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Riardo. Bufale dopate, le richieste del PM

RIARDO – Bufale dopate. Il PM Giordano chiede pene dure nei confronti di quindici imputati accusati di aver somministrato della somatotropina per aumentare la produzione di latte.Queste le richieste: Enrico Armini assoluzione; Enzo Auriemma 3 anni e 6 mesi; Domenico Esposito 3 anni e 6 mesi; Antonio Betti 3 anni e 6 mesi; Giancarlo Cerruti assoluzione; Giovanni Matarazzo 4 anni; Samuele Nuzzo 5 anni e 6 mesi; Carmine Romano 26 anni e 90mila euro di multa; Emilio Antonio Romano 12 anni e 50mila di multa; Mario Romano 14 anni e 50mila euro di multa; Ludmila Sciulak assoluzione; Maria Toscano assoluzione; Fredi Seferi 22 anni e 90mila euro di multa; Raffaele Siani 26 anni e 90mila euro di multa. Nel collegio difensivo gli avvocati Claudio Sgambato, Sergio Rando, Michele Mozzi, Angelo Raucci, Romolo Vignola, Carmine Galloro e Vincenzo Sguera. Il processo si è tenuto dinanzi al Presidente Guglielmo. Le bufale furono dopate affinchè producessero più latte con sostanze altamente nocive per la salute umana e per quella degli stessi animali. Coinvolta la Italiavet di Riardo, il deposito farmaceutico che sembrerebbe stato gestito dalla camorra. La vendita clandestina dei farmaci avrebbe fatto guadagnare alla camorra circa 30mila euro alla settimana. Queste furono le rivelazioni del pentito Santino Cantone all’epoca dei fatti. Nel processo sono coinvolti medici veterinari, allevatori e informatori scientifici nonché due cittadini albanesi che avrebbero avuto i contatti con organizzazioni criminali straniere per il traffico delle sostanze dopanti come la Ketamina e la Somatotropina nonché oli di hashish medicinali che sono stati importati clandestinamente in Italia e spacciati dal deposito farmaceutico di Riardo con la compiacenza dei medici veterinari presso le numerose aziende bufaline sia del casertano e sia del napoletano. In base alla ricostruzione della Dda dietro la farmacia di Riardo c’era il gruppo di Bidognetti, in particolare Domenico o’ Buttaccione, ad oggi collaboratore di giustizia che all’epoca dei fatti era collegato a Franco Tarantino e ad Alfonso Schiavone.

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