13 Dicembre 2024

‘Qui non è Hollywood’, la serie sul caso Sarah Scazzi

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Sospesa prima di andare in onda, la serie cambia nome e diventa ‘Qui non è Hollywood’ facendo ascolti da record

Claudio Scazzi:” “Un plauso a Leonardo Bianconi che mi ha impersonato nella serie televisiva Qui non è Hollywood”

“You’re so damn cute, I’ll be in your room.”

Avril Lavigne

Per la Rubrica ‘Cose Serie’ non potevamo ignorare una delle serie più belle di matrice italiana: Qui non è Hollywood. (clicca qui per le anticipazioni)

Mettendo da parte la storia di cronaca nera che ha ispirato scrittori e sceneggiatori, il caso di Sarah Scazzi morta ad Avetrana, in un pomeriggio d’estate, rimarrà una pagina del giornalismo noir che non si dimenticherà mai.

Cast di ‘Qui non è Hollywood’ – Fonte Prima News

La trama

Siamo nell’estate del 2010 e la giovane Sarah, una giovane quindicenne con tanti sogni e una passione per Avril Lavigne passa tanto tempo con la cugina Sabrina, 22 anni. Famiglie semplici che vivono in una località di mare nella splendida Puglia, ed è così che Sarah trascorre le sue giornate: Creando gioielli con le perline, scrivendo sul suo diario segrete, uscendo con la cugina Sabrina e i suoi amici e andando al mare.

Il 26 Agosto però, la giovane Sarah esce di casa per andare al mare ma non tornerà più: Il suo corpo verrà ritrovato dopo circa quaranta giorni in un pozzo.

E’ l’inizio della fine.

Personaggi e cast

I personaggi principali sono ben costruiti attraverso gli atti e fonti certe, proprio per non cadere nella negligenza. La serie, divisa in quattro episodi, è diretta da Pippo Mezzapesa e nel cast incontriamo Vanessa Scalera, splendida nel suo ruolo di Cosima, e la sua immedesimazione è stata straordinaria, come tutti i suoi personaggi;

Giulia Perulli, nelle vesti di Sabrina ha dimostrato di essere riuscita a calarsi nei panni della giovane protagonista ed è stata capace di portare sullo schermo le emozioni represse, le difficoltà nell’affrontare un rifiuto e l’immaturità emotiva della prima accusata di omicidio;

Paolo De Vita, nei panni di Michele Misseri, Federica Pala nel ruolo della giovane Sarah e Imma Villa che interpreta Concetta, la madre della vittima.

Ad arricchire la scena i personaggi secondari tra cui Ivano, l’ossessione di Sabrina ed interpretato da Giancarlo Commare, Daniela, la giornalista che aveva capito molto dal primo momento e Leonardo Bianconi che interpreta Claudio, il fratello maggiore di Sarah.

Come mai una serie con questa tematica ha avuto un riscontro così forte sul pubblico?

Sì potrebbe rispondere con un’altra domanda: Perché le serie che hanno uno sfondo di violenza e criminalità piacciono tanto al pubblico?

Come lo definiva lo psichiatra Fabrizio Di Giulio, parliamo del ‘nemico interno’.

L’insieme delle emozioni vissute nel passato, vuoti, abbandoni, dolori e frustrazioni sono lì che aspettano un risarcimento emotivo e nell’attesa, continuando a soggiornare dentro di noi.

In alcuni casi ciò emerge in violenza mentre lo spettatore, o il lettore assiduo di cronaca nera pensa che ‘almeno lui non ha commesso reato’.

Ma qual è il vero problema?

Sicuramente che si scatena un vero interesse nei confronti dei ‘carnefici’ perché inizia la caccia al ‘perché’, ‘in che modo’, ‘ ma cosa pensava’,’ ma è una/o narcisista?’, ‘ no ma il padre lo picchiava’ e così via.

Si sceglie la morte per poter dimostrare di avere il potere sugli eventi, di eliminare così il problema.

La vera domanda?

Cosa ha portato l’assassino a compiere il gesto? Che infanzia ha avuto? E’ stato incoraggiato da bambino? Si è sentito supportato in famiglia?

Una serie di questa portata, qualitativamente bella e con un grande cast ha il compito di portare luce sulla vittima e non tanto sull’esaltazione del male.

Il titolo originale, infatti, era ‘Avetrana: ‘Qui non è Hollywood’, frase scritta sul muro di casa Misseri quando la valanga di turisti e giornalisti sono arrivati nel Paese in cerca del luogo del delitto e della ‘casa degli orrori’.

Il Sindaco di Avetrana non ha gradito ed ha chiesto al Tribunale di Taranto di rimuovere il nome della cittadinanza per non dare il messaggio sbagliato, cioè quello di lasciar intendere che ‘tutti sapevano ma preferivano l’omertà’.

Concetto sbagliato, chiarito dalla produzione della serie in quanto non si attribuisce nessuna colpa ai cittadini.

Il vero senso della serie è proprio quello del malessere covato dentro di noi che, non accuratamente trattato, può sfociare in qualcosa di improvviso tanto da far compiere gesti insulsi e criminali.

Stile e Impatto culturale

La serie ha calcato molto la mano sulla cultura del posto, sul dialetto e abitudini dei cittadini che, da questa storia ne hanno guadagnato notorietà come località turistica.

Dal volere il riservo, tanto richiesto da Cosima, alla voglia di emergere di Sabrina al silenzio scelto da Concetta, che ha riversato nella religione tutto il suo dolore.

Gli attori, ma anche la produzione, meritano un plauso per la loro capacità di portare in scena non solo la storia che, ormai conosciamo tutti, ma anche dinamiche emotive, abitudini e comportamenti legati ad un determinato luogo ed in questo caso, ad un Paese di provincia. Infatti,

durante il Festival del Cinema di Roma Vanessa Scalera si racconta ai microfoni e parla di una Cosima, di una donna che ha avuto una vita difficile, dimostrava più anni di ciò che aveva e lo fa anche Giulia Perulli che racconta della sua trasformazione in Sabrina. (video qui)

Entrambe le attrici parlano di quanto sia stato concentrato il lavoro sull’essere e no sul contesto ed è ciò che ha portato ad un grande risultato.

Nell’ultimo episodio, soprattutto, vediamo come una donna fredda e riservata come si voleva che fosse Cosima o qualsiasi donna di un paese di campagna, abbia un legame con sua figlia Sabrina e, anche se non è capace di dimostrarlo, fa percepire che aveva capito il suo malessere interiore.