• Ven. Mag 10th, 2024

I delitti d’onore. Quanto costa un rifiuto in nome della libertà.

E’ chiamata Codice Rosso la legge del 19 luglio 2019 n. 69 che tutela le donne dalla violenza domestica e di genere ma anche di induzione al matrimonio e proprio in questi giorni è stato votato dal Senato e approvato un ulteriore provvedimento che prevede l’ipotesi di avocazione delle indagini preliminari. Ma ciò non basta. Bisogna fare di più.

Ricorderemo un po’ tutti le storie di Hina Saleem, Sana Cheema e Saman Abbas morte rispettivamente nel 2006, 2018 e 2021, tre giovani pakistane uccise per mano dei loro familiari perché avevano osato ribellarsi ad un matrimonio forzato. Proprio in questi giorni è iniziato il processo a carico del padre di Saman, Shabbar Abbas estradato dal Pakistan, accusato di omicidio insieme ad altri familiari.

Tali omicidi non sono da ascrivere, come spesso si crede, alla religione islamica ma hanno un retaggio culturale molto profondo e ben radicato che risale ad epoche remote. Ancora oggi nonostante i tanti sforzi compiuti dagli attivisti per i diritti umani i crimini d’onore rimangono nella maggior parte dei casi impuniti ed è nell’area del Sindh che si registra un numero molto alto di uccisioni.

In un paese come il Pakistan con valori fortemente radicati e di impianto patriarcale – che non riesce a trovare un compromesso tra tradizione e modernità, dove neanche i flussi migratori hanno mitigato le tensioni e le violenze familiari – il mancato rispetto delle leggi di clan va ad alimentare un meccanismo tanto rigido quanto pericoloso. Infatti in Pakistan si registra il più alto numero di delitti d’onore, più di mille all’anno, commessi nei confronti di donne accusate di adulterio o che si ribellano ai matrimoni forzati. Ed è sempre in questo paese che si rileva il più alto tasso di matrimoni endogamici che contempla l’unione tra i membri della stessa famiglia o della stessa comunità con un tasso che negli anni ’90 toccava il 50% e che ha un alto livello di incidenza in tutto il mondo arabo. La tradizione del matrimonio endogamico (bint ‘ amm) viene messa dunque in atto non soltanto per rafforzare l’unione di gruppo ma anche per tutelare i beni di famiglia ed infine per proteggere le donne.

I delitti d’onore non riguardano però solo il Pakistan ma anche India, Iran, Afghanistan, Bangladesh, Egitto, Marocco, Siria, Giordania, Yemen e Kuwait e secondo il codice penale islamico le pene previste per tali omicidi sono più miti.

Fa riflettere in questi giorni la decisione di un pubblico ministero di Brescia nei riguardi di un uomo originario del Bangladesh immigrato in Italia, accusato di presunti maltrattamenti nei confronti della moglie ventisettenne di origini bengalesi che vive in Italia da quando aveva quattro anni, ma assolto perché secondo il pm si tratterebbe di un reato orientato, cioè che dipende dal contesto in cui è cresciuto, andando così a vanificare tutti gli sforzi fatti finora per tutelare le donne, creando quindi un precedente.

In un altro caso però il tribunale di Brescia, pochi mesi fa, aveva condannato un padre violento che maltrattava le figlie “perché non erano brave musulmane” ed il presidente della prima sezione penale Roberto Spanò affermava: “I soggetti provenienti da uno stato estero devono verificare la liceità dei propri comportamenti e la compatibilità con la legge che regola l’ordinamento italiano. L’unitarietà di quest’ultimo non consente, pur all’interno di una società multietnica quale quella attuale, la parcellizzazione in singole nicchie, impermeabili tra loro e tali da dar vita ad enclavi di impunità”.

E’ sicuramente molto lunga la strada da percorrere in materia di leggi a tutela delle donne vittime di violenze domestiche purtroppo molto spesso taciute e perpetrate nel silenzio e nell’indifferenza di tutti i membri del gruppo di appartenenza. Essi  vengono pianificati per salvare le famiglie dal disonore e dalla vergogna e soltanto il sangue può restituire loro l’onore. Ancora oggi la donna in certi gruppi tribali o etnie non viene concepita come un essere pensante, la sua parola non vale nulla. Essa rappresenta un mero oggetto di scambio. È l’uomo a decidere. Nella più totale assenza delle istituzioni, i delitti d’onore trovano terreno fertile in aree del Pakistan dove il potere è nelle mani dei potenti locali che riescono a tenere sotto scacco intere famiglie terrorizzate da possibili ritorsioni. Il cambiamento avverrà solo applicando la legge e inasprendo le pene. 

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Di Claudia Cozzolino

Laureata in Lingue e Civiltà Orientali presso l'Università degli Studi di Napoli "L'Orientale", area di specializzazione Vicino e Medioriente. Ricercatrice e traduttrice freelance.

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