• Mar. Mar 19th, 2024

Sessa Aurunca. Ospedale San Rocco e scelte politiche miopi: quando la sanità passa in secondo piano

Ospedale San Rocco di Sessa Aurunca e scelte politiche miopi: quando la sanità passa in secondo piano

SESSA AURUNCA. Come impostare un articolo giornalistico in una situazione di crisi nazionale come quella che stiamo vivendo, senza turbare nessuna coscienza e scatenare putiferi inutili?

Domanda, questa, da un milione di dollari, ma chi purtroppo o per fortuna sceglie di fare questo mestiere, è consapevole di quello che può scatenare la potenza dell’informazione e delle parole. Tra l’altro, con l’avvento del COVID-19 è ormai acclarato il primato della coscienza d’informazione, in quanto il processo di rapidizzazione della società, ha portato la notizia ad essere più veloce persino della realtà, distorcendola e creando allarmismi da panico.

Partiamo però dai fatti.

È notizia nota ormai, che l’ospedale San Rocco di Sessa Aurunca è stato “depotenziato”, per creare un polo ad hoc per ricevere i degenti infettati dal virus della “globalizzazione”. Tale polo, si trova a Maddaloni, ed è stato scelto come centro unico della Provincia di Caserta per far fronte all’emergenza sanitaria in atto.

La Direzione dell’ASL riunitasi con grande urgenza, oltre a stabilire le linee guida, ha stabilito che l’unione fa la forza: e qui casca l’asino.

Come organizzare un polo ospedaliero in piena crisi sanitaria? Semplice, prendendo in prestito qua e la macchinari da altri ospedali, di fatto depotenziando le già carenti strutture sanitarie della Provincia di Caserta.

Nulla da eccepire, la guerra è guerra, dicono in tanti e le scelte in tempo di guerra vanno accettate per quelle che sono senza minimamente fiatare, anche perché il decreto parla chiaro.

Ad avvalorare questa tesi, c’è da dire che l’art 6 del decreto governativo che regola le misure di potenziamento del Servizio Sanitario Nazionale, lo mette in chiaro: requisizione in uso o in proprietà, da ogni soggetto pubblico e privato, di presidi sanitari e medico-chirurghi, nonché di beni mobili di qualsiasi genere.

In parole povere, per organizzare l’Ospedale COVID di Maddaloni sono stati presi, in prestito, due ventilatori polmonari da Sessa Aurunca, da Piedimonte Matese e da Santa Maria. Già su questo ci sarebbe da scrivere, visto la differenza di organizzazione che si sta palesando tra Nord e Sud che aumentano ancora di più il disavanzo e il distacco delle due macro regioni d’Italia.

Entrando meglio nella questione, uscendo quindi da quella logica di paura che fa accettare qualsiasi scelta, ci si può rendere conto di quanto pressappochismo regna nella politica e nell’organizzazione sanitaria della Campania. Ovvio che in questo discorso non sono immessi i lavoratori (medici, infermieri e tutto il personale sanitario) che anzi, stanno portando grandi innovazioni in questo contesto così incerto e instabile.

Il problema subentra nelle scelte politiche, che da anni depauperano le strutture sanitarie pubbliche. Si assiste, infatti, da parecchio tempo ad una continua deturpazione del pubblico in favore del privato. In questo, il governatore De Luca, ne è consapevole visto la schiera di politicanti che si ritrova intorno, ed è per questo che il suo “personaggio”, più incendiario che pompiere, riesce a spostare continuamente l’attenzione da quelli che sono i problemi reali della sua leadership: ora sono i laureati da incendiare, poi i militari, poi sparare chi esce dalla quarantena.

Un dittatore del regno di sapone che spara a destra e manca, senza guardarsi i guai di casa propria, palesando inutili prese di posizione autoritarie che lo stanno trasformando in un cartonato buffo più che in una figura politica autoritaria.

La critica, e questa sì che è doverosa visto che ci troviamo ancora in uno stato democratico, la si fa non alla scelta presa in condizioni di emergenza, che può essere anche accettata, ma a tutte le scelte politiche pregresse che hanno accelerato il lento declino della sanità campana: e questo non lo si può certo dimenticare. Non lo si può dimenticare per gli innumerevoli ragazzi che sono fuggiti via, dalla Campania e dall’Italia con una laurea in professioni sanitarie; scappati come dei mentecatti in cerca di fortuna altrove pur di non incappare nella corruzione e nella clientela che regna incontrastata nel sistema sanitario e nella politica regionale. Non lo si deve dimenticare, perché la costituzione con l’art 32 lo dice a chiare lettere, ossia che la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e della collettività, e garantisce cure GRATUITE agli indigenti. La Costituzione, non è certo la carta di topolino, ma è la Bibbia laica che ogni cittadino dovrebbe sapere, per avere quella coscienza civile che oggi latita più che mai.

In questo momento, quindi, l’Ospedale San Rocco di Sessa si ritrova depotenziato nel silenzio politico più assordante di sempre. Qualcuno della minoranza ha provato a parlare, ma lo ha fatto solamente per una questione di critica strettamente politica, senza però creare una vera e propria alternativa alla cosa. L’unica alternativa è nata dai ragazzi in modo spontaneo che hanno creato una raccolta fondi, in tempi non sospetti, e grazie anche alla diocesi, che in un secondo momento ha creato una campagna di raccolta fondi,  e quindi si è riusciti ad intercettare la liquidità necessaria per l’acquisto di ventilatori polmonari che serviranno più del pane in questo momento storico.

Ricordiamo che il nosocomio di Sessa prima dell’operazione di depotenziamento, aveva quattro posti letto di terapia intensiva con altrettanti ventilatori polmonari. Inoltre, bisogna ricordare che l’ospedale serve venti comuni ed impatta su una popolazione circa di centocinquantamila abitanti, ed è ovvio che i problemi di salute in questo momento non sono riconducibili solo all’infezione polmonare; e su questo preferiamo non continuare perché sarebbe troppo umiliante umanamente spiegare le complicanze che portano queste scelte di politica miope e che non guarda mai al futuro.

Intanto, il Direttore Sanitario Moretta, ha chiarito che urge in questo momento un aiuto esterno, ossia quello delle associazioni che si stanno adoperando per l’acquisto del materiale necessario. Ha chiarito anche che è necessario nel momento della donazione che verrà stipulata una clausola prevalentemente in favore del San Rocco, per evitare altri prestiti. Questo è necessario per ottemperare a tutte le richieste che provengono dai pazienti, e per fare squadra in un momento così delicato.

Intanto, sarebbe inutile parlare del silenzio dei Consiglieri regionali in primis Gennaro Oliviero, Grimaldi e compagnia cantante, del primo cittadino Silvio Sasso, del presidente della giunta comunale Schiavone (rampollo della famiglia che è a capo della sanità privata sessa a e non solo). Nessun politico parla, e se parla, lo fa in politichese che è una lingua che dopo questa crisi non dovrà esserci, perché incomprensibile ed inconcludente.

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Di fmarino

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