• Ven. Mar 29th, 2024

Torre del Greco. Il Professore Cardone omaggia il grande Eduardo De Filippo

Eduardo De Filippo 120 anni da ricordare sempre

Il professore loda l’omaggio organizzato dalla Rai

TORRE DEL GRECO/NAPOLI. Per ricordare  Eduardo De Filippo il grande drammaturgo napoletano  ci sarà un ritratto su Rai Storia e fino a novembre tutte le commedie su Rai 5. Eduardo De Filippo nasce a Napoli il 24 maggio del 1900 e muore a Roma il 31 ottobre del 1984. Eduardo nasce nella famosa via Bausan da Luisa De Filippo, sarta teatrale, e dal grandissimo attore e regista Eduardo Scarpetta (padre anche degli altri fratelli De Filippo). Eduardo inizia molto presto a calcare le scene teatrali e cinematografiche: il debutto del volto per eccellenza dell’arte teatrale napoletana avviene a soli 4 anni, ma non a Napoli, bensì a Roma, presso il teatro Valle, aderendo al coro di un’opera scritta dal padre. Successivamente è il turno per il piccolo Eduardo di partecipare, come comparsa, in alcune commedie. All’età di 11 anni viene messo in un collegio, quello di Chierchia a Napoli, perchè i genitori ritenevano che avesse un carattere troppo turbolento e questa è la ragione alla base della decisione. Due anni dopo decide di interrompere gli studi. Eduardo De Filippo continua comunque a studiare dopo questa parentesi, ma lo fece con il padre, che per due ore al giorno gli fa ricopiare testi teatrali oltre che leggerli e assimilarli. Si stava formando per il mondo del teatro, che sta prendendo sempre di più il sopravvento nella sua vita. Nel frattempo partecipa anche ad alcune opere teatrali nelle quali da già dimostrazione della sua bravura, in modo particolare per il suo repertorio umoristico. A 14 anni Eduardo De Filippo entra nella compagnia teatrale di Vincenzo Scarpetta nella quale sperimenta moltissimo e nella quale rimane per svariato tempo.Nella compagnia, Eduardo fa di tutto, e solo nel 1920 emergono le sue capacità in scena, attraverso il suo primo atto unico pubblicato dal titolo: “Farmacia di turno”. Una volta c’era la leva obbligatoria, ma questo non ferma il giovane Eduardo dal continuare a recitare e anzi nelle ore libere il primo luogo dove si reca è il teatro per provare. Terminato il servizio militare nel 1922, Eduardo lascia la compagnia di Vincenzo Scarpetta per passare in un’altra compagnia, quella di Francesco Corbinci, ed è con quest’ultimo che esordisce al teatro Partenope che si trovava in via Foria a Napoli, con l’opera “Surriento gentile”di Enzo Lucio Murolo. Eduardo ben presto lascia anche la compagnia di Francesco Corbinci per fare ritorno a quella di Vincenzo Scarpetta, nella quale rimane anche stavolta molti anni, e più nello specifico fino al 1930.Nel periodo del ritorno alla precedente compagnia teatrale conosce colei che diventerà sua moglie, una donna americana in vacanza in Italia, Dorothy Pennington. Nel 1931, l’anno successivo all’abbandono della compagnia di Scarpetta, assieme alla  sorella Titina e al fratello Peppino De Filippo, forma una sua compagnia: quella del Teatro Umoristico “I De Filippo” che debutta a Roma. Successivamente recitano “O chiavino” di Carlo Mauro, Sik-Sik e per la prima volta la commedia scritta da Peppino “Don Rafele ‘o trumbone”.Ma il successo per i De Filippo arriva nel 1931, quando al teatro Kursaal (poi Filangieri) la compagnia porta in scena il 25 dicembre la storica e apprezzatissima opera: “Natale in casa Cupiello” che all’epoca prevedeva un atto unico interpretato da giovani attori che poi hanno reso celebre il teatro napoletano negli anni avvenire: Agostino Salvietti, Pietro Carloni, Tina Pica, Dolores Palumbo, Luigi De Martino, Alfredo Crispo, Gennaro Pisano. Per tredici anni rimane a capo di questa compagnia e questo periodo lo si può considerare come apice del suo successo teatrale, che lo fa diventare a tutti gli effetti un’icona di Napoli. Al teatro Sannazzaro si comincia a parlare di repertorio eduardiano. Nel famoso teatro nel 1932 Eduardo porta in scena i due atti “Chi è cchiu’ felice ‘e me!” e “Amori e balestre”, scritto da Peppino. La compagnia “I De Filippo” porta sulle scene le sue opere, alternandole con i lavori scritti da Peppino e Titina stessi o da Maria Scarpetta, Ernesto Murolo e Gino Rocca. Nel 1948 con i suoi guadagni, Eduardo acquista il teatro San Ferdinando, dove porta in scena le sue opere, salvaguardando in questo modo un pezzo d’arte della città napoletana (compresa la facciata del ‘700 che decide di

restaurare). Le commedie teatrali di Eduardo De Filippo sono entrate nella storia del teatro italiano e negli anni sono diventati il cavallo di battaglia per l’intero movimento teatrale. Infatti le altre compagnie riprendono le medesime opere, riportandole in scena di volte in volta, anche a distanza di tanti anni. Ricordiamo Natale in Casa Cupiello, Filumena Marturano, Questi Fantasmi,  e tante altre Alcune di queste opere teatrali successivamente sono portate al cinema (ricordiamo Filumena Marturano), mentre altre invece sono portate al cinema con la regia di Eduardo: stiamo parlando di “Non ti pago”, “Napoli milionaria” (in cui Eduardo si presta anche alla recitazione), Matrimonio all’italiana, mente il suo ultimo ruolo di attore è quello del vecchio maestro nello sceneggiato “Cuore”. Eduardo De Filippo ha la passione per la recitazione, quella per la sua città, Napoli, ma anche quelle per l’impegno sociale e politico. E quest’ultimo non lo abbandonò mai nel corso della sua vita: viene infatti nominato Senatore a vita a 80 anni e quella fu l’occasione per battersi contro la prassi sociale che prevedeva di rinchiudere i minori negli istituti di pena, questione che stava molto a cuore ad Eduardo e di cui non voleva più sentir parlare, né voleva che tale norma continuasse a esistere. Eduardo si spegne a Roma nel 1984 all’età di 84 anni. Alla sua morte, la camera ardente viene allestita al Senato della Repubblica e successivamente alle esequie, trasmesse in diretta TV, e il saluto commosso e carico di dolore di oltre 3000 persone, il suo corpo viene sepolto al cimitero storico del Verano a Roma.

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Di Giacinto Di Patre

La stampa fa paura. Anche a me. In genere non modifica le situazioni, non ha quel potere che la leggenda le attribuisce, ma può distruggere una persona. Se sbaglia, sono guai. E poi, non ci sono rimedi, anche quando tenta di riparare. La tv moltiplica addirittura l'effetto, per quel tanto di 'ufficialità' che si porta dietro. Una volta si commentava: "Lo ha detto la radio", ed era una patente di credibilità. Adesso quel che più conta, e fa opinione, è il nuovo mezzo.

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