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Omicidio di Caccamo. Inizia la gogna mediatica per un presunto festino in zona rossa

grayscale photo of person holding a gun

Photo by Vijay Putra on Pexels.com

Resta in primo piano l’omicidio di Caccamo in provincia di Palermo e ogni ora sembrano spuntare nuovi indizi che potrebbero rendere certezze dei semplici sospetti. Roberta Siragusa aveva solo 17 anni quando “qualcuno” ha deciso che la sua vita era arrivata al capolinea. Il suo corpo è stato gettato dentro un burrone e parzialmente bruciato. Ad essere accusato di omicidio, in fidanzato della ragazza che si è chiuso in un silenzio irreale.

Secondo alcune testate giornalistiche sarebbero spuntati anche dei video in cui si vede proprio la macchina di Pietro Morreale raggiungere quel burrone. Gli inquirenti lavorano senza sosta per garantire il colpevole alla giustizia.

In paese si mormora e si iniziano a  dare  giudizi senza fare il conto con le loro coscienze.

Spunta anche l’ipotesi di una festa in zona rossa alla quale la giovane avrebbe partecipato insieme e al fidanzato. Sono ore che si pensa a puntare il dito su una festa. Come se servisse a riportare indietro Roberta parlare del lavoro che svolgono i genitori.

Roberta non c’è più e non è stata una festa ad ucciderla né il mancato controllo dei genitori che, secondo indiscrezioni, sono sempre stati molto attenti ai bisogni della figlia.

Ma in tutto questo dolore misto a confusione, l’opinione pubblica vuole qualcuno da incolpare e non basta l’assassino della giovane poiché in qualche modo si vuole giustificare e trovare una motivazione ad un atto così folle. La verità però, è che nulla potrà mai giustificare un gesto tanto vile.

Roberta era piena di sogni e amava ballare ma qualcuno ha deciso che non doveva più parlare né sorridere.

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