• Gio. Mag 2nd, 2024

Il conflitto israelo-palestinese tra crimini di guerra e apartheid

Il regime di apartheid è presente nei territori che Israele controlla quali Gerusalemme Est, Cisgiordania e Striscia di Gaza. Nello stato di Israele vi sono gli ebrei ai quali vengono concessi una serie di privilegi e gli arabi che hanno diritti e margini di libertà molto limitati.

Una lunga escalation di crimini contro l’umanità è quella a cui stiamo assistendo nel conflitto israelo-palestinese che non trovano alcuna giustificazione sotto il punto di vista morale ed etico.

Non si contano le violazioni dei diritti umani da parte delle forze di sicurezza israeliane a danno dei palestinesi nei tanti conflitti che si sono susseguiti nel corso degli anni, documentati, tra l’altro, dall’Alto Commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite (OHCHR).

Tuttavia, anche gli attacchi da parte dei palestinesi hanno causato ingenti danni a locali ad uso civile e strutture pubbliche.

Dall’inizio dell’ultimo conflitto dello scorso 7 ottobre sia Hamas che le forze israeliane si sarebbero resi protagonisti di una serie di crimini che violano il diritto internazionale umanitario come cattura, lancio casuale di missili: l’ultimo più efferato e disumano quello che ha colpito l’ospedale più antico di Gaza, il al-Ahli Arab Hospital situato a sud della città.

Più di 450 organizzazioni che si occupano di diritti umani dal 2020 chiedono aiuto a tutti gli stati allo scopo di adottare “efficaci contromisure, incluse le sanzioni per mettere fine all’acquisizione illegale del territorio palestinese da parte di Israele attraverso l’uso della forza, il regime di Apartheid e della negazione del nostro diritto inalienabile all’autodeterminazione”.

Il 13 ottobre 2023 le forze israeliane hanno ordinato a più di un milione di palestinesi residenti nella città di Gaza e nella parte settentrionale di evacuare entro ventiquattro ore e di dirigersi verso la valle di Gaza (Wadi Gaza) a sud. La richiesta si rivelava non solo infattibile dato lo scarso lasso di tempo a disposizione, ma secondo il monito delle Nazioni Unite essa “porterà solo a livelli di miseria senza precedenti e spingerà le persone nell’abisso”.

Le organizzazioni che si occupano di diritti umani hanno denunciato l’impossibilità di un gran numero di civili a spostarsi sia a causa delle ferite (in certi casi molto gravi) riportate nel corso degli attacchi, sia per l’assenza di mezzi di trasporto.

Il bombardamento dell’ospedale di Gaza e di una scuola gestita dall’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente  (UNRWA) nella parte settentrionale di Gaza dove migliaia di sfollati hanno trovato rifugio ha causato almeno cinquecento morti, molti dei quali sono donne e bambini.

Durante i primi giorni di quest’ultima offensiva le autorità israeliane hanno commesso una serie di crimini contro il popolo palestinese, i luoghi di culto, gli ospedali, la persecuzione dei civili e l’incitamento al genocidio generando un clima di paura e terrore.

John Dugard, docente sudafricano di diritto internazionale, in uno studio molto approfondito da lui condotto nel 2013 ha affermato: “Sulla base della natura sistemica e istituzionalizzata della dominazione razziale esistente, ci sono infatti forti ragioni per concludere che un sistema di apartheid si è sviluppato nei territori palestinesi occupati. Le pratiche israeliane nei territori occupati non solo ricordano – e, in alcuni casi, si rivelano peggio dell’apartheid esistente in Sud Africa, ma violano il divieto legale dell’apartheid”.

Precedentemente, un team internazionale di studiosi di diritto, nel 2009 aveva  pubblicato uno studio dal titolo “Occupazione, colonialismo, apartheid?” le cui conclusioni hanno portato ad affermare come lo stato israeliano abbia imposto uno stato di apartheid al popolo palestinese, in quanto Israele è responsabile di molte delle pratiche identificate nella Convenzione Internazionale sull’Eliminazione e la Repressione del Crimine di Apartheid adottata dalle Nazioni Unite nel 1973, e che questi atti insieme costituiscono  “elementi integrati e complementari di un sistema istituzionalizzato e oppressivo di dominio israeliano e di oppressione sui palestinesi come gruppo; cioè un sistema di apartheid”.

Lo studio ha rilevato che Israele ha applicato lungo i territori occupati i tre elementi fondamentali che caratterizzavano l’apartheid nel contesto sudafricano, quali la classificazione della popolazione in base alla razza; la segregazione della popolazione sulla base di tale classificazione; e un sistema di leggi e politiche che sottopongono il popolo palestinese a uccisioni extragiudiziali, tortura, arresti e detenzioni arbitrarie, nonché radicali restrizioni ai diritti dei palestinesi alla libertà di opinione, espressione, riunione, associazione e movimento.  

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Di Claudia Cozzolino

Laureata in Lingue e Civiltà Orientali presso l'Università degli Studi di Napoli "L'Orientale", area di specializzazione Vicino e Medioriente. Ricercatrice e traduttrice freelance.

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