• Lun. Mag 13th, 2024

Orta di Atella. Disabili: contro i bulli, educhiamo i bambini alla diversità

Lanciato martedì un grido d’allarme all’Assessore della Regione Campania Lucia Fortini affinché le istituzioni regionali accettino l’integrazione dei disabili

Nota dolente del convegno la mancanza delle scuole locali nonostante la presenza del sindaco Villano

ORTA DI ATELLA. Nel nostro paese ha evidenziato il presidente della realtà associativa di Orta di Atella “Bambini simpatici e speciali” Michele Pisano manca la capacità di chi ascolta i bisogni di chi ci sta accanto e spesso ci si sente più forti se si domina su gli altri. Ha così aperto con questo concetto il suo intervento martedì il presidente Pisano nell’aula consiliare del Palazzo municipale di Orta di Atella, Pisano ha poi ringraziato il sindaco della città di Orta l’Ingegnere Andrea Villano e l’assessore alle politiche sociali Luigi Di Lorenzo per l’ospitalità ed il patrocinio concesso alla manifestazione. Il presidente ha poi continuato evidenziando che dovrebbe esserci più rispetto tra esseri umani visto che ognuno di noi ha delle potenzialità da sviluppare che possono crescere ed amplificarsi interagendo sempre con gli altri.

Fotografie concesse da Antonio Siciliano

La tematica affrontata martedì è stata importantissima, non riusciamo ancora a capire cosa ci sia di divertente nel commettere atti di bullismo contro bambini disabili ed autistici ha espresso in sala Gennaro Capasso presidente della realtà “Casa della Vita” bisogna educare i ragazzi sia nelle scuole che nelle famiglie a parlare della cosiddetta “diversità” perché per l’appunto ogni persona è unica, non è diversa, proprio per questo va rispettata in ogni sua dimensione.

Fotografie concesse da Antonio Siciliano

L’inserimento delle persone disabili, questo concetto lo vogliamo ricordare a chi era assente, in questo caso alla scuola locale, ma soprattutto lo ribadiamo ancora agli amministratori cittadini diventa primario, oggi inserire i ragazzi disabili ed autistici nel mondo del lavoro è uno strumento cardine nel percorso di integrazione sociale. Un’affermazione ampiamente condivisa, che però oggi caro sindaco Villano non è ancora purtroppo inapplicabile alla maggior parte dei soggetti atellani. In effetti da riscontri in provincia di Caserta, non troviamo ancora alcun autistico e disabile inserito totalmente in posti di lavoro normali. – ma soprattutto ci chiediamo dopo martedì, perché la città di Orta non può diventare completamente un polo di integrazione per le attività sociali di questi ragazzi si chiedono oggi i tanti genitori? perché poi l’amministrazione comunale per intera è mancata completamente martedì al convegno?

Cosa dobbiamo pensare che sul territorio atellano non c’è interesse verso questa problematica importante? Intanto i genitori degli autistici, e dei disabili di Orta di Atella non devono però tuttavia rassegnarsi all’esclusione dalla speranza di battersi per i diritti del proprio figlio e devono chiedere come ‘risarcimento’ alle istituzioni della Campania un forte surplus di abilitazione, uno sforzo eccezionale per cercare di recuperare il tempo perduto. Si può ipotizzare un’azione esemplare di risarcimento contro quelle istituzioni che ancora oggi nascondono le valide possibilità abilitative esistenti, ritardando la comunicazione dei progetti ai genitori con lo scopo confessato di preservare sempre il bambino piccolo da quegli interventi abilitativi che, secondo loro, guasterebbero completamente il profondo della personalità del bambino, già messa oggi a dura prova dall’incapacità o inadeguatezza dei genitori a dare amore ed accoglienza al loro figlio. Non basta quindi oggi cambiare i vocaboli, sostituendo a ‘colpa della madre’ la parola ‘inadeguatezza’, se poi tutto resta sempre come prima. La battaglia intrapresa dalla realtà associativa di Orta negli ultimi tempi non mirava soltanto a ridare l’onore alle madri ingiustamente accusate di essere la causa più o meno consapevole dell’handicap autistico, ma principalmente oggi tende sempre a migliorare sul territorio l’integrazione degli autistici, e dei disabili.

<<Dev’essere abbattuta la mentalità – dichiara il vicepresidente della realtà di Orta Angelo Di Fabio – il tutto fonda le sue radici nella credenza che se i “diversi” non possono vivere in un mondo “normale”, non rimane che assisterli caritatevolmente in famiglia o relegarli in strutture diurne o residenziali di tipo assistenziale. Deve conseguentemente quindi essere incentivata la creazione di modelli diversi da quelli proposti finora, per offrire opportunità che soddisfino i bisogni di ciascuno di questi ragazzi nel rispetto della diversità. Solo a queste condizioni le persone autistiche e disabili potranno trovare sbocchi lavorativi ed integrativi conformi al loro essere>>

L’autismo, com’è stato appena ricordato nel convegno di martedì, è una “disabilità complessa”, e ciò per una serie di complesse ragioni. Le persone autistiche, per esempio, hanno una peculiare difficoltà a stabilire relazioni con i coetanei e per loro è arduo comprendere quelle regole del comportamento sociale che la maggior parte delle persone impara durante l’infanzia. Hanno quindi specifico bisogno di ricevere indicazioni chiare, di routine, di una supervisione stretta, perché senza possono smettere sempre di funzionare. Dinanzi a questo quadro composito, hanno dichiarato in sala Nancy Chiariello logopedista e presidente della realtà associativa “In sana mente” e Salvatore De Martino quale occupazione lavorativa è ragionevolmente oggi prospettabile per un soggetto disabile ed autistico? Noi crediamo sempre che per rispondere a questa domanda affermano i due relatori in sala a nulla servano le semplificazioni e le non infrequenti forzature, anche di ordine ideologico, che frequentemente vengono attualmente messe in campo. Ciò perché l’integrazione sociale delle persone autistiche, e disabili non può non passare primariamente dalla modifica culturale e ambientale che il mondo neurotipico è chiamato sempre ad attuare, per favorirne sempre l’accoglienza sociale e lo sviluppo. Solo così si può fermare completamente il bullismo. L’attuale organizzazione sociale e lavorativa è lungi, purtroppo oggi, dall’aver sempre con decisione maturato questa valida consapevolezza e «quasi tutti i programmi lavorativi, destinati a disabili, ed autistici, sono sempre orientati con attenzione alla ricerca di strumenti che al massimo possono agevolare o aiutare le persone “diverse” ad adattarsi nel mondo sociale.

Va quindi rovesciata la piramide: prima di tutto deve essere abbattuta completamente la mentalità che fonda le sue radici nella credenza che se i “diversi” non possono vivere in un mondo “normale”, non rimane che assisterli caritatevolmente in famiglia o relegarli in strutture diurne o residenziali di tipo assistenziale (dove, come ben sappiamo, lo scopo non è sicuramente la maturazione e la crescita dell’individuo, ma la continua sorveglianza e il contenimento). Quindi si deve poi conseguentemente incentivare la creazione di modelli diversi da quelli proposti finora sul territorio, affermano ancora i due professionisti, solo così si può offrire opportunità volta poi a soddisfare i  bisogni di ciascuno nel rispetto della diversità. Solo a queste condizioni il bullismo può essere combattuto, le persone autistiche e disabili potranno quindi trovare sbocchi lavorativi ed integrativi conformi sempre al loro essere: dalle nuove tecnologie dell’informazione (che permettono una più facile comunicazione con altri lavoratori) all’informatica; all’agricoltura sociale; all’arte; ai comparti in cui viene validamente valorizzata sempre la loro frequente abilità nei lavori di precisione; all’artigianato, ecc. Occorre poi sempre progettare e garantire un servizio di orientamento professionale che possa aiutare i soggetti autistici e disabili a rispondere alla sfida imposta dal progresso tecnologico e dai mutamenti sociali. È fondamentale ha espresso nel suo intervento in aula Melissa Parretta educatrice della realtà associativa “In punta di piedi” promuovere fortemente un’intensa campagna di informazione nelle scuole, nei centri di formazione e nelle aziende, perché la diffidenza – e talvolta lo stigma, ed il fenomeno del bullismo – che circondano sia l’autismo, che la disabilità si vince sempre colmando il deficit di conoscenza che storicamente accompagna queste due disabilità. L’esperienza ha espresso ancora l’educatrice Parretta dimostra sempre che, se selezionato e indirizzato verso l’integrazione corretta, il ragazzo autistico, e disabile non è un ”soggetto da abbandonare” escludendolo, ma può diventare brillantemente oggi una positiva forza integrativa in grado di produrre e contribuire al successo di un valido territorio.
Questo concetto cari amministratori deve valere per ogni autistico, per ogni disabile (per esser chiari ancora afferma la Parretta: non solo per quelli cosiddetti “ad alto funzionamento”…), nel rispetto sempre delle attitudini e delle capacità di ciascuno. Tutti, insomma, e non “tutti meno tanti”, devono poter sempre sperimentare, in qualche modo, questo sacrosanto diritto, poiché le Leggi – sembrerà banale ancora ricordarlo – non si applicano solo ha concluso la professionista a favore di pochi.
Da questo intervento ribadiamo quindi la continua necessità di non fermarsi agli spot, alla demagogia politica, ai messaggi magari non disinteressati, di medie e grandi aziende, ma di allargare la platea, anche, e soprattutto, alle microimprese che insieme alle associazioni operano sempre sul territorio. In questo senso diventa validamente importante istituire per le persone autistiche e diversamente abili adulte, così come è stato fatto per altri tipi di disabilità, la figura del “mediatore lavorativo” (tutor): un profilo professionale in grado di accompagnarne e monitorarne continuamente l’inserimento nel mondo del lavoro nella nostra società.

Solo così il fenomeno del bullismo può essere abbattuto definitivamente, va da sé che i progetti di accompagnamento all’inserimento socio-lavorativo- culturale dei soggetti disabili devono essere supportati da organismi territoriali di coordinamento e monitoraggio, che si interfaccino sempre con i Centri per l’Impiego, gli Enti, le ASL, ma soprattutto i Servizi Sociali e Territoriali situati in città.
Sta quindi in conclusione a ciascuno di noi battersi ogni giorno per il pieno riconoscimento dei fondamenti costituzionali di eguaglianza, di realizzazione della persona umana e rimozione degli ostacoli che impediscono ottimamente il pieno sviluppo di ogni essere umano.
È questa caro sindaco Villano la vera assoluta cifra di una sfida che ha al centro non elemosine o regalie, ma un diritto fondamentale troppo spesso negato. Nessuno quindi lo dimentichi!

A conclusione dei lavori del convegno pubblico, è stato presentato il cortometraggio fatto dai ragazzi della realtà associativa di Orta di Atella sotto la supervisione artistica e tecnica della valida insegnante di danza Delia Pellino da sempre in prima linea con la sua scuola impegnata a far cessare ogni azione di emarginazione contro i soggetti deboli, e collateralmente avviare sin da subito un valido processo di corretta integrazione.

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Le foto nell’articolo sono state concesse da Antonio Siciliano

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Di Thomas Scalera

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