• Sab. Apr 20th, 2024

Tragedia sulla A28, la drammatica testimonianza del medico sul luogo dell’incidente

Alberto Pallotti e Elena Ronzullo: “Inaccettabili i domiciliari a chi ha ucciso Sara Rizzotto e Jessica Fragasso”

«Siamo indignati per quello che è accaduto a Pordenone, dove l’uomo che ha travolto e ucciso due ragazze sull’autostrada A28 è già stato scarcerato nonostante avesse alle spalle tre condanne, di cui una per guida in stato di ebbrezza». A parlare sono Alberto Pallotti, presidente dell’AUFV, Associazione unitaria familiari e vittime Odv, ed Elena Ronzullo, presidente dell’Associazione Mamme Coraggio e Vittime della Strada, che fa parte dell’AUFV insieme all’Associazione Familiari e Vittime della Strada e all’Associazione Unitaria Familiari e Vittime. «La legge sull’omicidio stradale è completamente disattesa», aggiungono, «ci chiediamo come sia possibile che nonostante i nostri sforzi, le rassicurazioni dei giudici e dei politici sul rispetto della legge, i colpevoli restino in libertà. Daremo battaglia nei tribunali per avere giustizia. Non è possibile che ancora accadano queste tragedie».

Il 31 gennaio scorso Dimitre Traykov, un cittadino bulgaro residente a Pordenone, ha travolto con il suo Suv l’auto su cui viaggiavano Jessica Fragasso, 20 anni, e Sara Rizzotto, 26, insieme alle due bimbe di quest’ultima. Le due ragazze sono morte, le bimbe sono rimaste ferite. Dopo lo scontro, l’uomo ha abbandonato il suo fuoristrada ed è fuggito. Individuato dalle forze dell’ordine, è risultato positivo all’alcoltest ed è stato arrestato per omicidio stradale colposo plurimo aggravato, omissione di soccorso e fuga. Salvo poi essere scarcerato in quanto il Gip, pur convalidando l’arresto, ha disposto la misura degli arresti domiciliari. Una misura che ha suscitato rabbia e senso di impotenza tra i familiari e le associazioni da sempre impegnate nella difesa delle vittime della strada.

«Ora, però, mi aspetto che venga almeno preso un provvedimento esemplare per l’autore di questa tragedia», dice il dottor Zeno Giuseppe Vignola, segretario dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada, che la notte dell’incidente è intervenuto per soccorrere le vittime dell’incidente. E che non potrà mai cancellare dai suoi occhi quello che si è ritrovato di fronte quando è arrivato sull’A28.  «Quella sera ero di turno presso l’ospedale di Portogruaro», racconta Vignola, «abbiamo ricevuto una telefonata del 118 che ci comunicava un grave scontro sull’A28. Sono intervenuto sul posto, sono stato il primo medico a intervenire e ho subito capito che la situazione era gravissima. L’auto in cui viaggiavano le vittime era deformata in modo orrendo. Dopo pochi minuti è arrivato l’elisoccorso e ha portato le bimbe in ospedale. A me non è rimasto che dichiarare decedute le due donne, quando sono state estratte dalla Fiat Panda. Nonostante l’urto anche frontale, gli airbag non si erano aperti. C’era un’altra auto coinvolta nell’incidente, sulla quale viaggiavano i parenti delle vittime, trasportati poi in ospedale. Non si trovava invece il guidatore del veicolo che aveva provocato l’incidente, perché aveva lasciato l’auto capovolta ed era scappato. Non potrò mai dimenticare quella scena. Mi auguro che venga comminata una pena esemplare al guidatore e che le case automobilistiche prestino maggiore attenzione all’effettivo funzionamento dei dispositivi di sicurezza».

Sulla vicenda è intervenuta anche Paola Bortolotto dell’AIFVS, che ha detto: «Sono indignata per la decisione del Gip nei riguardi del pirata della strada che ha causato la morte di Jessica e Sara e il ferimento delle bimbe. Mi chiedo perché gli abbiano concesso i domiciliari. Peraltro, l’uomo è scappato, quindi c’è l’aggravante della pirateria. Abbiamo anche appreso che non è disponibile il braccialetto elettronico, dunque che garanzia abbiamo che rimanga ai domiciliari? E adesso il bulgaro sta contestando anche lo stato di ebbrezza, dicendo di aver bevuto in seguito, per lo shock. Alle famiglie di Jessica e Sara va il nostro conforto, noi continueremo a batterci perché sia fatta giustizia».

Per info:
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