
Per noi di V-news la Parola dell’ On Stefania Ascari e della giovanissima vittima di linciaggio mediatico

“Una mia compagna di classe ha abortito.. questo è quello che ci siamo ritrovati sulla porta della nostra classe e su quelle del nostro piano. Mi viene da vomitare e vorrei prendere a ceffoni tutti quei sfigati che hanno fatto sta cosa, fanno veramente venire il vomito” .
E’ con questo post che comincia la ricerca mediatica della giovanissima linciata e giudicata a scuola da parte di tutti gli organi di stampa.
Si, perchè questo accade in una scuola italiana della provincia di Piacenza, in una scuola appunto, in una comunità educante, con gente che presumibilmente dovrebbe ben comprendere certe dinamiche, certe scelte che oltretutto sono il risultato di battaglie più che ventennali. Una generazione che non perde dunque tempo a puntare il dito piuttosto che comprendere e rispettare le scelte personali che appartengono a ciascuno di noi. Una constatazione che turba non poco.
“Io feto, tu aborto” , “Ho bisogno di affetto”, “Questi eri tu”, tra le frasi dei biglietti choc attaccati al muro della scuola al centro della storia, dedicati ad una studentessa che ha avuto solo la ‘colpa’ di aver abortito.
La denuncia di quanto ha dovuto subire da parte di alcuni suoi compagni di classe, attraverso i social, con la pubblicazione dei biglietti trovati a scuola: “Una mia compagna di classe ha abortito , questo è quello che ci siamo ritrovati sulla porta della nostra classe e su quelle del nostro piano. Mi viene da vomitare”. Biglietti lasciati in classe e nei corridoi poi diffuse sui social insieme alla denuncia di alcuni compagni con il messaggio appena citato, condiviso decine e decine di volte durante le ultime 48 ore su Facebook.
I quotidiani locali, hanno riportato la notizia che la dirigente della scuola in cui si è verificato l’increscioso episodio, ha deciso di avviare una indagine interna con la promessa di adottare massima severità nei confronti di chi ha realizzato ed affisso tali biglietti.
Gravissimo che dopo più di 40 anni dalla 194 siamo ancora in un Paese dove la libertà di scelta viene additata e giudicata.

l’On Stefania Ascari, della Commissione Giustizia e Antimafia in una intervista rilasciata a noi di V-news:
A: Onorevole Ascari, una dichiarazione sulla vicenda dell’adolescente messa alla gogna per aver scelto l’aborto.
S: “Tutta la mia solidarietà a questa ragazza ed a tutte le donne che hanno dovuto affrontare esperienze simili. Quello di disporre del proprio corpo liberamente è un diritto per il quale io mi batterò sempre. Va ricordato che in Italia esiste per legge il diritto all’aborto, un diritto che include non solo, ovviamente, la possibilità di effettuare liberamente un’interruzione di gravidanza, ma anche il rispetto e la tutela della società nei confronti di chi decide di affrontare questa scelta. Una scelta spesso dolorosa e non facile da prendere. La giovane studentessa è stata colpevolizzata dimenticando che c’è appunto una legge che disciplina l’interruzione di gravidanza. Ciò che ha subito è il risultato di una cultura maschilista che viene fuori in ogni sua forma. Chi siamo noi per giudicare? Nessuno. E’ stata giudicata assassina e ciò fa emerge che i giovani non hanno rispetto del diritto ad abortire. L’hanno colpevolizzata, vuol dire che non hanno capito, non hanno avuto rispetto, calpestandolo. Questa è una vera e propria violenza ed ancora una volta alla donna viene detto quello che deve fare, risultato di un contesto retrogrado, sessista e maschilista”.
A: Cosa sente di dire alla ragazza nel caso avesse possibilità di farle avere le sue considerazioni?
S: “Massima solidarietà e supporto a questa giovane ragazza. Sono molto colpita da questa vicenda e non posso immaginare lo stato d’animo che sta vivendo. Una vicenda oltretutto accaduta a scuola. Sappia che non è da sola, ha il mio supporto totale e la disponibilità come quella di tanti altri rappresentati delle istituzioni che sono al suo fianco. Questa vicenda ci ricorda quanto ancora l’aborto nel nostro Paese venga criminalizzato e quanto le donne vengano ingiustamente colpevolizzate se decidono di esercitare questo diritto e di essere padrone esclusive del proprio corpo”.
A: “Pensa che la scuola dovrebbe lavorare in tal senso? Nel caso in che modo?
S: “Dunque, formazione, informazione, per una scelta consapevole, perchè esiste la libertà di scelta ed urge tutto questo per una autodeterminazione sessuale. Quindi salute e informazione, formando, parlando, attraverso condivisone, educazione alla sessualità. Esiste una legge sulla autodeterminazione del proprio corpo e sono fondamentali gli incontri per parlare di diritti. Dobbiamo dire che la scuola deve avere un ruolo per educare ai valori, alla sessualità, confrontarsi con i ragazzi che sono sessualmente attivi ed è giusto che abbiano la possibilità di conoscere, confrontarsi, rapportarsi con personale qualificato che li possa indirizzare sul come proteggersi, anche con l’utilizzo dei contraccettivi, i giovani vanno aiutati nel processo di consapevolezza. È estremamente necessario implementare gli strumenti di educazione sessuale e sanitaria soprattutto all’interno delle scuole, affinché ciò non avvenga più e i giovani sviluppino la sensibilità e il rispetto doverosi e necessari in queste occasioni. Affrontare il tema con dialogo e confronto responsabile”.
Ecco l’intervista rilasciata a noi di V-news dalla giovane studentessa:
A: Innanzitutto grazie per averci dato modo di avere questo confronto. Mi fa strano non poterti chiamare per nome ma doveroso per concederti privacy in un momento cosi particolarmente delicato per te. Sappi che non sarà un nome a cambiare la stima e la vicinanza che sento di esprimerti. Come stai? Ti va di raccontarci come è andata?
X: “Sto bene. Ho ricevuto tanta solidarietà ma soprattutto l’appoggio della mia meravigliosa mamma ed anche dei professori. Sono felice che questa vicenda abbia dato modo di attivare un meccanismo di comunicazione capace di sensibilizzare. Credo che possa essere importante ed utile mettere in atto un progetto educativo in tal senso”.
A: Cosa credi possa essere utile comunicare a chi magari si ritrovi a fare la tua stessa scelta e cosa pensi possa fare la scuola come comunità educante?
X: “Quando vivi momenti come quello che ho vissuto temi il pregiudizio e le ripercussioni che può avere su di te, vieni etichettato, questo non deve accadere. Bisogna parlare, parlarne, non è semplice farlo anzi, è difficoltoso ma una volta essere riuscita puoi davvero sentire di aver tolto da te stessa un grandissimo fardello. Potrei dire essere terapeutico. Nella vita pensi – Non potrà mai accadere a te- ed invece accade. La scuola potrebbe e dovrebbe diventare un importantissimo punto di partenza, con l’informazione, partendo proprio dall’invito a prendere precauzioni ad esempio ma non solo. Sembra scontato parlarne nel 2021 ma non lo è, anzi. E’ importante aprirsi in famiglia e cercare di parlare il più possibile tra giovani, senza sottostare alle etichette che eventualmente ti affibbierà la gente, a causa dei tabù che ancora esistono in Italia. Bisogna affrontare tutto senza nascondersi. La scuola deve formare per far sì che tutti stiano al mondo accettando le scelte degli altri, i loro pensieri. L’educazione civica come materia è fondamentale ma va anche vissuta nella ed attraverso la quotidianità. Perchè non basta solo conoscere che ‘quella specifica cosa sia importante’ bensì ‘il perchè lo sia’.
