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Zineb El Rhazoui: Una vita da atea nella culla dell’Islam

Zineb El Rhazoui

Giornalista, è stata redattrice di Charlie Hebdo, intellettuale e soprattutto atea

La sua voglia di libertà,di esprimere liberamente le sue critiche ai dogmi sia religiosi che non l’ha resa preda di “Fatwa”,minacce religiose:

« Il faut tuer Zineb El Rhazoui pour venger le Prophète »

“Bisogna uccidere Zineb El Rhazoui per vendicare il Profeta”

Zineb El Rhazoui vive a Parigi in un luogo segreto.

Ha la scorta perché le sue idee di libertà, che coltiva da molto tempo, non sono gradite a quella minoranza islamica con la “i” minuscola, come precisa in un’intervista, per identificare la corrente politica convinta di dover intervenire anche nella vita comunitaria islamico.

Sin dai tempi della scuola ha lottato per la sua indipendenza dai dogmi religiosi molto restrittivi che appartengono alle sue origini. Nata a Casablanca da papà marocchino e mamma franco-algerina. Non rifiuta le sue origini ma dentro di lei scorre sangue repubblicano tanto da decidere di essere atea. Ciò è dovuto dalla sua voglia di libertà di scegliere, alla sua libertà di parola, di poter vivere secondo principi non di sottomissione e secondo regole di spiritualità ben diverse. Convinta,inoltre, che nella vita della comunità non dovrebbe entrar mai a far parte la politica perché altrimenti si ha un totalitarismo assoluto e libertà.

Le sue idee nascono dalla scuola di una grande femminista egiziana, Nawal El- Saadawi che le ha aperto la mente sull’importanza del ruolo femminile nella società e sull’emancipazione che esso comporta. Questa corrente di pensiero non è stata molto apprezzata dai detrattori che hanno condannato anche la sua scelta di pubblicare “Fascismo Islamico”, un libro in cui lei stessa ha esternato i suoi pensieri su dogmi religiosi ritenuti arcaici e che le procuravano la sensazione di sentirsi sempre a metà e mai completa.

Trentasette anni, più lauree in lingue straniere ed una in arabo classico, una carriera da docente universitaria e giornalista. Non si può certo dire che sia una sprovveduta, anzi, è una delle intellettuali più stimate negli ultimi tempi ma esporsi significa anche rischiare, e lei l’ ha fatto . In una cultura prevalentemente maschilista dove l’ateismo è visto come una grande offesa insieme alla bestemmia e l’apostasia, Zineb non se l’è sentita di mentire o di vivere nell’ombra.

Le Point, settimanale francese, ha avuto il piacere di intervistarla in un luogo segreto e proprio il quel contesto Zineb ha dichiarato di essere fortemente ottimista: Gli atei di origine mussulmana sono ancora perseguitati e condannati alla pena di morte in molti Paesi, almeno tredici, ma ciò non toglie che lei stia ancora lottando per l’emancipazione dei popoli dalla violenza psicologica religiosa anche se, ciò comporta ad una vita difficile in cui si è costretti a vivere nascosti e con la scorta. Dall’ attentato del 2015 è passato del tempo, lei era a Casablanca e in quel momento sostiene di aver capito che doveva far qualcosa. I suoi colleghi sono stati uccisi e lei dopo quattro anni è qui a lottare per le sue idee.

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