“Nessuno riuscirà a nascondere il fatto che Nasrin Sotoudeh è perseguitata per la sua difesa pacifica dei diritti umani in Iran” così Hadi Ghaemi, direttore del Centro per i diritti umani in Iran
L’agenzia di stampa nazionale iraniana Fars ha affermato che il 30 ottobre Nasrin Sotoudeh è stata prima aggredita fisicamente e poi arrestata nel corso dei funerali della sedicenne Armita Garawand per “non aver indossato il velo” e “aver disturbato la sicurezza mentale della società”. È stata arrestata insieme ad altri 16 attivisti che erano presenti ai funerali della giovane studentessa liceale, la cui morte pare sia stata dovuta al pestaggio ad opera della polizia morale per non aver indossato in maniera corretta l’hijab.
Non è il primo arresto che Sotoudeh ha dovuto affrontare. Nel 2010 è stata arrestata con l’accusa di propaganda contro il sistema e cospirazione ai danni della sicurezza dello stato. Nel 2018 è stata spedita nuovamente in carcere per aver preso le parti di una donna arrestata per aver manifestato contro il velo. Nel 2019 è stata condannata a 12 anni di carcere per “aver incoraggiato la corruzione e la dissolutezza”.
L’attivista nel 2020 ha dato inizio ad uno sciopero della fame che ha portato avanti per 45 giorni ma che ha dovuto sospendere per problemi di salute. Lo sciopero della fame era inteso a supporto dei prigionieri politici detenuti nel carcere di Evin.
Nasrin Sotoudeh, 60 anni, è stata la vincitrice del premio Sacharov 2012 per la libertà di pensiero. Ha supportato diversi oppositori e politici iraniani in stato di detenzione a seguito delle elezioni presidenziali del giugno 2009. Ha inoltre sostenuto giovani condannati alla pena di morte.
Quest’ultimo arresto è avvenuto alla vigilia dell’inizio del Social Forum 2023 che si è tenuto il 2 e il 3 novembre presso il Palazzo delle Nazioni Unite di Ginevra ed è stato presieduto, tra numerose polemiche, dall’ambasciatore iraniano e rappresentante permanente della Repubblica islamica Ali Bahreini. È eticamente incomprensibile come ad un paese come l’Iran, considerato tra i regimi più sanguinari, dove non vi è ancora libertà di pensiero e alle donne vengono negati molti dei diritti fondamentali, sia stato assegnato tale ruolo. Si pensi a Narges Mohammadi, destinataria del Premio Nobel per la Pace 2023 e attualmente rinchiusa nel carcere di Evin che ha bisogno di un ricovero ospedaliero per le patologie di cui soffre, sia cardiologiche che polmonari, che le viene sistematicamente negato a causa del suo rifiuto di indossare il velo.
Sono sotto gli occhi di tutti ormai le violenze, i soprusi, le minacce e gli abusi che il regime iraniano mette in atto nei confronti del suo popolo. Tra il 10 ottobre 2022 e l’8 ottobre 2023 sono aumentate del 24% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente il numero delle esecuzioni delle condanne a morte, condotte in alcuni casi anche pubblicamente. Tra le ultime esecuzioni a morte, sono stati giustiziati due giovani di etnia baluca, Saied Alizehi e Esmaiel Alizehi, due fratelli di 25 e 29 anni, arrestati due anni fa per reati di droga. Esmaiel lascia due figli piccoli.