Nando Astarita, un patrimonio culturale luminoso e incommensurabile
CASERTA (di Annamena Mastroianni). Di una ricchezza educativa ed emotiva senza precedenti il nuovo libro di Nando Astarita, ‘Storie di Caserta’, che durante le varie presentazioni, l’ultima al Teatro Parravano di Caserta, in cui erano a dialogare con l’autore anche l’architetto Nicola Tartaglione e la dirigente scolastica e presidente della commissione pari opportunità del comune di Caserta Antonella Serpico, sta risvegliando le anime di tanti casertani e appassionati di cultura reale. Narrazione di una storia intima e civile, dalla matrice storico cultural sociale in cui spicca e festeggia silenziosa Caserta come luogo dell’anima, bellezza ferita ma ancora viva in cui è anche difficile non evidenziare il richiamo a Pavese che esprime il bisogno profondo di un legame con il proprio luogo d’origine e che introduce un percorso di natura storica ma anche profondamente personale.
Tredici capitoli straordinari, diamanti che rapiscono occhi, testa e cuore dei lettori immersi nelle radici antiche della città, passando per il secolo d’oro con l’ambiziosa idea della costruzione della Reggia, il suo impatto sulla realtà del tempo. Lettori che hanno sviscerato e riflettuto su come la grandiosità del progetto vanvitelliano abbia influenzato l’economia, il tessuto sociale e l’identità della città.
Il tutto piacevolmente colpiti dalla meticolosa descrizione della fotografia temporale dal Regno di Napoli alla fine del periodo borbonico, vivendo le tensioni sociali, le trasformazioni economiche ed i fermenti preunitari che hanno caratterizzato tale parentesi. Numerosi gli spunti partoriti da una coscienza civile, apparentemente dormiente, anche durante la lettura del capitolo dedicato all’unificazione d’Italia ed al suo impatto su Caserta: pagine che parlano di una riorganizzazione amministrativa e nuove istituzioni, ma anche di crisi e difficoltà di integrazione nel nuovo Stato.
Per non parlare della carica emotiva del capitolo sulle Chiese ed i santi a Caserta, pagine dedicate alla religiosità popolare e all’identità spirituale della città: santi, tradizioni, luoghi di culto come patrimonio culturale. Un’energia proiettata ancora nelle pagine riservate agli interventi urbanistici dell’800,
con le prime trasformazioni moderne del tessuto urbano: viabilità, edificazione pubblica e organizzazione degli spazi.
Una carica ritrovata poi nel capitolo che tocca la Grande Guerra e le Seconda con tutta la brutalità e il garbo del vigore dei cambiamenti sociali, delle ferite del conflitto, la svolta dell’armistizio ed il ruolo di Caserta nella guerra, così come in quello sugli interventi urbanistici nella prima metà del ’900 con annessi sviluppi e piani urbanistici tra le due guerre in cui si evidenza la modernizzazione incompleta e gli interventi spesso squilibrati. Impossibile restare indifferenti leggendo poi i capitoli in cui si racconta degli anni difficili del dopoguerra, degli interventi urbanistici dal secondo dopoguerra, del degrado figlio di disordini, incuria, perdita di senso civico e tutti i fallimenti nella gestione del patrimonio urbano e ambientale.
Un coinvolgimento che permette al lettore di rifiorire, orgoglioso, nell’ultimo capitolo in cui i caratteri identitari diventano omaggio all’anima della città e di chi legge ed ha potuto godere di questo viaggio ‘straordinario’ vivo, ricco di fascino capace di ricongiungere chi legge al proprio passato, mirando al futuro con occhi e consapevolezza differenti. Una “guida” colta, un luminoso connubio di ricerca e narrazione di Caserta, città natale dell’autore, descritta come una donna bella, ma segnata dalla vita che permette di ripartire con il coraggio di guardarla davvero, di ascoltarne la storia, scoprendo scoprire che quella bellezza ha resistito e resiste e soprattutto merita di essere salvata, tutelata, valorizzata.
Il racconto della sua storia diventa un atto di amore e di speranza: perché è importante rivelare soprattutto alle nuove generazioni che conoscere il territorio è il primo passo per rispettarlo, per sviluppare amore e senso d’ appartenenza. Un plauso al professore Astarita, che attraverso le sue opere letterarie e di divulgazione e la sua passione riesce ad attenzionare qualunque generazione, attraverso la cultura della bellezza delle origini, della consapevolezza di quest’ultima.
