• Gio. Mar 28th, 2024

Roma. Libera Rappresentanza dei Militari, Foti invia una lettera aperta a Mario Giordano

La risposta del presidente Girolamo Foti alle critiche al Ministro Trenta da parte del giornalista

ROMA. Fa discutere la puntata del programma “Fuori dal Coro”, condotto dal dottor Mario Giordano ed incentrato sull’operato del Ministro Elisabetta Trenta. Parole pungenti che hanno scosso il mondo militare, spingendo il presidente di “Libera Rappresentanza dei Militari”, Girolamo Foti, ad intervenire personalmente, inviando una lettera aperta al giornalista “Mediaset”.

Ho ascoltato il suo intervento, o meglio il suo sfogo, sul Ministro della Difesa, Elisabetta Trenta – afferma Foti -. Nulla di originale, tanto è vero che è sulla stessa scia di quelli già espressi dall’ex Ministro della Difesa, On. Ignazio La Russa, gli ex capi di stato maggiore ed altri generali in pensione. Si tratta di un pessimo accanimento contro il nostro Ministro della difesa, che rappresenta, rispetto ai suoi predecessori, un volto umano, vicina dai militari e da loro stimata. Non sono culturalmente ai suoi livelli, ma il suo intervento banale merita un’approfondita riflessione, che formulo da militare in servizio, da reduce di missioni ed eletto da tre mandati delegato nazionale del Cocer. Le scrivo da Presidente nazionale del primo sindacato militare della storia dell’esercito italiano riconosciuto dal Ministero della Difesa. Rispetto a lei, ho sulle spalle l’esperienza, gli anni di servizio, ma, soprattutto, la delega di tanti colleghi in rappresentanza. Mi sono davvero stancato di sentire voi giornalisti, politici e pensionati parlare a nome di tutti noi oppure leggere su periodici sconosciuti discutibili sondaggi. Innanzitutto, dottor Giordano, sa bene cosa prevede l’articolo 11 della Costituzione italiana, che, per precisare, recita ‘L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo’. Il nostro Esercito, in ogni missione, non ha solo garantito la sicurezza, ma ha ricostruito scuole, strade, ospedali, soccorso le popolazioni afflitte dalla guerra. Difatti, la parola inclusione non ci mette paura, anzi ci rende orgogliosi. Il nostro esercito ed i suoi militari non si sono mai tirati indietro per intervenire in soccorso dei concittadini in difficoltà, come nei casi di terremoti e catastrofi naturali. Non sono stati rari i casi di supporto alle forze di polizia, come avvenne all’epoca dell’operazione vespri siciliani. La figura del soldato ‘rambo’, che ama la guerra, resta impressa solo nelle logiche di giornalisti come lei. Gli stessi che non hanno visto bambini morti a terra, crani spappolati, teste mozzate, esseri umani incaprettati come delle bestie. Si vada a fare qualche missione con i soldati in teatro di guerra, in prima linea a sentir piangere i colleghi, soffrire della morte altrui, ascoltare i colpi di mitragliatrice, l’odor della morte. Io non sono rambo, ho svolto svariati incarichi, dalla guardia, alla mensa, alla pulizia delle stoviglie, all’addetto al centro trasmissioni, ma ho visto l’effetto della guerra sulla gente che mi ha fatto cambiare idea e sostenere il ministro Trenta che vede la festa della repubblica come festa dell’inclusione e dell’amore verso gli altri; una visione più umana dell’essere soldato”.

L’attacco di Foti al dottor Giordano è senza alcun tipo di pelo sulla lingua: “Nella pochezza del suo intervento televisivo, lei dimentica il giuramento prestato da chi ricopre certi incarichi importanti come ad esempio l’articolo 54 della Costituzione (Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge). Nella Costituzione, la nostra Repubblica sostiene la solidarietà, l’eguaglianza, e il rispetto delle minoranze. Dunque, fa parte della nostra costituzione. La festa del 2 giugno è la Festa della Repubblica non dell’Esercito; è la festa patrocinata dal nostro presidente della Repubblica. Il Ministro della Difesa non ha fatto altro che rispettare la nostra costituzione e il suo giuramento prestato. E’ grave che ad un giornalista come lei sia sfuggito anche questo aspetto, oltre che a dimostrare che di non conoscere chi sono i militari e come la pensano, se non chi pensa agli interessi personali e cerca invano di strumentalizzare il ministro”.

Girolamo Foti richiama anche l’articolo 52 che recita “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino. Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge. Il suo adempimento non pregiudica la posizione di lavoro del cittadino, né l’esercizio dei diritti politici. L’ordinamento delle Forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica”. Il presidente LRM sottolinea: “Il Professor Calamandrei sì pronunciò, in diverse lezioni incentrate sulla costituzione e tenute presso l’Università di Milano, negli anni 50, riguardo all’articolo 52 e definì l’esercito come ‘esercito del popolo’. Non le voglio fare una lezione sulla costituzione e sull’essere militare perché lei non mi preoccupa. Piuttosto mi preoccupano le posizioni di certi Generali in pensione, comandanti di stati maggiori ed ex ministri della difesa che, meglio di me, dovrebbero conoscere il mondo militare e soprattutto la costituzione italiana. Adesso ci inventiamo che il Ministro non ha rispetto per il fondamento costitutivo del nostro paese o, addirittura, il suo agire si potrebbe rivelare sovversivo. Sono arrivati a strumentalizzare la Festa della Repubblica per attaccare a piede libero. Se parliamo di aspetti banali che non riguardano direttamente il mondo militare, il Ministro Trenta è libera di fare ciò che vuole, non ci offende mica. Ci sentiamo, piuttosto, offesi dall’ex Ministro della Difesa, l’On. Ignazio La Russa, alla luce del fatto che, in occasione del suo mandato governativo, sono stati bloccati i contratti, classi e scatti, portando i militari a sopravvivere ogni mese. Noi ci sentiamo offesi dal decreto legge 244, voluto all’epoca dall’ex Ministro della Difesa Di Paola, che, portando la sua proposta di legge approvata a maggioranza da tutte le forze politiche di destra, centro e sinistra, ha ridotto drasticamente i fondi alla difesa a danno del personale, degli arruolamenti e delle infrastrutture. Un modus operandi finalizzato a salvaguardare l’industria militare. Ci ha offeso la scarsa azione di governo dell’epoca La Russa e Pinotti in difesa delle vittime del dovere, di quei colleghi mandati sul fronte non a morire sul posto, ma ad ammalarsi di malattie mortali. Ci sentiamo offesi rendendoci conto che i nostri volontari in strade sicure alloggiano in maniera indecente e sono mal pagati. Noi militari ci sentiamo offesi in relazione alla legge sul riordino di Pinotti che ha favorito la dirigenza a danno della base; se poi leggiamo il Corriere della Sera di domenica, apprendiamo che un colonello è stato rinviato a giudizio per aver impiegato i militari a servire nei tavoli come camerieri. Insomma, tutto questo ci offende e ci offende il suo modo di far giornalismo di parte, senza prendere in considerazione cosa pensano realmente i militari, quelli che lavorano, che si sporcano le mani, che sono mal pagati, che le diranno a gran voce quanto sono realmente contenti dell’operato del ministro Trenta, che è il migliore ministro su cui poter contare. Parlatene con i soldati, non con i generali in pensione. Questi ultimi realmente non rappresentano nessuno, se non i loro interessi”.

Il presidente di Libera Rappresentanza dei Militari è chiaro: “Non me voglia il dottor Giordano, che seguo da quando ero ragazzo. Lei è un grande giornalista, ma stavolta ha toppato, non informandosi a dovere riguardo al ministro Trenta. Rispetto il suo pensiero, ma non lo condivido affatto. Sentir dire certe cose a chi conosce il mestiere del militare, a chi si è preso qualche beneficio ed è stato silente quando bisognava parlare, ci sbigottisce e ci fa chiedere se chi parla agisce in un certo modo per etica militare o perché ha perso, diciamo così, dei privilegi. Abbiano l’onestà intellettuale di non mettere nel mezzo i militari e la loro etica. La mia non vuole essere una crociata contro tutti i generali. Nutro rispetto per tanti di loro in pensione che dimostrano tutta la loro saggezza non entrando nel merito dell’operato del Ministro Trenta. Da chi non lo ha fatto, non ci sentiamo rappresentati”.

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Di Thomas Scalera

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