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Roma. La tutela del diritto al lavoro e all'insegnamento degli abilitati esteri secondo la direttiva CEE num 36/2005 e il D.Lgs 206/2007. Convegno Nazionale

A scendere nuovamente in campo l’On. Paolo Russo: voce di tanti docenti italiani

In allegato la posizione dell’Università “Dimitrie Cantemir” di TÎRGU MUREȘ sui Corsi TFA seguiti dagli studenti italiani 

Lo scorso 1 Febbraio a Roma si è tenuto un convegno nazionale all’insegna della difesa dei docenti abilitati esteri dal titolo ” La tutela del diritto al lavoro e all’insegnamento degli abilitati all’estero secondo la Direttiva Europea n.36/2005 e il Decreto legislativo attuativo n.206/20017″.

Ciò si è reso possibile grazie alla tenacia di un partito che crede fermamente nella tutela dei diritti dei cittadini, con particolare riguardo dei cittadini italiani laureati in Italia e specializzati all’estero, nello specifico in Romania, quale Forza Italia, nella persona dell’On Paolo Russo, nonché all’Avv. Maurizio Danza, al Capo di Gabinetto del MIUR Cons. Giuseppe Chiné , all’On Renata Polverini, al Dott. Raffaele Nucera, alla delegazione rumena dell’Università Dimitrie Cantemir di Tirgu Mures: Conf. univ. Dr. Prof. Ing. Alexandru Bogdan Murgu, Prof. Univ. Dott. Mircia Simionescu, Prof. Univ. Dott.  E. Adriana Tumuletiu, Avv. Doru Blaj, Sig. Oltean Cornel, le Agenzie, nelle persone di Covino Roberto, Michele Puglisi, Alessandro Galantuomo, Gennaro Galasso, Orsola Altomonte, senza dimenticare l’Avv. Antimo Mastroianni (SLM Studio Legale Mastroianni) e l’Avv. Monica Mauro che, in precedenza, lo scorso 22 novembre 2018, hanno portato e discusso la problematica, durante un tavolo di lavoro, assieme all’On Martusciello ed all’ On Russo al Parlamento Europeo di Bruxelles, dando vita ad un evento senza precedenti.

Una parentesi giuridico-culturale che ha permesso di dar voce agli innumerevoli laureati che hanno concluso un percorso difficile, ricco di ostacoli, sacrificando famiglia, risorse e serenità, rimettendosi in discussione, imparando e misurandosi fin dal principio in prove di una lingua non solo fino a quel momento sconosciuta ma poco usata e quindi ancora più difficile da studiare. Il tutto senza abbattersi e continuando a credere in una Europa a misura di diritti oltre che di doveri.

Il convegno che ha fin dal principio invitato alla partecipazione tutti gli abilitati in Romania, è stato organizzato da FSI/USAE (Federazione Sindacati Indipendenti) Scuola in collaborazione con l’Associazione Tutela Abilitati in Romania ( A.T.A.R.), ed ha avuto luogo presso l’Aula dei Gruppi Parlamentari-Camera dei Deputati- Via di Campo Marzio n.78.

Sono intervenuti tecnici della materia , rappresentanti delle istituzioni ed esponenti del mondo delle università, rappresentanti delle istituzioni e delle università straniere ed il Segretario Generale di FSI USAE Adamo Bonazzi,
per assicurare una tutela ‘scomoda’ per quanti calpestano i diritti di tanti docenti italiani.
Ecco quanto dichiarato dall’On. Paolo Russo attraverso la sua pagina Facebook: “Per non farci mancare niente oggi con Renata Polverini ci é toccato difendere migliaia di ragazze e ragazzi, giovani professionisti del nostro Paese abilitati in Romania e non riconosciuti dal Ministero dell’istruzione italiano. Una discriminazione al contrario: vengono riconosciuti i titoli di studio dei rumeni, ma non quelli degli italiani #abilitati in Romania. Sic! Io li premierei questi professionisti, questi docenti che investono sulle loro competenze e capacità provando a formarsi a migliaia di km di distanza in assenza di bandi in Italia. Altro che reddito di cittadinanza, bamboccioni e divano! Io non mollo! #scuola”.

 

Di seguito le domande poste alla Dottoressa Adriana Tumuletiu, Capo Dipartimento Pedagogico Università Dimitrie Cantemir di Tirgu Mures. In risposta a quanto richiesto, la Professoressa ha inviato una documentazione da parte dell’Università sopracitata che specifica la posizione della stessa in riferimento alle richieste dei docenti interessati alla tutela.

I: Gentilissima Professoressa, grazie per dare modo di confrontarci e far sapere a chi ci segue cosa sta accadendo per i docenti che hanno creduto nell’Europa e sono in attesa di ottenere un diritto.

Stimata profesoara mulțumim pentru oportunitatea de a avea un confront şi de a aduce la cunoştințiă celor ce be urmăresc despre ce  acade în europa şi aubt în asteptarea de a opține un rezultat.

I: Un grazie dunque alla Professoressa Adriana Tumuletiu, Capo Dipartimento Pedagogico Università Dimitrie Cantemir di Tirgu Mures.

Un mulțumesc în special doamnei profesoarei Adrialia Tumuletiu,şefa departimentului petagogic a universitați Dimitrie Cantemir din Targu Mures.

I: Sappiamo che il 1 febbraio c’è stato un evento a Roma dove era presente anche lei,  dal titolo
“La tutela del diritto al lavoro e all’insegnamento degli abilitati esteri secondo la direttiva CEE num 36/2005 e il D.Lgs 206/2007”, ecco può dirci come questa tutela potrebbe davvero fare il suo corso?

Stim ca pe data de 1 februarie a fost un evenimebt la Roma unde ați fost prezent şi dumnevoastra.
Pentru tutelarea dreptului munci şi predarea calificari straine în conformitatea CEE num 35/2005 şi D. legs. 206/2007
Posibil să stim cum aceasta tutela poate întradevar să-şi fac parcursul?

 

I: Sappiamo che il MIUR italiano non si esprime sul riconoscimento del percorso di docenti laureati in Italia che hanno deciso di abilitarsi presso la facoltà di Tirgu Mures, una discriminazione senza precedenti. Lei che ha seguito questo stessi docenti li ritiene validi, capaci di essere competitivi e formati in maniera rigorosa e secondo le direttive europee?

Stim ca Miur Italian nuse exprima în recunoasterea parcursului de catre profesori laureați in Italia care au decis şa se califice catre facultatea Targu Mures, o discriminare fara precedența. Dumneavoastră care ați urmarit indeaproape acesti profesori îi rețineți
perfect valabili, au capacitatea de a fi competitivi şi formați într-o maniera riguroasa şi dopa directiva Uniunei Europene?

I: In pochi sanno che prima ancora di iniziare qualunque percorso presso le Università della Romania si debba superare un esame di limba rumena, ma in tanti ci accusano di non averli superati addirittura mettendo in discussione il vostro rigore in tal senso. Lei cosa può dire a coloro che additano gli studenti che hanno investito nel percorso di abilitazione rumeno?

Putin stiu ca înainte de a începe un parcus catre o Universitate în Romania trebuie să fie admis la un examen de limba romana dar mulți ne acuza că nu le-am superat, punand în discuție seriozitatea dumneavoastră, în acest sens dumneavoastră ce puteti spune tuturor celor ce au decis sa se califice în Romania?

I: Chi si è abilitato presso le Università rumene è stato accusato di avallare un business che riempie le tasche di università come la Tirgu Mures, ricordiamo però che forse è proprio L’Italia che perderebbe possibilità di introiti in denaro se il MIUR omologasse tutte le richieste di abilitazioni estere, considerando il fatto che al prossimo TFA risulterebbero meno iscritti. 

Cine sa calificat În universitatile din romania au fost acuzati de a sustine o afacere care umple buzunarele universitatilor precum cea din Targu Mures.
Reamintim ca în aceste fel chiar Italia ar pierde venituri în valuta daca Miur ar omologa toate cererile de calificare straine.
Considerant faptul ca urmatorul TFA ar rezulta mult mai puțini înscrişi.

 

I: L’Europa pare non abbia valore in questa parentesi di riconoscimento di diritti universitari, cosa consiglia agli addetti ai lavori del MIUR Italiano?

Europa pare a nu avea valoare în aceasta paranteza de recunoasterea “drepturilor Universitari.”
Ce sfatuiți celor calificati în cadru munci în Miur Italiano?

 

 

A mio parere, la parola diritto etimologicamente deriva da directum, che vuol dire procedere in una direzione regolare ed ecco che data la situazione si deve  sottolineare che nella situazione in cui sono gli ‘abilitati esteri’ non si può definire ‘direzione regolare’.

La disparità di trattamento con cui l’Italia utilizza due pesi e due misure tra i laureati in Italia ed abilitati esteri (in Romania piuttosto che in Spagna o in Bulgaria) o ad esempio gli stessi rumeni laureati e specializzati nel loro paese che giunti in Italia si vedono tranquillamente omologati i loro titoli, è senza precedenti. Disparità di trattamento nello stesso paese che conosce il coraggio ed il sacrificio che accomuna gli studenti prima e laureati poi italiani. Conosce tuttavia anche le difficoltà universitarie ed economiche delle famiglie degli studenti per completare il piano formativo appena descritto.

Tutto ciò oltre ad essere ingiusto e mortificante lascia una nota stonata: Che senso ha parlare di Europa, se l’Europa perde il suo valore di globalizzazione?
E soprattutto come si intende ristabilire la parità di trattamento tra coloro i quali hanno conseguito l’abilitazione all’insegnamento tramite percorso misto (laurea in Italia e formazione in Romania) e coloro i quali hanno invece un percorso unitario (laurea e formazione in Romania) visto che attualmente i laureati italiani vedono le proprie domande di riconoscimento inspiegabilmente bloccate?

Il decreto legislativo n. 206 del 2007 disciplina l’attuazione nel territorio Italiano della direttiva 2005/36/CE relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali e l’art. 17 del predetto decreto, in modo chiaro, elenca quelli che devono essere gli allegati alla domanda da inviare per dare avvio alla procedura di riconoscimento regolamentata dal suo art. 16.

Il Ministero dell’Istruzione in Romania, quando trattasi di titolo di accesso alla professione di insegnamento ottenuto tramite omologa della laurea ottenuta in Italia, giustamente certifica che il titolo esiste ed è in possesso del richiedente specificando che quest’ultimo ha avuto accesso al relativo corso grazie al riconoscimento in Romania della laurea conseguita in Italia.
Il MIUR pretende che in detta certificazione venga esplicitamente dichiarato che la stessa è rilasciata in conformità all’art. 11 della direttiva Europea ed in assenza di ciò sospende la procedura di riconoscimento.
Gli italiani laureati  in Italia, sono dunque palesemente discriminati rispetto a quanti, invece, hanno frequentato l’Università all’estero.
È dunque necessario tutelare i cittadini e mi spiego meglio, andando oltre il concetto di ‘cittadino italiano’, da docente ricordo che esistono richieste proprio dal MIUR italiano per tutti i docenti che attuino strategie di insegnamento che abbiano come obiettivo rendere il bambino di oggi non più soltanto Cittadino europeo ma cittadino del mondo. E come si può chiedere questo ai docenti se poi proprio ai docenti stessi viene negato il solo e semplice diritto di equiparare una abilitazione conseguita in un paese membro dell’Unione Europea, in Italia? È una amara ed assurda presa di posizione da parte del MIUR italiano che contraddice il principio stesso e tradisce quel che ci chiede di fare con i nostri studenti.

Oltretutto mi duole ricordare l’Articolo 3 della Costituzione: il principio di eguaglianza e l’art 3 della costituzione lo enuncia.

A tal proposito il principio di uguaglianza sostanziale comporta l’impegno dello Stato a creare le condizioni di eguaglianza sostanziale fra i cittadini, ovvero a rimuovere gli ostacoli di natura economico-sociale che di fatto impediscono la partecipazione dell’individuo alla vita del paese. Tale principio tende a provvedere a singoli casi per eliminare eventuali svantaggi.
Il principio di eguaglianza sostanziale assieme a quello formale si completano a vicenda perché l’uguaglianza formale impedisce di cerare discriminazioni all’incontrario, mentre l’uguaglianza sostanziale addolcisce la dura legge che non conosce eccezioni.
I due principi sono tenuti in equilibrio dal principio di ragionevolezza, che esige che le disposizioni normative contenute in atti aventi valore di legge siano adeguate o congruenti rispetto al fine perseguito dal legislatore. Nel caso si accerti l’irragionevolezza della legge, essa potrà essere abrogata, per illegittimità costituzione dalla corte costituzionale.
Bisogna tenere a mente i concetti appena espressi di : ostacoli (di natura economico-sociale), svantaggi, discriminazioni, irragionevolezza ed illegittimità. Il ‘caso’ in questione le racchiude tutte.
Il principio di uguaglianza è fondamento della cultura giuridica.
Gli stessi
docenti, formatori, che creano le condizioni secondo cui un bambino sia consapevole di proprie potenzialità e dei suoi diritti e non di meno dei suoi doveri, si vedono privati di quanto testimoniamo attraverso programmi ministeriali, aggiornati da indicazioni nazionali e non di meno, ultima e non per importanza dall’agenda 2030 emessa dall’Onu che mira allo sviluppo sostenibile (cito soltanto il valore dei suoi 17 goal) o ancora i nuovi scenari pubblicati lo scorso febbraio perché ci si è resi conto che non sono stati raggiunti gli obiettivi di Cittadinanza e costituzione. (Ecco, parole che pesano come macigni: Cittadinanza e costituzione). Questo dovrebbe far aprire gli occhi su tante decisioni prese ed ancora da prendere.
Gli stessi precari, benché vincitori di un concorso nazionale, quello del 2016 ancora senza ruolo, perché in Italia si è stabilito prima in un bando nazionale un numero di posti e al momento gli stessi posti sono coperti da colleghi che volontariamente, in precedenza, avevano aderito ad un piano nazionale di assunzione e che ad oggi, raggirando la legge (il tutto sempre consentito dal MIUR), occupando il posto dei vostri sopra citati. Ecco oggi si deve chiedere all’Europa di verificare che i diritti siano effettivamente rispettati, soprattutto nei riguardi dei docenti che, malgrado il silenzio degli organi  preposti, pur vedendo calpestare i propri diritti, ancora credono nell’istruzione, nella formazione e nell’istituzione scolastica tanto da credere ad esempio nel cosiddetto Bilancio Sociale che deve rendere conto del modo in cui la scuola interpreta la propria missione istituzionale, esplicitandone i valori di riferimento, la visione e le priorità di intervento, i risultati raggiunti, gli impegni e le azioni previste per il futuro. Urge un bilancio sociale rispetto ai docenti che  non si sono fermati al fatto che in Italia non ci fossero più  corsi abilitanti, cercando di poter conseguire gli stessi in altri Paesi della Unione Europea. Il tutto lasciando famiglia, figli, investendo dunque denaro e tempo, contribuendo alla fiducia nel concetto di Europa, perché investendo nelle università europee nel loro ‘piccolo’ (che assicuro con la crisi economico- sociale presente in Italia piccolo non è) contribuendo a ‘sovvenzionare’ le università estere stesse e tutto ciò che ruota intorno al Paese che li ha ospitati, dando in prima persona fiducia al concetto di Europa, alla Europa stessa. A tal proposito, non credete che si debba restituire questa fiducia, creando le condizioni ideali per chiedere con fondamento giuridico al MIUR italiano di omologare tale percorso ?

A chiederlo sono i docenti che formano in primis la cultura della responsabilità e chiedono agli organi preposti una responsabilità di giudizio e di azione rispetto a quanto detto.
Oggi rappresentano, nella loro richiesta, il ponte non tra l’Italia e l’Europa tutta ma dell’Europa nell’Europa stessa. Una Europa che fino ad oggi non sapeva ma ora sa e deve essere cosciente del fatto che siamo privati di un diritto e nessuno sta muovendo un dito. Credono nella realizzazione del rispetto dei diritti e nella straordinaria forza che siete, che siamo. Dar voce ai loro sacrifici, ai loro diritti darà anche modo a chi non crede più nell’Europa di riconfidare in ciò che rappresentava nel non lontanissimo 1962 e che pet tanti ancora rappresenta.
Inoltre si ricorda che tali docenti, a proprie spese si aggiornano e si formamo di continuo, che l’OCSE nel 1997 ha avviato uno specifico progetto di ricerca per giungere alla definizione e selezione delle COMPETENZE (DESECO), individuando in questo ambito le cosiddette competenze chiave. Europa, tutto questo per certificare le competenze bisogna valutarle ed a tal proposito, sono stati ampiamente valutati ed attendono solo un riconoscimento doveroso.

 

 

On. Paolo Russo
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Di Thomas Scalera

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