Divieto di dimora per un 50enne nel comune di Vairano Patenora
VAIRANO PATENORA. I Carabinieri Forestali di Vairano Patenora hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misura coercitiva del divieto di dimora nel comune di Vairano Patenora, emessa, su richiesta della Procura della Repubblica, dal GIP presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, nei confronti di un 50enne originario di Caserta, sottoposto ad indagini in relazione ai reati di cui agli artt. 61 n. 1 – 612 bis c.p. e 81 e 544 ter с.р.
Le indagini venivano avviate dopo una denuncia e querela formalmente sporta dai vicini di casa dell’indagato, i quali avevano deciso di rivolgersi alle autorità competenti dopo aver subito ripetuti episodi di condotta molesta e minacciosa da parte di quest’ultimo. I vicini avevano descritto dettagliatamente come il comportamento dell’indagato fosse diventato sempre più insostenibile nel tempo, creando un clima di tensione e insicurezza nel loro ambiente domestico e nella loro quotidianità. La complainante portava alla luce come, già a partire dal marzo 2020, il soggetto avesse iniziato a manifestare comportamenti aggressivi, caratterizzati da minacce verbali e atti di molestia, che si erano progressivamente intensificati e ripetuti nel corso dei mesi. Le accuse riguardavano una serie di azioni reiterate nel tempo, che avevano causato un deciso impatto emotivo sui vicini, portandoli a vivere in uno stato di costante allerta e ansia. L’indagato, per motivi che ancora non risultavano del tutto chiari, aveva adottato comportamenti aggressivi e intimidatori, spesso sferrando minacce verbali di dolore e rovina, oppure molestando fisicamente e verbalmente i vicini senza alcun motivo apparente. Queste condotte erano state descritte come ossessivamente ripetute, talvolta anche di notte, disturbando la quiete e la tranquillità della zona residenziale in cui vivevano. L’accumulo di queste azioni aveva inevitabilmente generato nei vicini un perdurante e grave stato di ansia, insicurezza e paura per la propria incolumità, tanto che la vita quotidiana si presentava ormai come un difficile calvario, compromettendo il normale svolgimento delle attività familiari, lavorative e sociali. Le autorità, approfondendo le indagini, avevano raccolto numerose testimonianze di altri residenti e amici dei vicini, che confermavano la presenza di un comportamento aggressivo e persecutorio da parte dell’indagato, rendendo indispensabile l’intervento legale. La denuncia non era solo un atto di tutela personale, ma anche un modo per prevenire ulteriori escalation di violenza e garantire la sicurezza pubblica nel quartiere. Dalla ricostruzione di quanto avvenuto, risultava evidente come il comportamento dell’indagato fosse stato perpetrato con una costanza quasi ossessiva, senza apparente motivo, e con una certa premeditazione nel creare disagio e paura tra i vicini di casa, sottomettendoli a uno stato di terrore continuo che aveva compromesso la loro qualità di vita e il loro benessere emotivo. Tutto ciò aveva spinto le autorità a intervenire con fermezza, avviando le indagini investigative per individuare con precisione le circostanze e le responsabilità di tali condotte, e per tutelare finalmente le vittime da ulteriori episodi di molestia e minaccia.
La persona sottoposta alle indagini, non solo integrava atti persecutori nei confronti dei vicini di casa, ma si accaniva e procurava delle sevizie anche al loro cane, causandogli delle gravissime menomazioni fisiche mediante il lancio di sostanze corrosive avvenuto in più occasioni.
A sostegno dell’ipotesi accusatoria – sebbene nella fase embrionale delle indagini preliminari – risultavano determinanti i video registrati dal sistema di videosorveglianza che riprendeva il giardino privato in cui il loro cane era solito stazionare.
A seguito della ricezione della denuncia-querela, veniva espletata dapprima una verifica delle effettive condizioni del cane, da parte dei medici veterinari del Servizio Veterinario dell’A.S.L. di Vairano Patenora, che confermava le gravi menomazioni fisiche che lo stesso aveva subito e che le stesse lesioni risultavano coerenti con i fatti oggetto di denuncia.
La Procura poi disponeva una perquisizione personale e domiciliare a carico dell’indagato, eseguita dagli stessi militari, che nel corso dell’attività delegata rinvenivano nella sua abitazione diverse confezioni di sostanze causticanti che venivano sottoposte a sequestro.
