• Gio. Mar 28th, 2024

Una di meno. Roberta Lanzino, una vita spezzata e ad oggi nessun colpevole

Cosenza. Era una calda e afosa giornata estiva, di circa trentadue anni fa. Aveva solo diciannove anni, Roberta Lanzino, quando fu brutalizzata ed uccisa.

Era una studentessa universitaria solare, splendente, ma quel 26 Luglio qualcuno ha deciso di spegnere per sempre il suo sorriso, di gettare la sua famiglia nella disperazione e, come se non bastasse, senza che sia stato possibile trovare alcun colpevole per questo gesto brutale, che ha per sempre spento il meraviglioso sorriso di Roberta.

Roberta Lanzino

Roberta stava percorrendo con il suo scooter la strada di Falconara Albanese per raggiungere San Lucido, ma qualcuno ha interrotto per sempre il suo viaggio , pare proprio a pochi km dalla meta. Arriva invece la mano assassina degli stupratori. Roberta muore, per un taglio alla gola: le spalline, conficcate nella bocca, per attutire il suo urlo di dolore; almeno cinquanta ferite e una caviglia slogata: il suo vano tentativo di sfuggire alla furia delle bestie umane.
E sul suo corpo, l’impronta biologica degli assassini, quel liquido seminale, testimonianza di una violenza connotata. Eppure lo Stato, ha assolto. Non per assenza di indizi, ma perché la scienza investigativa, che ha il compito di elevare alla dignità di prova gli indizi raccolti, si è dimostrata inadeguata, incapace, come dichiara la stessa sentenza di assoluzione.

Violentata ed uccisa sulla strada di Falconara Albanese, mentre a bordo del suo motorino si recava al mare. Così si spezza per sempre la vita di Roberta.

Sono trascorsi trentadue anni, ma ancora per Roberta non c’è giustizia, ancora non c’è un colpevole.

Nel corso degli anni sono state aperte diverse piste, ma che non hanno trovato purtroppo il vero autore del brutale femminicidio.

Le indagini, condotte approssimativamente e probabilmente depistate dalla criminalità organizzata locale (alcuni dei reperti sulla scena del crimine furono dispersi), portarono nei mesi successivi a individuare due principali sospettati: i fratelli Luigi e Rosario Frangella. Costoro tuttavia verranno assolti sulla base dell’esame delle tracce di DNA prelevato sul cadavere, non compatibile con il loro profilo genetico.

Nel 2007 poi il caso è stato riaperto in seguito alle rivelazioni di Franco Pino, un pentito ex boss di ‘ndrangheta che aveva indicato come responsabili del delitto Luigi Carbone di Marano (pastore sparito nel 1989 e mai più ritrovato), e Franco Sansone, agricoltore di Cerisano. Anche in questa circostanza però l’esame del DNA ha fornito un esito negativo e negli anni successivi Sansone è stato assolto. L’efferato omicidio è rimasto ad oggi senza colpevoli riconosciuti.

La Fondazione “ Roberta Lanzino” nata da quella tragedia, e voluta fortemente dai genitori, assume nel tempo significati forti. Primo tra tutti l’implacabile desiderio di memoria, per non dimenticare il sacrificio; con la mano tesa alla collettività. La fondazione nasce dalla voglia di dare all’assurdità inspiegabile, un senso, diventando molto di più. La certezza che quella tragedia non può rimanere patrimonio privato del singolo, perché essa appartiene alla coscienza di tutti.

Il diritto alla Vita e alla Giustizia negato a Roberta, è il diritto alla Vita e alla Giustizia negato ad ogni Uomo e ad ogni Donna. La morte di Roberta, non la prima nella Storia della Calabria, non certo la prima nella Storia delle Donne, ha rappresentato per la Regione, un punto di non ritorno: da lì, sono nate nuove consapevolezze e se oggi, anche in Calabria, si riesce a nominare la violenza alle donne e ai minori, lo si deve molto alla forza propulsiva di quella morte, che ha spinto in avanti la costruzione di una cultura del rispetto dei generi e dei deboli (Franco e Matilde Lanzino).

Recentemente è stato attivato l’impianto di illuminazione, realizzato presso il Parco “Roberta Lanzino”. Trentacinque punti luce, hanno dato vita e fatto “illuminato” un’opera pubblica , realizzata negli anni ottanta dall’amministrazione comunale del tempo, inizialmente denominato Parco “Robinson”, nel 1998, dopo la tragica morte della giovane Roberta, venne intitolato proprio alla memoria di Roberta Lanzino, vittima della violenza di genere. 

Il sorriso di Roberta non si è mai spento, deve essere ricordato, e mai dimenticato, perchè ogni donna poteva essere e potrebbe essere Roberta. Gesti brutali sfociati in un efferato femminicidio non possono restare irrisolti, senza colpevoli, perchè quando non c’è giustizia una donna viene uccisa due volte. Nessuno ha il diritto di spezzare una vita e non pagare per quanto fatto.

Ciao Roberta, tu come tante donne vittime di violenza vivrai nel nostro ricordo e sarai monito per combattere sempre, affinchè i femminicidi possano essere scongiurati.

La lotta alla violenza sulle donne non si è mai fermata durante i mesi della pandemia in corso. Il numero 1522 anti violenza e stalking, i centri antiviolenza e le case rifugio sono sempre rimasti attivi, nel rispetto delle prescrizioni igienico-sanitarie previste.

Se hai voglia di raccontare la storia che hai vissuto, se vuoi un parere o un primo supporto per quello che stai vivendo, contatta le giornaliste della Redazione di V-News.it, Annamena Mastroianni, Valentina Pinelli e Demelza Marotta, scrivendo all’indirizzo:

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Per un consiglio o un primo supporto, che può essere utile a farti stare meglio. E, magari, per trovare una soluzione insieme.

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Di Demelza Marotta

Giornalista pubblicista e Vice Direttrice di V-News.it. Laureata in Scienze della Comunicazione presso "La Sapienza" Roma, con indirizzo Comunicazioni di massa. Esperta in comunicazione istituzionale e gestione delle pagine social. Solare, dinamica e determinata

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