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Una di meno. Giulia Trigona: quando la stampa si accorse del femminicidio

Il femminicidio in Italia ha radici profonde e storiche. Analizziamo un omicidio che sembra essere tra i primi registrati e diffusi in Italia dalla stampa.

Leggendo la sua triste vicenda, il femminicidio di Giulia Matrogiovanni Tasca di Cuto’ , non si discosta affatto da quello che ancora oggi accade quando una donna decide di chiudere una relazione e sembra tutt’ora non avere il diritto di farlo.
E’ la storia di Giulia, morta a 29 anni il 2 marzo 1911Roma. Appena diciottenne, la ragazza sposò il conte Romualdo Trigona dei principi di Sant’Elia. Dall’unione prese il nome di Giulia Trigona, così come venne da allora ricordata, oltre che per essere stata la dama di corte della regina Elena di Savoia. Dal matrimonio di Giulia nacquero due figlie, il rapporto con il marito sembrava essere normale fino al momento in cui la donna scoprì che lui la tradiva con un’attrice.

La contessa Giulia poi conobbe a Palermo il barone Vincenzo Paternò del Cugno, di due anni più giovane di lei , con il quale intraprese una relazione clandestina e tormentata dal carattere violento e geloso di lui , che procurò non pochi problemi alla donna. Il marito Romualdo venne a conoscenza della relazione: situazione che portò la contessa a voler chiedere la separazione legale.

Il barone Paternò le consigliò di affidarsi a un suo cognato, l’avvocato Serrao. Si narra che in soccorso della relazione col marito sarebbe intervenuta addirittura la regina Elena, invitando i coniugi a trasferirsi al Quirinale.

La dama però non si fece dissuadere e alla fine decise, col supporto legale dell’avvocato Serrao, di lasciare sia il marito che l’amante. Paternò non accettò questa decisione e accusò Serrao di aver tramato alle sue spalle, credendo che lui volesse stare insieme alla ex compagna.

Ossessionato da questo folle pensiero, il pomeriggio del 2 marzo 1911 il barone pianificò l’incontrò con la donna all’hotel Rebecchino di Roma. Lì, all’interno di una camera, le tese un agguato uccidendola a coltellate. Dopodiché l’uomo tentò di suicidarsi sparandosi alla testa, ma riuscì a sopravvivere.

L’episodio è considerato il primo femminicidio raccontato dalle testate giornalistiche italiane.

Il 28 giugno 1912 Paternò fu condannato all’ergastolo per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, ma nel 1942 uscì dal carcere in seguito alla grazia ricevuta dal Re su richiesta di Mussolini.

Come si evince dalla vicenda, l’ossessione e la gelosia malata del partner portano sempre alla non accettazione della chiusura della relazione ed il partner, incapace di gestire il rifiuto, molto spesso dopo aver perso la donna, punisce la vittima e la uccide. La nota più inquietante del femminicidio di Giulia è che sembra essere una storia estremamente attuale. Non si è ancora trovata una soluzione a questo fenomeno preoccupante e spaventoso che continua a spezzare vite di giovani donne giustiziate come fossero oggetti di proprietà privata e che ancora oggi non appaiono libere di scegliere il destino delle loro vite. Giudicate, ricattate e maltrattate le donne, oggi come allora, non sono ancora tutelate abbastanza. Ognuno di noi ha il dovere di fare qualcosa in più per scongiurare la possibilità che altre giovani vite vengano spezzate ingiustamente. La politica, le istituzioni, la scuola e le famiglie devono agire sinergicamente affinchè ieri Giulia ed oggi Roberta, Piera e tantissime altre donne uccise dalla follia del partner, possano invece scegliere in piena libertà per se stesse e per la propria vita , senza morire.

Se hai voglia di raccontare la storia che hai vissuto, se vuoi un parere o un primo supporto, contatta le giornaliste della Redazione di V-News.it : Annamena Mastroianni, Valentina Pinelli, Demelza Marotta , scrivendo a:

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Per un consiglio o un primo supporto, che può essere utile a farti stare meglio. E magari, per trovare una soluzione insieme.


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Di Demelza Marotta

Giornalista pubblicista e Vice Direttrice di V-News.it. Laureata in Scienze della Comunicazione presso "La Sapienza" Roma, con indirizzo Comunicazioni di massa. Esperta in comunicazione istituzionale e gestione delle pagine social. Solare, dinamica e determinata

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