Abbiamo atteso questa terza stagione con trepidazione, e a quanto pare, gli sceneggiatori di Squid Game 3 hanno deciso di non essere affatto scontati
giusto per non deludere quei quattro fan che avevano ancora un briciolo di speranza nel genere umano
Per la Rubrica “Cose Serie” oggi parliamo di Squid Game 3 – il finale (forse) definitivo.
Finalmente, dopo notti insonni popolate da bambole assassine, giostrine musicali e ricordi traumatici della sigla cantata da un demone travestito da carillon, eccoci qui: la terza stagione. In fondo, ci siamo affezionati a questi disperati. O meglio, ci siamo affezionati al malessere cronico di Gi-hun, che trascina la sua esistenza come se stesse cercando un Wi-Fi nel deserto.
Riassunto non richiesto ma necessario
La seconda stagione? Non la ricordate? Non preoccupatevi: Netflix non vi aiuterà. Ma voi cliccate qui lo stesso, così fate finta di sapere tutto.
Nel frattempo, il nostro caro Gi-hun fa di tutto per tornare sull’isola dei giochi, anche se nessuno glielo ha chiesto. Anche il poliziotto, fratello del Frontman, è ancora vivo , miracolosamente , e ancora ossessionato da quella scogliera e dal trauma mai risolto.
Spoiler: sì, il Frontman è sempre lui. No, il nonnino non torna. Sì, ci mancherà. Forse. Ma il nuovo Frontman è bello, tenebroso, e ha lo sguardo di chi non ha mai pagato l’IMU.
Giochi, colpi di scena e pancioni digitali
Dopo vari cliffhanger (tradotto: gente che sparisce nel nulla e ritorna con più cicatrici e meno credibilità), la rivolta contro i giochi è iniziata. Il Frontman partecipa… poi ci ripensa… poi torna cattivo. Insomma, ha i dubbi esistenziali di chi cambia idea ogni tre episodi.
Il colpo di scena? La giocatrice 222 è incinta , e ovviamente partorisce una bambina creata con l’AI.
Colori fluo, occhi da pupazza giapponese e zero verosimiglianza: la figlia di 222 sembra uscita da un cartone animato sponsorizzato da Google. Ovviamente, i VIP vogliono farle del male , perché no? Tanto la morale l’abbiamo lasciata nel 2021.
E mentre 456 (Gi-hun) si trasforma in un Batman sociopatico che protegge l’infanzia e disprezza il capitalismo (dopo averci sguazzato), la lotta prosegue. Tra squadre di X (chi vuole abbandonare) e Cerchi (chi vuole continuare a morire lentamente), ci viene offerta una scelta etica: restare o scappare. Indovinate? Restano tutti. Perché sì! Avranno la Tari da pagare…
Violenza e filosofia spiccia
La stagione abbonda di sangue, organi venduti, bare a forma di pacco regalo (Amazon è avvisata) e giochi infantili che diventano mortali.
C’è anche il ritorno del traffico d’organi, con la guardia 11 che non ha mai superato i suoi traumi e dopo una maratona di ‘La Casa di Carta’ vuole fare l’eroina.
Ma Squid Game 3 vuole anche essere profondo: “Che cos’è la vita?”, “I soldi comprano la felicità?”, “Cosa faresti per sopravvivere?”.
Spoiler: la risposta è sempre “molto poco se non sei il protagonista”.
I personaggi (chi brilla e chi no)
- Nonnina 149: dolce, tenera… probabilmente troppo per sopravvivere.
- 222: incinta, empatica, fashion.
- 333: indegno. Sì, proprio così.
- 120: la paladina del gruppo, sempre lì a salvare tutti.
- 007: inserito solo per far numero. Grazie per niente.
E poi ci sono i VIP, sempre più grotteschi, assetati di sangue e con il gusto estetico di un rave illegale in un centro commerciale.
Il finale (e l’inevitabile spin-off)
Il Frontman, dopo aver accarezzato l’idea della redenzione, torna a essere un villain da manuale. Ma nel finale si redime. Forse. Diciamo che fa una cosa buona una volta e tutti lo perdonano.
La vera sorpresa? Cate Blanchett, che compare a Los Angeles come reclutatrice. Sì, proprio lei. Oscar e tutto.
A quanto pare Squid Game è diventato internazionale, e adesso ci sarà un nuovo capitolo… negli Stati Uniti. Con giochi coreani. Perché? Perché sì. Perché Netflix. Perché spin-off.
⭐ Valutazione finale: ★★★☆☆ (3 su 5)
PRO: ritmo decente, buoni momenti emotivi, produzione impeccabile.
CONTRO: forzature, troppe svolte da soap opera, bambole AI inquietanti, e dialoghi a volte degni di una telenovela messicana.
Squid Game 3 prova a essere profondo, filosofico e brutale. Riuscendoci… a metà.
Un po’ come quando provi a cucinare gourmet e finisci con un 4 Salti in Padella. Ma almeno il piatto è colorato, no?
Ciò non toglie che il finale dei giochi…beh è stato davvero emozionante.
