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Jabil di Marcianise, bomba ad orologeria: il 24 marzo si avvicina

“Scappate da questa città” il messaggio dei dipendenti con uno striscione fuori il cancello dello stabilimento

Lavoratoti e sindacati preoccupati per il futuro dell’azienda

MARCIANISE. Continua la protesta dei lavoratori della Jabil di Marcianise impegnati nella lotta per far valere i propri diritti. Dopo il nulla di fatto del tavolo tecnico svoltosi al MISE lo scorso 23 gennaio, questa mattina i dipendenti dello stabilimento marcianisano hanno svolto un’assemblea per organizzare delle proteste contro i 350 licenziamenti a fronte delle 700 persone in organico. Lo stato di agitazione tra i lavoratori è tanto, nonostante il MISE abbia annunciato l’intervento di INVITALIA, per ricollocare gli esuberi in altre aziende.

Per l’occasione abbiamo intervistato Tommaso Sorbo delegato della rappresentanza sindacale unitaria di FIM.

Cosa ci puo raccontare del presidio di questa mattina?

“C’è molta tristezza tra i lavoratori. Dopo che l’azienda a dicembre ha chiuso le trattive con un mancato accordo, noi RSU abbiamo fatto un’accordo interno per avviare il ricollocamento in altre aziende. Negli ultimi venti giorni sono andate via circa 80 persone, quindi gli esuberi si sono rodotti a 275”.

Dopo il fallimento del tavolo al MISE, cosa vi aspettate dal governo?

“Dal Governo vorremo una mano, ma abbiamo visto che la soluzione per loro è la ricollocazione. Il problema è che si tratta di start-up o di aziende che ancora devono nascere”.

La classe polica casertana è scesa al vostro fianco?

“Vicino a noi lavoratori ci sono sempre stati, l’ex sindaco di Marcianise Antonello Velardi ma anche l’Assessore al Lavoro e alla Risorse Umane della Regione Campania Sonia Palmeri , ma purtroppo la risoluzione della vicenda è ancora in alto mare”.

Vuole lanciare un messaggio al governo?

“Al Governo, chiedo di intervenire in questa vertenza e in tutte le altre, perchè purtroppo non siamo gli unici lavoratori in questa situazione. Sono migliaia e migliaia, infatti le persone in tutta italia che purtroppo sono nella nostra condizione. La soluzione potrebbe essere un decreto ad hoc perchè sono troppe le multinazionali che stanno lasciando l’italia. Noi non vogliamo la cassa integrazione ma il lavoro“.

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