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Sparanise. Spazio Cales: “Chiediamo un reddito di quarantena, universale e incondizionato”

Comunicato stampa dello Spazio Cales

SPARANISE. L’epidemia da COVID-19 si è propagata nel nostro Paese. Come uno tsunami, l’emergenza sanitaria si è abbattuta su di noi, in maniera impetuosa, cogliendo impreparata l’Italia e l’Europa intera, nonostante gli allarmi e il suo rapido diffondersi in altre parti del Mondo.

L’Europa, in particolare, si è dimostrata totalmente incapace di prevenire e gestire la pandemia dal punto di vista sanitario, sociale e, nelle ultime ore, economico. Persino al cospetto delle migliaia di morti e del paventato collasso dell’economia nazionale, l’unico cruccio di alcuni partner europei sembra essere il contenimento del Debito Pubblico e il rispetto degli stringenti parametri imposti agli Stati membri dalle regole dei trattati.

Nel nostro Paese la crisi è stata gestita in maniera tardiva e confusionaria, tradendo un’impreparazione diffusa sul piano istituzionale e politico. Dalla minimizzazione iniziale – dei sedicenti esperti e politici di ogni risma – al LOCKDOWN, la chiusura cosiddetta “totale” di attività e luoghi pubblici. Cosiddetta perché, nelle stesse ore del “IO RESTO A CASA”, migliaia di aziende private sono rimaste aperte pur non svolgendo servizi essenziali, provocando l’affollamento quotidiano dei mezzi pubblici e il conseguente aggravarsi dell’epidemia.

Esemplificativo di una situazione paradossale è il manifesto diffuso da CONFCOMMERCIO Lombardia che, ancora il 26 di Febbraio, invitava i cittadini ad uscire e frequentare luoghi pubblici, bar e pizzerie per evitare il calo dei guadagni. Stessa linea adottata degli industriali e dalla CONFINDUSTRIA che, per giorni e giorni, hanno continuato a lanciare un messaggio di negazione della realtà, esponendo milioni di lavoratrici e lavoratori (con le rispettive famiglie) al contagio.

Ad oggi il nostro Paese resta in netto e preoccupante ritardo dal punto di vista della prevenzione sanitaria e dell’adeguamento delle strutture mediche alle necessità del momento. I reparti di terapia intensiva sono già quasi tutti saturi, ancora scarseggiano – se non mancano del tutto – i dispositivi di protezione individuale per il personale medico che, è bene ricordarlo, dopo anni di tagli e ridimensionamenti, sta pagando in queste ore un enorme prezzo anche in termini di vite pur di garantire assistenza a tutti.

A fronte di tutto questo un’enorme questione sociale si prospetta all’orizzonte. In queste ore, gran parte delle annose problematiche che attanagliano la nostra società stanno emergendo con chiarezza. Su tutte, la difficoltà – ove non l’impossibilità – allo svolgimento di una vita degna da parte di milioni di persone, soprattutto meridionali, che vivono in condizioni di povertà o semi-povertà dovuta alla cronica mancanza di lavoro, a forme di prestazione lavorative che non consentono di soddisfare i bisogni essenziali a causa di salari insufficienti o che vivono grazie allo svolgimento di lavori saltuari, precari o in nero.

A questi si aggiungono tutti coloro che, per via della serrata generale, hanno dovuto fermare del tutto o parzialmente la propria attività, senza nemmeno sapere se sarà possibile riaprirla a crisi terminata. La stessa quarantena, per molti nuclei familiari, significa restare confinati in uno spazio angusto (lo stesso, tra l’altro, in cui si consuma statisticamente il maggior numero di violenze contro le donne) o, addirittura, per chi una casa non ce l’ha rappresenta una drammatica contraddizione irrisolta di questa fase.

Per queste ragioni, riteniamo che una prima risposta a questa situazione debba venire dal basso, dalla cooperazione sociale che, infatti, è già in opera fin dall’inizio di questa crisi. In diversi modi e forme, le comunità locali e i quartieri delle città stanno rispondendo con la solidarietà attiva, un’arma che funziona e che rende i soggetti partecipi e consapevoli, andando nella direzione diametralmente opposta a una certa criminalizzazione del cittadino vergognosa e di dubbia efficacia.

Ma questo non basta!
Chiediamo che, soprattutto in relazione al nostro territorio, gli enti locali, i Comuni in testa, si facciano immediatamente promotori, anche eventualmente in forma associata, di tutte quelle misure che possano in qualche modo sostenere quanti, in queste ore, vivono la quarantena con la paura di essere abbandonati al proprio destino. Chiediamo ai Comuni di adottare misure di sostegno al reddito per tutti i casi sopra citati e oltre, di rinviare o comunque sospendere il pagamento delle utenze, dei servizi e tributi comunali, di promuovere la corretta informazione sia in relazione al contrasto alla diffusione di fake news, sia relativamente a quei servizi, come ad esempio quelli dei centri anti-violenza, che oggi possono essere di più difficile attivazione ma che restano fondamentali. Il sostegno e il coinvolgimento delle comunità è indispensabile per uscire da questa crisi!

A tutto questo, aggiungiamo la necessità e l’urgenza dell’attivazione di misure, da parte del Governo, volte all’erogazione di un reddito universale e incondizionato, magari estendendo la portata del reddito di cittadinanza, che sia finalizzato a contrastare con i fatti la prospettiva che milioni di persone restino o scivolino nella povertà, con la conseguente perdita di numerosi diritti che riteniamo e che sono inviolabili.

Spazio CALeS

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