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Sessa Aurunca/Cellole. Altro smacco: volano via i fondi per le bonifiche dell’amianto

SESSA AURUNCA/CELLOLE. Che l’amianto faccia parte in un modo o nell’altro delle caratteristiche di molti edifici costruiti in anni passati, è un fatto ormai risaputo. Che questo materiale sia chiamato “fibra killer” anche, visto l’incidenza della sostanza con le numerosi morti di tumore. Pensare, quindi, che tale fenomeno nei giorni nostri sia completamente debellato è più che un eufemismo.

Un rapporto del 2010, ormai vecchio dieci anni, voluto dalla Regione Campania, ancora non aggiornato, segnala oltre quattromila strutture a rischio. Nella fattispecie si tratta di una mappatura di tutti i siti coinvolti dall’amianto, censiti ad uno ad uno. L’allora Presidente Bassolino, insieme alla sua giunta, si preoccupò di mettere nero su bianco tutti i punti, cosiddetti “a rischio”, in modo tale da facilitare le opere di bonifiche: e qui casca l’asino. 

Qualche mese fa, è uscita una notizia, che per sconosciuti motivi è rimasta nell’anonimato. La Regione Campania, infatti, ha stanziato 1,3 Milioni di Euro (mica spicci) per le opere di bonifica concernenti proprio l’amianto. Su cinquecento comuni della Regione, soltanto tre  hanno richiesto fondi per la bonifica di alcune strutture ubicate sui propri territori. Nella fattispecie parliamo di due comuni del casertano, ossia Sparanise e Aversa, ed uno dell’Irpinia, ovvero Caposele; insomma una vera e propria vergogna se si pensa all’enorme mole di edifici sottoposti alla pericolosa grana di questa infame fibra killer. 

Andando un pò più nello specifico, è possibile notare come nessun comune del territorio aurunco abbia avuto accesso a tale fondi, quasi a dimostrazione di una sciatteria che in materia ambientale è divenuta quasi insostenibile. Soltanto a Sessa Aurunca, in quel famoso rapporto del 2010 si possono contare venti strutture interessate dalla presenza dell’amianto. Si tratta per lo più di luoghi appartenenti allo IACP (ISTITUTO AUTONOMO DELLE CASE POPOLARI). Ci sono però anche due strutture “esterne” che sono nella fattispecie ubicate presso Viale Trieste ( Eredi Petteruti Leopoldo S.A.S.) e presso lo scalo ferroviario ( SIBELCO ITALIA S.P.A). 

E’ ovvio, che un rapporto vecchio di dieci anni, possa aver cambiato nei connotati alcune dinamiche. Mentre si faranno gli ulteriori accertamenti del caso, il primo cittadino Sessano, dovrebbe chiarire la situazione dei siti appena citati, o almeno dovrebbe “illuminare” la cittadinanza riguardo un’opportunità che è sfuggita, nell’imbarazzo generale di alcuni addetti ai lavori. Per il momento è tutto.

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