• Mar. Apr 30th, 2024

Il lavoro incompreso delle madri

woman carrying her baby and working on a laptopPhoto by Anastasia Shuraeva on <a href="https://www.pexels.com/photo/woman-carrying-her-baby-and-working-on-a-laptop-4079281/" rel="nofollow">Pexels.com</a>

Poca riconoscenza e grandi sacrifici sottovalutati da una società che segue ritmi frenetici.

Quando si sente parlare del lavoro di una mamma, generalmente, non lo si definisce lavoro anzi si tende a darne un’accezione di normalità, quasi di indifferenza, anche se, in realtà, questo è il mestiere piú difficile del mondo. Si inizia ad essere madri nel momento in cui ci si accorge di essere incinta ed è da lì che la donna, prima di allora solo figlia, moglie, lavoratrice o studentessa si trasforma in un essere indistruttibile, forte e allo stesso tempo dolce: una mamma. Il corpo stesso della donna inizia a lavorare sodo, creare dall’interno una nuova vita richiede un enorme dispendio di energie.

Il momento del parto ancora di più. ( Ma sul parto e su ciò che rappresenta dovremmo scrivere un articolo a parte, se non un libro intero!) I primi mesi di vita di un neonato sono molto intensi e le sue necessità ricoprono il 90% del tempo e delle energie della mamma. Perché, infondo, come si dice a Napoli ‘la mamma è una sola’ e nessuno può sostituirla. Le nottate, spesso, sembrano infinite, così come i lamenti del piccolo, i dubbi, le paure e le incertezze.

Se ci sono già altri bimbi in casa il lavoro si moltiplica, le esigenze, laddove per uno sono prime necessità come cambio pannolini, nutrimento e bagnetto, per gli altri sono di tipo diverso: scuola, uscite, amichetti, attività sportive. La mamma si fa in quattro con una naturalezza incredibile, dimenticando, spesso, se stessa. Le mamme combattono da sole, a parte qualche raro caso, la maggior parte gestisce la propria giornata fatta di mille impegni diversi, corse per non essere in ritardo, borse piene di oggetti utili, inutili e impensabili, pranzi preparati al volo, compiti controllati per metà , litigi, montagne di panni da stirare, mariti che non ci sono mai, notti tra ninne nanna e camomilla, lacrime che nessuno immagina.

È vero, è bello guardare gli occhi dei bambini, ma è dagli occhi stanchi e felici delle mamme che nasce l’infinito!

“la mano che fa dondolare la culla è la mano che regge il mondo”

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Di Antonella Viccaro

1992 diplomata nel 2010 presso il Liceo Pedagogico e delle Scienze Umane di Vairano scalo. Autrice del romanzo " La bambina che ha conosciuto il ferro" 2019.

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