• Mar. Apr 30th, 2024

L’Afghanistan non è un paese per donne

Non si ferma la politica restrittiva dei talebani nei confronti delle donne. È una violenza nella violenza quella messa in atto dal governo talebano che intenderebbe proteggere le donne vittime di abusi sessuali spedendole direttamente in prigione – lo riferisce l’ultimo report delle Nazioni Unite pubblicato il 14 dicembre.

Prima che i talebani salissero al potere nel 2021 erano presenti in Afghanistan 23 centri di protezione per le donne sponsorizzati dallo stato, dove le vittime di violenza di genere potevano trovare protezione, ma dagli ultimi dati a disposizione questi centri sembrano spariti del tutto: gli ufficiali del governo talebano hanno dichiarato all’UNAMA che questi centri sono di stampo occidentale e che non hanno alcun motivo per essere tenuti in vita. 

 Per tornare alla questione, nei casi in cui una donna non abbia parenti maschi con cui stare o laddove ci siano problemi di sicurezza le donne verrebbero incarcerate. Ma ciò equivarrebbe ad una arbitraria privazione della libertà. “Confinare le donne che si trovano già in una situazione di vulnerabilità in un ambiente detentivo avrebbe un impatto negativo sulla loro salute fisica e mentale e le esporrebbe al rischio di discriminazione e stigmatizzazione una volta rilasciate”, afferma l’UNAMA, un’organizzazione delle Nazioni Unite che offre assistenza al popolo afghano.  

Nonostante le “buone intenzioni” del governo talebano propagandate alla prima conferenza stampa, poco dopo aver preso il potere il 15 agosto 2021, in cui annunciava importanti cambiamenti a favore delle donne, esso è ben presto tornato sui suoi passi demolendo puntualmente ciò che aveva inizialmente dichiarato a suon di decreti religiosi.  

Ma la violenza di genere contro le donne afghane rappresentava una piaga sociale già prima dell’ascesa dei talebani al potere. In un paese già afflitto da una dura crisi economica ed umanitaria le donne hanno rappresentato il bersaglio su cui la politica dei talebani ha mirato. Ad esse viene proibito di frequentare la scuola secondaria o l’università, gli spazi pubblici e sono state escluse da molti settori lavorativi: la chiusura ordinata dal governo talebano dei centri estetici è una delle tante dimostrazioni. E per finire devono osservare un rigido dress code che secondo i dettami della legge islamica impone di coprirsi dalla testa ai piedi lasciando scoperti solo gli occhi. Visti i tempi che corrono alcune donne, temendo eventuali conseguenze, sono tornate ad indossare il burqa. Devono essere accompagnate da un parente maschio se percorrono più di 72 km.

Visto il clima di terrore in cui vivono le donne afghane, diventa difficile anche sporgere denuncia. Come può una donna continuamente picchiata, umiliata e vessata denunciare se non viene supportata neanche dai familiari? A completare il quadro l’UNAMA riferisce che le denunce vengono gestite da personale maschile e ciò “scoraggia e inibisce le vittime dal presentare denunce”.

USCITA A1 CAIANELLO VIA CERASELLE TUTTI I GIORNI DAL LUNEDI AL SABATO ORARIO CONTINUATO 08:00 20:30 DOMENICA 08.00 13.00
Documento senza titolo

Sostieni V-news.it

Caro lettore, la redazione di V-news.it lavora per fornire notizie precise e affidabili in un momento lavorativo difficile messo ancor più a dura prova dall’emergenza pandemica.
Se apprezzi il nostro lavoro, che è da sempre per te gratuito, ti chiediamo un piccolo contributo per supportarci. Vorremmo che il vero “sponsor” fossi tu che ci segui e ci apprezzi per quello che facciamo e che sicuramente capisci quanto sia complicato lavorare senza il sostegno economico che possono vantare altre realtà. Sicuri di un tuo piccolo contributo che per noi vuol dire tantissimo sotto tutti i punti di vista, ti ringraziamo dal profondo del cuore.

Di Claudia Cozzolino

Laureata in Lingue e Civiltà Orientali presso l'Università degli Studi di Napoli "L'Orientale", area di specializzazione Vicino e Medioriente. Ricercatrice e traduttrice freelance.

error: Content is protected !!