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STEFANIA NOCE E IL SUO CUORE DI ATTIVISTA

LICOLA EUBEA 27 dicembre 2011. Sono da poco passate le nove del mattino quando qualcuno si intrufola in camera di Stefania e la ferisce con diverse coltellate. Il sangue sulle pareti  e il corpo senza vita della giovane viene presto raggiunto da quello del nonno Piero di 71 anni che aveva tentato di difenderla.

Scrittrice e attivista Stefania si batteva per i diritti di quelle donne maltrattate e per mettere un freno alla violenza di genere. Aveva 23 anni e tutta una vita da vivere. Il sorriso di una ragazza altruista e dolcissima che avrebbe voluto combattere altre mille battaglie. Ma facciamo qualche passo indietro.

Stefania Noce studia all’università e vive con i nonni Piero e Gaetana che l’hanno ospitata dopo il divorzio dei genitori. Ha un fidanzato timido e introverso, si chiama Loris Gagliano. Un giorno la ragazza lo lascia scatenando in lui una vera e propria persecuzione. Inizia a pedinarla, a seguirla ovunque. Ha le sue chiavi di casa che dice di aver perso e quelle della macchina.

Stefania cerca di tenerlo lontano fino alla mattina del 27 dicembre quando lui compie l’insano gesto. Accoltella Stefania, suo nonno e poi la nonna. Quest’ultima però riesce a salvarsi e a chiamare i soccorsi. Una strage.

L’assassino viene ritrovato in macchina sul lungomare di Marina di Arcate mentre sta tentando il suicidio. Su uno dei sedili il coltello insanguinato. Confessa senza troppi giri di parole. Viene arrestato e per lui le accuse sono molto gravi: duplice omicidio volontario e premeditato. Per lui il carcere a vita.

La morte di Stefania ha acceso un nuovo faro sulla violenza contro le donne e dopo la sua tragica scomparsa si iniziò a parlare di femminicidio. Era bella Stefania, sempre in prima linea contro le ingiustizie e piena di vita.

Dopo la sua morte anche il padre ha smesso di vivere a soli 51 anni perché il dolore di una perdita così grande non si può superare.

C’è una battaglia importante da combattere per Stefania e per tutte le donne i cui nomi sono impressi in una panchina rossa. Per il  loro coraggio e la loro determinazione. Per ognuna di loro non si può abbassare la testa dinanzi alla violenza né si può continuare a subire in silenzio.

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Di Valentina Pinelli

Classe 86 vive a Vairano Patenora ha collaborato per 10 anni con un quotidiano campano. Ama scrivere romanzi, leggere e stare a contatto con la natura.

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