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La Terra Promessa: la Terza Repubblica

DiRuggiero Vallario

Ott 31, 2023

Tangentopoli, una serie di inchieste giudiziarie che rivelarono una verità oscura del rapporto tra politica e imprenditoria, fu un evento, verificatosi nel 1992 ed estesosi sino al 1994, che condizionò fortemente lo scenario politico in Italia a tal punto da dar vita un nuovo corso repubblicano. Gli italiani ricordano, generalmente, con dispiacere le vicende legate a questo periodo storico che stiamo ancora vivendo. Eventi soprattutto connessi all’instabilità governativa, allo scontro di posizione tra centrodestra e centrosinistra, un conflitto continuo e imperturbabile che ha visto pochi se non nessun punto d’incontro tra le due coalizioni. Perché questo è la Seconda Repubblica: leadership incrollabili, come quella di Silvio Berlusconi, sceso in campo a seguito di Mani Pulite, la cui forza di guida continua a mantenersi viva, tra i suoi sostenitori, anche dopo la sua morte. Ma questo periodo è anche quello della massima esaltazione del bipolarismo, due coalizioni che confliggono davanti agli occhi di tutti gli italiani senza che si definisca mai, concretamente, soprattutto da parte della sfera pubblica, chi ha torto o chi ha ragione, perché ciò che conta è il mantenimento e la garanzia della propria posizione sul piano politico che si scontra inevitabilmente con l’ala opposta. Ma la Seconda Repubblica è anche il il trentennio dell’informazione. Lo sviluppo tecnologico che ha investito il mondo in questi anni non è paragonabile a nessun’altra evoluzione storica della tecnologia umana. Un’informazione che per molti anni, prima dei recenti smartphone, PC ecc… ha vissuto di televisione e la televisione in Italia era Silvio Berlusconi, ma informazione era anche quella di coloro che l’accusavano di uno strapotere derivante dal combinato politica, televisione e imprenditoria di altro genere. Ma Seconda Repubblica è anche Romano Prodi, il Professore divenuto Presidente del Consiglio dei Ministri e poi Presidente della Commissione europea. Il docente che visse e ancora vive l’eterno confronto con il personaggio di cui si è trattato precedentemente in questo articolo. Perché loro due sono la Seconda Repubblica, loro sono il bipolarismo, loro sono lo scontro insanabile delle leadership. Ma questo periodo storico italiano deve necessariamente e anche sorprendentemente, per le sue diverse propensioni professionali, portare il nome di un altro soggetto, quello di Beppe Grillo, comico divenuto l’esempio lampante dell’ondata populista in Italia. Grillo riesce, insieme all’aiuto di Casaleggio, a fondare un movimento che nel giro di otto anni, dalla sua fondazione avvenuta nel 2009, diverrà il primo partito italiano alle elezioni politiche del 2018; il Movimento 5 Stelle. Purtroppo anche questo ha contribuito, insieme alle altre forze politiche degli anni precedenti, a quella ferita che attanaglia il nostro Paese, l’instabilità del governo; non riuscendo a reggere al potere più di cinque anni. Al di là di quelle che sono le visioni politiche di ogni cittadino, ognuno di noi italiani sa in cuor suo che voler attribuire meriti alle politiche perseguite dal nostro Paese negli ultimi trent’anni, indipendente da quello che è stato il colore politico che le ha poste in essere, è impresa non facile, perché la Seconda Repubblica non è altro che lo specchio di quello che siamo diventati, stanchi di dare alla storia del mondo geniali illuminazioni, perché c’è stato un tempo dove eravamo protagonisti assoluti di questo pianeta, ma questo tempo non è oggi, non lo sono gli ultimi trent’anni. Quest’ultima è una delle ragioni che spinge la sfera pubblica a parlare continuamente di un passaggio alla Terza Repubblica, perché si vuole dimenticare gli errori commessi come Paese e dire “oggi è un giorno nuovo, oggi siamo nella Terza Repubblica”, quasi a volerci dare coraggio da soli, ma le ferite non possono essere colmate solo con un cambio di denominazione del periodo, perché per questo ci sono gli storici, ecco perché spesso l’avvento della Terza Repubblica è collegato a riforme costituzionali, come la riforma Renzi-Boschi del 2016, respinta dal popolo con il referendum o il possibile ddl sul premierato. Il passaggio alla Terza Repubblica è identificato anche nella recente morte di Silvio Berlusconi e nella precedente ascesa politica del Movimento 5 Stelle, alternativo al bipolarismo o alla recente emersione, alle politiche del 2022, di un Terzo Polo come centro del sistema, che contrapponendosi al centrodestra e al centrosinistra, così come ha fatto il M5S trasversalista, ha cercato di turbare gli equilibri del sistema politico, cercando di imperniarlo su più poli, ma con scarsi risultati dati dalla rottura tra Italia Viva e Azione verificatasi già nel primo anno di Governo Meloni. Un centro che cerca, abbattendo la paura della storica Balena Bianca, di aprire un cantiere che per un motivo o per un altro spesso non trova un sbocco ottimale, perché il bipolarismo è forte e ha attecchito bene nel corso della Seconda Repubblica. Che questo sia stato un bene o un male ce lo dirà soltanto la storia, non spetta a noi giudicare. Ritornando alla riforma del premierato tanto auspicata dal Governo Meloni, bisogna dire che questa potrebbe rappresentare un altro dei segni fondamentali, insieme ai precedenti citati, che la dice lunga sulla volontà della politica di uscire dalla Seconda Repubblica per gettarsi a capofitto nella Terza, verso un futuro migliore, verso opportunità migliori; come se la Terza Repubblica fosse la Terra Promessa. La riforma del premierato riguarda soprattutto l’elezione popolare diretta del Presidente del Consiglio dei ministri, funzionale a rafforzare la sua legittimazione politica derivante dall’investitura popolare e ottenere governi più stabili. Sempre le solite debolezze del nostro sistema costituzionale a cui si cerca di porre rimedio da sempre. Molti però ritengono che l’elezione diretta del Presidente del Consiglio dei ministri porterebbe a un indebolimento della figura del Capo dello Stato. Al momento la questione si sta accendendo sempre di più perché il ddl dovrebbe arrivare in Consiglio dei Ministri e il dibattito diverrà sicuramente forte nei prossimi tempi, anche perché se davvero dovesse esserci un’approvazione di tale riforma potremo davvero dire di essere nella Terza Repubblica, di essere nella Terra Promessa.

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