici nell’Agro-aversano. I ragazzi hanno bisogno delle uscite all’aria aperta, sono necessarie servono ad evitare peggioramenti. In conclusione ci rivolgiamo quindi alla classe istituzionale che oggi è assente in città, ma soprattutto ci rivolgiamo ai parlamentari eletti ad Orta, perché ahinoi, la città non è con questa situazione rappresentata in maniera dignitosa a Montecitorio, che il distacco quotidiano dalla realtà che si evidenzia nel racconto oggi sulla nostra pagina, è un’autodifesa, che serve per annullare scossoni psicologici e, probabilmente, anche questa volta, inconsciamente, era accaduto ciò. I ragazzi speciali di Orta, ma soprattutto la cittadinanza non può essere abbandonata, la zona rossa fa più paura del lockdown generalizzato, mette inquietudine, ti fa sentire solo, fuori dal mondo, perché sai che a pochi metri da te la vita continua in maniera diversa da quella a cui ti hanno costretto, contro la tua volontà.
Bastava sedersi, ma soprattutto ragionare per creare servizi essenziali per le categorie che soffrono in città, bisognava riflettere attivamente mettendo soluzioni strategiche sul tavolo prima di chiudere Orta di Atella, anche se la chiusura oggi era l’unica soluzione vista la percentuale dei contagiati che è cresciuta in maniera esponenziale, ma mi resta però il dubbio sulle troppe mancanze nel sistema di gestione politica e istituzionale della pandemia in città, sulle evidenti contraddizioni, che fanno pensare, contemporaneamente mal digerire questa forzata restrizione della libertà dei cittadini, ragazze e ragazzi atellani, ma soprattutto mi resta il dubbio sulla politica cittadina che oggi riesce grazie al ‘capitale’ in maniera sbrigativa a regalarsi sempre un tampone a domicilio.
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